lunedì 20 luglio 2009

Le interviste de "Il Mondo di Sky Tg24": Pierfrancesco Ferrara

Oggi conosciamo meglio Pierfrancesco Ferrara, nato a Bari, che si occupa di politica a Sky Tg24

Raccontaci i tuoi inizi e come nasce l'amore per il tuo mestiere

Ho iniziato a scrivere i primissimi pezzi (pubblicati sulla Gazzetta del Mezzogiorno) ai tempi del liceo. Si trattava di brevi notizie di sport o poco più. Poi, dopo essermi concentrato sulla Maturità, ho ripreso con una certa continuità a scrivere, occupandomi prevalentemente di cronaca e politica e diventando corrispondente per la mia zona, di un quotidiano, il Corriere del Giorno. Ultimando gli studi in Giurisprudenza, contestualmente ho completato il periodo di pratica necessaria per ottenere il tesserino da pubblicista (1997). Ho quindi iniziato a collaborare anche con un altro quotidiano, il Roma. Dopo di che ho deciso che era giunto il momento di provare a fare il “salto”. Passare dalla cronaca locale alla nazionale. Trasferirmi dalla mia Basilicata, dal mio Metapontino, nella Capitale. Per questo ho tentato il concorso per accedere alla scuola di giornalismo della Luiss a Roma. Due anni di studio, quindi una nuova esperienza in ufficio stampa, alla Wind (6 mesi) e poi il primo lavoro… nel mio mondo: un sito internet, Bravaitalia.com, e la pagina di politica da curare. Un’esperienza durata qualche mese, a causa della crisi delle web company di quegli anni (2000). Qualche giorno a caccia di lavoro e poi una nuova esperienza in un ufficio stampa: ‘Italia in Giappone 2001’, l’evento che a cura dei ministeri degli Esteri e dei Beni Culturali promuoveva il nostro Paese in Asia. Nel settembre la ‘chiamata’ al Tgcom… prima il Mediavideo, poi la pagina politica. Una bellissima esperienza di due anni. Fino al 2003, quando, dall’agosto passai a Skytg24. Questo il mio ‘iter’. Quanto alla passione per questo mestiere non ti nascondo che l’ho sempre avuta, coltivandola nel tempo, guardando in tv e leggendo i servizi dei giornalisti che da sempre sono stati i miei punti di riferimento: il mio direttore Emilio Carelli per la tv, Paolo Franchi e Stefano Folli per la politica, Gianni Minoli per gli speciali televisivi, e Rino Tommasi per lo sport. La passione vera e propria? Me l’ha forse trasmessa mio padre… politica e giornalismo fin da piccolo insomma.

2) Dei tuoi primi anni di giornalismo, qual è il ricordo più vivo che hai?

Ricordo senza dubbio i primi articoli pubblicati nell’88 (ero al terzo anno di liceo): cronache di incontri di calcio dilettantistico, la serie D. Poi l’emozione dei primi pezzi firmati al Corriere del Giorno (avevo 21-22 anni) se non sbaglio era il 1994: anche qui sport. Poi il mio primo Consiglio comunale, le prime interviste di spettacolo a cantanti e vip. Le elezioni politiche sempre del ’94 seguite nel mio collegio del Metapontino. Ricordo l’emozione del primo tesserino nel 1997. La Scuola di giornalismo della Luiss, poi il primo appuntamento nazionale alla Conferenza degli Ambasciatori alla Farnesina nel 2000. Quindi Milano, Mediaset e il Tgcom: la prima “Ultimissima” pubblicata sulla pagina 101 del Mediavideo e, poco dopo, la prima pagina di Politica del sito intermante curata da me. Per arrivare, infine, a Sky. Beh qui di ricordi ce ne sono talmente tanti: dalle prime dirette, nell’ottobre del 2003, in Abruzzo ad Ofena, per la vicenda del Crocifisso nelle scuole alle tantissime manifestazioni seguite in tutta Italia. Ancora: la prima trasferta all’estero con il Presidente Napolitano in Ungheria nel 2006 e le tante, tantissime campagne elettorali. Mi fermo qui, sennò mi dilungo a dismisura.

L'arrivo a Sky Tg24. Ce lo racconti?

3) Una telefonata, un colloquio e il primo giorno di lavoro nel mese di agosto. Il 2003. Sky stava nascendo. Dal primo settembre sarebbe partito il Tg. Apparentemente tutto molto semplice, vero? In realtà, venendo dal Tgcom, conoscevo già bene il mio Direttore. Lo era stato fino al mese di Maggio in quel di Mediaset a Milano. Con me dal canale web erano arrivate anche due colleghe: Laura Ceccherini e Giulia Buia. Per tutti un bel primo giorno negli studi televisivi della nascente Skytg24. Tanta tecnologia, mille luci, una redazione grandissima, l’open space dietro i conduttori, una macchina già in pieno movimento e noi… pronti a tuffarci in quello splendido e operoso ingranaggio.




Fai parte della redazione politica. Quanto impegnativo è oggi seguire la politica nostrana?

Non credo sia più complicato rispetto a vent’anni fa o addirittura rispetto agli anni 60-70. Certo allora non ero ancora nato ma, vedendo documentari, speciali e soprattutto ascoltando racconti di colleghi, credo semmai che esista un differente approccio alla professione nel suo complesso. Il nostro mestiere è forse oggi più articolato perché è la stessa società ad essere più articolata. Il sistema cioè chiede di più, chiede più velocemente e meglio. E’ così per lo stesso sistema informativo, più continuativo, più votato all’anticipo, alla velocità, alla tempestività, ma senza che questo comprometta la qualità del prodotto. Ovvio che poi, per quanto riguarda il mezzo televisivo, il progresso tecnologico abbia portato migliore qualità ma anche, di pari passo, la necessità di una maggiore attenzione al dettaglio nei sistemi di ripresa e montaggio. Insomma tempi di reazione più rapida, fare le stesse cose di prima ma più velocemente. Chiaro è che per la politica, rispetto ad altri settori, la difficoltà è tutta nel combinare la tempestività con le necessaria ed essenziali esigenze di analisi e riflessione.

Credi sia possibile fare informazione politica super partes in questi anni in Italia?

Credo sia sempre difficile, ma possibile. Molto dipende dall’editore, dal direttore e dalla stessa struttura organizzativa della redazione. Un mix essenziale e decisivo affinché l’informazione sia davvero imparziale. Ripeto: difficile ma possibile. Del resto l’esempio dell’obiettività e dell’imparzialità di Skytg24 credo ne sia una più che evidente dimostrazione.



Hai sicuramente avuto occasione di conoscere molti dei nostri parlamentari. Ricordi qualche aneddoto simpatico?

Di getto mi viene subito da pensare alla passione per la tecnologia e per i cellulari, che ha il Presidente Cossiga. Passione che mi ha raccontato in un’intervista a casa sua realizzata per il nostro Tg.

Ti piacerebbe intraprendere un percorso giornalistico differente da quello politico?

Le mie passioni sono sempre state la politica e lo sport. Fin da piccolo…più o meno. Poi quando ho capito quale sarebbe stata la mia strada lavorativa e professionale è stato facile scegliere cosa “raccontare”. Mi è capitato per un certo periodo di tempo, nella carta stampata, di scrivere anche di spettacoli e soprattutto di cronaca, ma credo proprio di essere finito nel posto a me più congeniale. Ormai mi occupo di politica stabilmente da nove anni. Lo sport, però, continuo sempre a seguirlo con attenzione.

L'italiano medio è, dal tuo punto di vista, più o meno interessato alla politica di qualche anno fa?

Sicuramente la società è più sfiduciata. Crede meno nella classe politica e dirigente. I fatti e le vicende degli ultimi anni, del resto, non hanno contribuito a mantenere alto il rapporto di fiducia. Quanto all’attenzione, all’interesse verso la politica, mettiamola così: i Media lo sono allo stesso modo se non di più rispetto a qualche anno fa. E, in genere, gli organi di informazione seguono molto le attenzioni dei propri lettori e telespettatori.



Come passi il tempo libero? Tennis a parte:)

L’impegno è tale che –mi imbarazza un po’ dirlo- il riposo fa la parte del leone. Ma, scherzi a parte, mi piace molto uscire con mia moglie e gli amici, fare gruppo, scherzare e divertirmi con loro. Non manca qualche week end in giro per l’Italia e l’Europa. C’è poi lo sport. In tv e non solo. Adoro giocare a tennis. E poi, da poco, ho ripreso ad incrociare le racchette da tennis tavolo, sì proprio il ping pong. Sai, anni fa, più di 15, facevo attività agonistica, giocavo in serie C ed ero stato vice-campione regionale juniores.

Infine vorrei che tu dessi un consiglio a coloro che intraprendono la tua stessa strada. Cosa si deve fare e cosa no per essere un buon giornalista?

Intanto, ma questo lo dico sempre, credo che, prima ancora che essere una professione, il nostro sia un mestiere. Quindi talento e qualità personali a parte, massimo rispetto e tanto di cappello per chi ha anni e anni di lavoro alle spalle. L’esperienza è fondamentale. Per acquisirla, oltre ovviamente al tempo, sono necessarie alcune caratteristiche che ritengo essenziali: dedizione, curiosità, voglia di raccontare, determinazione. Queste sono sicuramente le basi: si hanno, si possiedono oppure no… sono, credo, innate. Poi il salto di qualità arriva evidentemente anche grazie al proprio talento, alla capacità di scrivere, all’abilità nel cogliere l’attimo, alla cura e alla perizia nell’organizzarsi e, chiaramente, alla fortuna. Di sicuro ci sono poi tante altre sfumature che variano a seconda del tipo di giornalismo: dall’inchiesta, alla cronaca, dalla carta stampata alla televisione. Cosa si deve fare…? Osservare tutto, anche i dettagli; raccontare non per far piacere a se stessi ma per farsi e per fare capire. Verificare sempre bene quanto e ciò che si sta per dire. Non soffermarsi all’apparenza, non fermarsi di fronte a quanto ci viene detto da chi, in quel momento, si pone fra il cronista e il fatto o l’evento: prenderlo sì come un organo ufficiale ma non smettere di cercare, di capire, di “investigare”. Infine essere il più semplice e diretto possibile: in fondo non siamo dei romanzieri ma dei giornalisti.