lunedì 20 settembre 2010

Le interviste de "Il Mondo di Sky Tg24": Fabio Vitale




Ed eccoci qui! Finalmente tornano le interviste ai protagonisti di Sky Tg24 e con piacere, è Fabio Vitale il primo ad inaugurare questa "seconda stagione" del blog.



Raccontaci qualcosa di te e di come hai intrapreso la carriera giornalistica

All’alba dei 24 anni fa effetto guardarsi indietro e vedere che ne sono successe di cose. Da piccolo avevo due obiettivi nella vita. Da appassionato di basket, diventare una stella dell’Nba. Ma l‘altezza - appena un metro e ottanta - e la tanta buona volontà non sono bastate. L’alternativa era scrivere. Di basket, naturalmente. L’ho fatto prima collaborando con due settimanali del Catanese. Poi la grande esperienza in un quotidiano: Il Giornale di Sicilia. Accade tutto molto in fretta, dal “benvenuto” ai primi pezzi di sport. Poi la svolta. Una sera, in una delle periferie di Catania, uccidono un pregiudicato. Cercano subito il titolare della cronaca nera cittadina, ma non c’è. Poi provano a chiamarne un altro, telefono staccato. Alla decima chiamata senza risposta, provano con l’ultimo della lista. “Vitale vai tu, il fotografo è già sul posto”. Sul posto c’era il fotografo, ma anche il corpo di un uomo che, prima di essere cosparso di benzina e dato alle fiamme, era stato crivellato di colpi di pistola. Primo pezzo di cronaca nera su un delitto di mafia che avrei seguito per una settimana. Per quasi quattro anni ho continuato a scrivere di storie di sangue, giustizia, ma anche di politica e spettacolo. Capirete, non era il caso di dire “no, non mi va di seguire quella gara di pattinaggio juniores o quel concerto di musica sacra in una chiesetta di Acireale“, anche se per due righe nascoste nelle pagine della provincia. E’ andata così fino al 2007...

L’approdo a Sky come è avvenuto?

Il 2 febbraio 2007 sono a Roma, finalmente ottengo un colloquio a Sky Tg24. Mi accorgo subito che non ero il solo. Per venti minuti faccia a faccia con il caporedattore Silvia Mazzucco, stringo la mano al direttore. Esco e mi dico: chissà, magari ho fatto una buona impressione.. Mi avevano detto che se fosse successo qualcosa a Catania e nelle province vicine forse avrei avuto la possibilità di collaborare col tg. E qualcosa è successa proprio quel giorno. La sera del 2 febbraio viene ucciso durante gli scontri del derby di calcio tra Catania e Palermo l’ispettore di polizia Raciti. Un quarto d’ora dopo il mio ritorno dal “viaggio della speranza” a Roma sono già allo stadio. Un’occasione per dare una mano agli inviati che nei giorni e nelle settimane successive avrebbero lavorato per raccontare quel brutto fatto di cronaca. Poi dopo sei mesi di servizi e dirette dalla Sicilia, vengo chiamato al coordinamento delle edizioni del telegiornale. Qui ho conosciuto l’altra faccia del tg, di chi magari non vedi ma è essenziale per la messa in onda di quello che secondo me è il miglior telegiornale oggi in Italia.

Qual è la differenza maggiore tra il Tg di Sky e gli altri Tg?

Troppo scontato forse rispondere: l’obiettività dell’informazione. Ma è così. Non voglio giudicare gli altri tg, alcuni senza dubbio un po’ troppo influenzati dai capricci del politico di turno, ma noi abbiamo una marcia in più. Siamo giovani giornalisti che amano il proprio mestiere. Ogni giorno, con passione, raccontiamo quello succede in Italia e nel mondo. In più siamo un all-news. Uno stimolo enorme per chi fa questo lavoro. Non fosse altro perché puoi permetterti di stravolgere una scaletta per seguire la diretta di un allarme bomba a New York o trasmettere un evento che magari sugli altri canali rischi di poter vedere solo due ore più tardi nel notiziario.

Sei molto giovane. Ad oggi qual è stata il servizio curato da te che ti è rimasto maggiormente impresso?

Il primo. Detto dell’omicidio Raciti, per più di venti giorni - dopo i primi contatti con la redazione - ho inviato decine di mail al giorno intasando le caselle di posta di caporedattori e capiservizio nel tentativo di segnalare, prima delle agenzie, notizie di cronaca. Ma nessuno sembrava fosse interessato più di tanto. Stavo per perdere anche l’ultima speranza, quando è arrivato il vulcano. Non quello a me più vicino, l’Etna, ma lo Stromboli. Un’eruzione spettacolare. Mi hanno chiamato, assegnandomi un servizio su quanto stesse accadendo sull’isola. Secondo voi che avrei dovuto fare? Mi sono messo al telefono: erano le 5.15 del mattino e ho chiamato lo stato maggiore della guardia di finanza. Colonnelli, capitani, marescialli. Volevo l’autorizzazione a poter sorvolare Stromboli con un loro elicottero e far così vedere ai telespettatori quello che stava accadendo, ma da una visuale aerea. Sospeso in aria, microfono in mano, ho fatto il primo stand up. Poi sono tornato a terra e ho chiuso il pezzo. La prima volta davanti ad una telecamera.

La questione Rom, che rimbalza dalla Francia, sta alimentando un fuoco in tutta Europa. Sei d’accordo con la posizione di Sarkozy condivisa anche da Berlusconi?

Che la sicurezza sia un tema che stia a cuore ai francesi come agli italiani non ci piove. Ma se ci sono regole comunitarie, concordate tra tutti i paesi in Europa, credo vadano rispettate. La direttiva prevede esplicitamente che ogni misura di espulsione debba essere individuale e avere specifiche motivazioni sulla pericolosità delle singole persone espulse. E non credo che si possano fare sgomberi ed espulsioni in modo arbitrario e indifferenziato. Se vengono ravvisati reati o irregolarità i rom, così come qualsiasi altro cittadino, vanno perseguiti. Non penso che assecondare le intuizioni di un singolo paese dell’Unione faccia bene all‘Italia. Almeno su questo.

Il Pdl è in piena crisi, ma il Pd dall’altra parte sembra non stare meglio. E’ di questi giorni l’ipotesi di veltroniana di correnti all’interno del partito stesso. Ti chiedo: Come vedi il nostro panorama politico oggi e nei prossimi mesi?

Fino a poco tempo fa tutti sembravano pronti a tornare al voto. Pdl spaccato, maggioranza a rischio: unica via perseguibile quella delle elezioni anticipate, invocate da Berlusconi e Bossi. Poi la tregua armata coi finiani e il rischio urne apparentemente scongiurato. Credo, comunque, che se non ci saranno cambiamenti sostanziali tra le fila della maggioranza quella del voto in primavera sia più di una semplice ipotesi. Dall’altra parte resta da capire se la proposta di Veltroni rischi di rompere definitivamente gli equilibri nel Pd, aprendo di fatto la strada anche a forze esterne al Partito, Vendola su tutti. O se sia l’occasione per compattare un’opposizione che resta incerta e non ancora in grado, al momento, di porsi come alternativa al governo.

 

Sei siciliano. Terra meravigliosa ma allo stesso tempo piena di forti problematiche. Le 3 cose che vanno meglio e le 3 che vanno peggio.

Forse il vero problema della Sicilia sono i siciliani. E lo dico da siciliano. E’ come se avessimo la soluzione dei problemi davanti agli occhi e ci girassimo da un’altra parte. Iniziamo dalle cose che vanno peggio, lasciando per ultimo quella a cui tutti pensano. La Sicilia è una terra che ha potenzialità enormi, sfruttate al dieci per cento. La Sicilia - storicamente in balia dei colonizzatori - non resiste al fascino dei potenti, subendo le decisioni imposte dall’alto senza reagire. La Sicilia deve scrollarsi di dosso il vittimismo, troppo spesso nel dna delle regioni del sud. Dovremmo rialzare la testa e guardare avanti. Ah già, la mafia. Che dire, la mafia è crimine, economia, politica. Ma soprattutto cultura. È nella testa della gente, anche dei giovani. È questo quello che più mi fa soffrire. Un giorno, ormai qualche anno fa, durante una conferenza in una scuola media, una ragazzina ha interrotto un ufficiale dei carabinieri che stava parlando di mafia e usura, dicendo: “Io da grande voglio fare la parrucchiera, pagare il pizzo e stare tranquilla“. Ecco, se ancora i giovani pensano di “stare tranquilli” alimentando l’economica della malavita lo Stato dovrebbe intensificare i propri sforzi per rendere ancora più forte il concetto di antimafia nelle scuole. Tra le cose che vanno bene c’è il coraggio di quei giovani che non ci stanno a vedere la propria terra morire. Quelli che restano e lavorano per cambiarla e quelli che la lasciano per trovare fortuna lontano, ma con la Sicilia nel cuore. Una delle cose che apprezzo di più di quest’isola è la conservazione delle tradizioni. Dal dialetto alla cucina. Presente e passato che si fondono. Un siciliano può criticare la sua gente, piangersi addosso, ma è e sarà sempre orgoglioso di essere siciliano.


Quali sono i giornalisti viventi e non che ritieni essere stati un punto di riferimento per la tua crescita professionale?

Ce ne sono tanti. Da Pippo Fava a Mario Francese che hanno raccontato quello che tutti vedevano ma non avevano il coraggio di scrivere, fino a scontrarsi con la censura mortale di Cosa Nostra. Apprezzo molto Enrico Mentana e il suo impegno adesso alla direzione del Tg La7. Potrei dirvi Montanelli o i grandi del giornalismo americano. Ma i miei veri punti di riferimento sono i colleghi di Sky Tg24 con cui lavoro ogni giorno. Molti hanno più esperienza di me e da loro imparo sempre qualcosa di nuovo.

 

Quali libri ami leggere? E la musica che preferisci?

Dai grandi classici ai noir. Ma l’ultimo che ho letto è “Don Vito” di Francesco La Licata che raccoglie i ricordi dei figli dell’ex sindaco di Palermo, ricostruendo gli ultimi trent’anni di storia italiana vista con gli occhi di un primo cittadino molto vicino alla mafia dei vecchi padrini. Su consiglio dell’amico Gianluca Semprini sto leggendo Andreotti, la biografia scritta da Massimo Franco. Musica. Il boss Springsteen, ma anche i Queen, i Buena vista social club e i notturni di Chopin. Non esattamente lo stesso genere…

 

Chiudiamo con la solita domanda: Cosa direbbe Fabio Vitale ad un giovanissimo che vorrebbe intraprendere la strada del giornalismo?

Crederci. Sempre. La gavetta è fondamentale. Ho capito che solo il contatto diretto con la gente, con la vita reale ti dà l’esperienza necessaria per fare il salto di qualità. Personalmente credo che il giornalismo sia un mestiere che non si impara sui libri. Poi, oltre a sacrificio e passione, ci vuole pure fortuna. Ed esseri svegli e pronti a capire il momento anche di rischiare pur di raggiungere il proprio obiettivo. Quello, appunto, di diventare un buon giornalista.

venerdì 17 settembre 2010

Una simpatica statistica!


Sono passati più di due anni dalla nascita di questo blog e le interviste effettuate sono state molte, ma ancora troppo poche per far conoscere bene il mondo di questo splendido Tg. Pubblico adesso la classifica delle interviste più lette in assoluto.
Eccola:

1)Helga Cossu(nella foto)

2)Stefania Pinna

3)Marco Piccaluga(fa testo solo la sua prima intervista)

4)Raffaella Cesaroni e Martina Riva

5)Massimo Postiglione

6)Nicola Veschi

7)Monica Peruzzi

8)Piero Ancona

9)Stefania Trapani

10) Costanza Ruggeri