giovedì 30 aprile 2009

Le interviste de " Il Mondo di Sky Tg24": Federico Sisimbro


Raccontaci innanzitutto come nasce la passione per il giornalismo e come hai iniziato

Credo che la passione per il giornalismo l’hai dentro da sempre. Pensa, il mio primo articoletto l’ho scritto a tredici anni per un giornalino della parrocchia. Sostenevo che le omelie “ingessate” servivano a poco. Trovavo molto più interessante un dialogo tra il sacerdote e la gente presente in chiesa. Il risultato? Il parroco mi chiamò in sacrestia e dopo una ramanzina mi proibì di entrare nella sala giochi dell’associazione cattolica per una settimana. Alle scuole superiori poi durante le lezioni di ragioneria e tecnica bancaria, arabo per me, scrivevo racconti divertenti, talvolta in rima, sui professori e sui compagni di classe. Si divertivano a leggerli un po’ tutti, insegnanti compresi. Anzi spesso erano loro a commissionarmeli.
Finita la scuola anche su consiglio di chi mi conosceva, mi buttai a capofitto in questa professione cominciando a lavorare in radio e tv private. La porta d’accesso fu una delle prime scuole di giornalismo create in Italia e intitolata a Giò Marrazzo. Tre volte a settimana, per due anni, andavo a Nocera Inferiore per partecipare ai corsi tenuti da professionisti come Giancarlo Santalmassi, Piero Marrazzo e Raffaele Genah. Vinsi la borsa di studio ed ebbi la prima offerta lavorativa in una tv privata come conduttore del Tg.

L’approdo a Sky quando è avvenuto?

A Sky non sono mai approdato perché già c’ero. Sono uno di quei pochi che possono dire di averla vista nascere. Anzi direi di aver assistito proprio al parto. Infatti, facevo parte della redazione sportiva di Stream prima della fusione con Telepiù e della conseguente nascita di Sky. Quella di Stream, è stata un’esperienza che ricordo con piacere. In redazione avevo mostri sacri del giornalismo sportivo da Massimo Tecca a Stefano De Grandis, da Fabio Guadagnini al direttore Darwin Pastorin. Insomma telecronisti, conduttori e bordo campisti di grande qualità e farsi spazio non era semplice. Io poi venivo dalla cronaca avendo fatto, tra l’altro, il corrispondente da Napoli per Radio Dimensione Suono. Però me la sono cavata alla grande ritagliandomi uno spazio tutto mio. Realizzavo servizi nei quali raccontavo aspetti inconsueti del mondo del calcio. Aspetti umani e talvolta anche insoliti. Un’esperienza simile l’ho fatta quando ho collaborato per due anni al programma “Sportlandia” in onda su Radio Uno Rai.

Ci sono stati punti di riferimento chiave nella tua crescita professionale?

Beh l’esperienza di lavorare qui è molto formativa. Un tg come il nostro chiede tanti sacrifici ma alla fine il risultato ti ripaga di tutti gli sforzi. Ho avuto la possibilità di arrivare in elicottero sulla notizia, di andare sui luoghi di guerra come in Iraq o di raccontare in diretta cose accadute poco prima grazie ai mezzi tecnici di Sky. Cose, insomma, che ti fanno crescere molto.
Professionalmente sono molto legato a Piero Vigorelli per il quale ho lavorato prima di passare alla tv satellitare. Ho collaborato per il programma “Parlamento in” in onda sulle reti Mediaset e quella è stata la mia prima esperienza televisiva a livello nazionale. Da lui ho imparato tante cose e ancora oggi lo rivedo sempre con piacere.

A quali servizi da te curati sei maggiormente legato e perché?

Più che a un servizio sono particolarmente legato all’esperienza fatta nello Sri Lanka dove arrivai poche ore dopo lo tsunami. Essere tra i primi giornalisti a poter raccontare una della più grandi catastrofi naturali, ti mette i brividi addosso. Solo in quel paese i morti furono circa trentasei mila. Arrivando dopo ore di viaggio nei vari villaggi di pescatori spazzati via dall’onda assassina, prendevo sempre più coscienza della spaventosa forza distruttiva della natura. Sono rimasto sbalordito dalla grande dignità di quel popolo che, anche per motivi religiosi, ha un rapporto diverso con la morte.





Sei stato finalista con lo speciale“Sulcis In Fundo” al premio Ilaria Alpi. Ce ne parli?

Ecco, allo speciale realizzato nella miniera di carbone del Sulcis sono particolarmente legato e non solo perché con questo lavoro sono arrivato in finale al premio “Ilaria Alpi”, ma perché è bello completare qualcosa e dire a se stessi: “Meglio di così non saprei fare”. Un viaggio nelle viscere della terra che mi ha dato la sensazione di ritornare indietro nel tempo. Anche se la vita del minatore oggi è cambiata, ti assicuro che scendere sottoterra tutti i giorni, per vivere, mette angoscia. Dopo aver indossato l’imbracatura necessaria e aver avuto in dotazione la bomboletta d’ossigeno, quando mi sono trovato di fronte al gabbione che ci avrebbe portato a 500 metri sotto terra, non nascondo che ho esitato un momento. Poi la curiosità di vedere e raccontare ancora una volta hanno prevalso.

Durante la notte del sisma che ha colpito l’Abruzzo eri di turno a Sky. Ci
racconti quei primi momenti?


Ho vissuto la terribile esperienza del terremoto in Campania negli anni ’80. Quindi quando in redazione ho sentito la terra tremare sotto i piedi ho subito capito cosa stava succedendo. Mi sono consultato con l’altro mio collega, Daniele Semeraro, un giovane davvero molto preparato, e abbiamo avviato il motore di Sky Tg24. In poco meno di mezz’ora in redazione sono piombati il direttore Emilio Carelli e il vice Ivano Santovincenzo. Alle 5 Marco Piccaluga era già in onda con una serie di telefonate con esperti e autorità. Gente contattata nel cuore della notte da me e Semeraro. Il lavoro di squadra è anche questo, lavorare nelle retrovie per consentire un buon risultato finale.



Sei stato il primo a fare dirette da una postazione molto particolare…Raccontaci…

Non so se ci sono precedenti, devo dire, credo di no. Ma a me questa cosa è piaciuta e mi ha divertito parecchio. In occasione della manifestazione anti-Bush a Roma, abbiamo deciso di fare le dirette dallo scooter. Eravamo così organizzati: l’operatore con una radio camera, Dan Dimitrescu, mi precedeva su una moto guidata dall’assistente. L’altro specializzato di ripresa guidava lo scooter con me seduto dietro. Così facendo in diretta coprivamo buona parte del tragitto. Tutto è andato bene, anche se a un certo punto…un bus ci ha tagliato la strada e ho temuto il peggio. Nella migliore delle ipotesi saremmo finiti su un programma tipo Blob o Paperissima…nella peggiore, non oso pensare.

Pensi che per un giornalista sia difficile non farsi coinvolgere emotivamente dagli eventi che racconta? A te è mai successo?

Come capita per il medico, anche il giornalista si “abitua” a vivere situazioni talvolta cruente. In gergo “si fa il callo”. Però ti assicuro, almeno per quanto mi riguarda, dopo aver terminato il lavoro e sono solo certe storie mi fanno riflettere su tante cose. Mi sono emozionato molto, devo dire, quando ho commentato l’arrivo dei feretri delle vittime dell’ammaraggio dell’Atr a Bari. C’era sulla pista dell’aeroporto la piccola bara di una bimba di quattro anni con accanto quella della madre. Mi si è stretto il cuore e ho faticato molto nel commentare. Avevo un nodo alla gola.





Sei campano, com’è il rapporto con la tua terra?

Sono napoletano doc e orgoglioso di esserlo. Non potevo che nascere a Napoli, sinceramente. A Mergellina vicino al mare. Nel mio dna c’è la filosofia di vita di Eduardo De Filippo, Totò, Massimo Troisi. Vivere con ironia e con la consapevolezza che il sorriso amaro è molto più efficace del pianto. Sono tifosissimo del Napoli e quando posso scappo da mia madre che non mi vede quasi mai. Almeno lì sono servito e riverito e riesco ad assaporare le bontà della tradizione culinaria partenopea. Vivendo da solo, sono single, spesso sostituisco i pasti con fugaci colazioni.

Come passi il tempo libero?

Nel mio tempo libero mi dedico alle cose che amo di più: correre, qualche lezione di aerobica in palestra, leggere libri, soprattutto autori francesi del ‘900, vedere film. Poi se si fa viva qualche amica per un aperitivo, il tempo per un’uscita si trova. Non amo la movida notturna. Amo vivere alla luce del sole e mi piace molto viaggiare. Quando posso, trascorro qualche giorno a Ischia, la mia isola preferita. Mare, sole, terme e buona cucina.



Hai un particolare progetto lavorativo per il futuro? Oppure non so, un sogno?

Tanti progetti e tanti sogni. Mi piacerebbe realizzare e condurre un programma prettamente di cronaca nera. Divoro i libri di Carlo Lucarelli e quelli legati ai delitti più famosi. Credo che al pubblico televisivo, storie del genere interessino molto poiché vanno a stuzzicare quel detective che c’è in ognuno di noi.

Ti piacerebbe scrivere un libro? Se sì, di cosa vorresti parlare?


Da anni ho questo desiderio e da qualche mese ho cominciato a lavorarci. L’idea è di raccontare la mia generazione attraverso la figura di un 40enne che si trova a fare i conti con il bilancio della vita. La nostra è stata una generazione che ha vissuto sulla propria pelle l’accelerazione all’ennesima potenza dello sviluppo tecnologico. Siamo passati dalle cabine telefoniche a gettoni ai cellulari ultra moderni. Dalle lettere scritte a mano alle nuove opportunità di comunicazione attraverso Internet.
L’innovazione e il progresso sono sempre esistiti solo che prima erano molto più lenti. Questi ultimi venti anni, invece, sono stati caratterizzati da una corsa verso il nuovo troppo veloce. E credo che questo fattore ci abbia scosso e non poco con ripercussioni anche nei rapporti interpersonali. Tutto oggi inizia e si consuma in fretta. Quando avevo quindici anni per avere notizie della mia fidanzatina conosciuta al mare, dovevo aspettare almeno due settimane prima che arrivasse la sua risposta attraverso una lettera. Oggi in un’ora, attraverso sms o internet, si dicono cose che prima si dicevano in settimane e settimane di conoscenza.

Cosa ti senti di consigliare a chi vuole intraprendere il tuo stesso lavoro?

Consiglio di pensarci bene. Questa più che una professione è una missione che richiede tanti sacrifici. Si parla spesso di raccomandati, quelli ci sono eccome. Ma chi ha talento alla fine emerge.

giovedì 23 aprile 2009

Le interviste de " Il Mondo di Sky Tg24": Milo D'Agostino



Ciao Milo, come hai iniziato la tua carriera nel mondo del giornalismo?

Un Po’ per caso e un po’ per fortuna. Conducevo il tg a R101 a Milano, ma non ero molto contento di come andavano le cose. Mi pesava aver lasciato la redazione di Montecitorio Poi arrivò la soffiata di un collega: “ alla redazione del politico di skytg24 sono in emergenza! Già da un po'inoltre, Valeria, la mia compagna, anche lei giornalista, mi suggeriva sky tg24 come realtà su cui puntare...è libera, dinamica, fatta da giovani...e tu sei un giovane volto che buca il video... mi diceva.... arrivò quindi il classico bivio... Un contratto a tempo indeterminato a Milano o precario in una redazione ambiziosa e soprattutto guidata da un direttore e un editore liberi da condizionamenti. Non è stato difficile scegliere…….

Miti? Punti di riferimento?

Spero di non fare torto a nessuno. Di riferimenti ne ho avuti tanti . Da giovanissimo sono stato fan di Piero Badaloni e dell’intramontabile Paolo Frajese. Poi ascolti rds e ti innamori di voci come quelle di Davide Camera, Alessandra Rotolo, Ivonne Paroncini etc. Quello che sicuramente non avrei mai immaginato, è che un giorno anche io sarei entrato a far parte del favoloso mondo delle radio. Ho avuto l’opportunità di lavorare e conoscere alcuni tra i giovani più promettenti del panorama radiofonico italiano – una me la sono pure sposata - . Qualcuno di loro ha avuto più fortuna, altri nessuno li ricorda. Eppure avrebbero tanto da insegnare……...per me è stato così.

Cosa pensi della tua veste di conduttore?

La conduzione è una mia vecchia conoscenza. Ma in televisione, con tutta franchezza, ho dovuto fare i conti con diversi aspetti a me sconosciuti. In radio il vestito non conta – ammetto spudoratamente di aver condotto in magliettina ed infradito – . I tempi poi sono diversi, anche se la velocità di un all news come la nostra, si avvicina molto ad un format radiofonico. È un’esperienza strepitosa che ti dà un sacco di adrenalina. Adoro dare le notizie dell’ultima ora, sentirle su di me, farle vivere a chi mi ascolta….Esaltante.

Tu fai parte della redazione politica del tg. E’ difficile occuparsi di politica?

Nessun condizionamento, autonomia, equilibrio, zero giudizi e pochi commenti. Sono le regole base di chi segue il politico. La responsabilità c’è ma non mi ha pesato. Sono figlio di un democristiano di vecchia scuola. Trovo condivisibili tutte le opinioni politiche ma odio le “polemicucce “tra esponenti dei diversi schieramenti. Alla gente non interessa…. Noi giornalisti dovremmo ricordarcelo più spesso e andare alla sostanza di provvedimenti importanti per questo paese..... che però restano al palo.

Quali sono gli eventi da te seguiti che ti rimarranno dentro per sempre?

Le macerie della scuola di San Giuliano. I vigili del fuoco che scavano a mani nude. Il padre di una piccola vittima che si strappa i capelli per il dolore . Nessuna intervista a capi di stato e leader di governo mi resterà più impressa di quella terribile tragedia che ho vissuto come inviato.

C’è ancora chi fa la vera politica?

La vera politica sono rimasti in pochi a farla. E chiaramente lo sforzo di pochi non basta a fare andare le cose per il verso giusto. Abbiamo bisogno di essere governati. Ma dovremmo ricordarci, quando entriamo nell’urna di guardare bene chi stiamo mandando in parlamento…… Compito certo reso più difficile da una legge elettorale che non ci consente neanche di scegliere il nostro candidato di riferimento. Ma a guardare bene neanche prima potevamo farlo. Tutto è sempre stato ad appannaggio delle segreterie di partito….

Una notizia che vorresti annunciare agli italiani?

Penso al medio oriente. Mi piacerebbe annunciare al mondo una pace duratura tra palestinesi e israeliani.

Come passi il tempo libero?

Tempo libero ? dolce parola. Un po’ di sport, una strimpellata con la chitarra ma soprattutto coccole a moglie e figli..

Un consiglio per i giovani in erba che vogliono diventare giornalisti?

Siete sicuri di voler fare i “giornalai” ? (come ci chiama qualcuno). Allora cominciate a trottare: cercate notizie. A cominciare dal gatto salvato dai vigili del fuoco. Ascoltate la gente di strada. Proponetevi con la faccia più tosta che avete e soprattutto dimenticate facili ed immediati guadagni. Lavorare gratis soprattutto nei primi anni è praticamente scontato ma se non altro abitua ad essere umili…… una vera rarità in questo settore.

martedì 14 aprile 2009

Le interviste de " Il Mondo di Sky Tg24": Barbara Leonardi


Dalla redazione di Milano, abbiamo sentito Barbara Leonardi. Insieme a lei abbiamo parlato della sua passione, il continente africano.


1) Come hai iniziato con il giornalismo?

Per caso. Da bambina sognavo di fare molti mestieri diversi, dalla ballerina alla realizzatrice di documentari sui leoni… Insomma, non avevo le idee molto chiare. Certo il giornalismo mi ha sempre attirata ma in fondo è il stato il caso a decidere per me. Al liceo avevo vinto un concorso dell’Enel con un tema sulla condizione della donna nel lavoro e nella vita. Così sono stata invitata come ospite a una trasmissione di Teleglobo, una tv locale milanese. Una volta finita l’intervista, la direttrice del telegiornale, Franca Feslikenian, mi disse: “Te la sei cavata bene, che ne dici di lavorare nel tg?”. Mi presentai il giorno successivo in redazione. Mi piazzarono davanti a una telecamera con i fogli in mano e mi dissero: “Quando si accende la luce rossa, leggi le notizie. Cerca di non sbagliare, sarai in diretta”… Un vero battesimo del fuoco! Ho iniziato a collaborare per il tg di Teleglobo, poi per diverse riviste di settore che si occupavano di un po’ di tutto, dal marketing agli elettrodomestici.. Piano piano ho trovato la mia strada, la cronaca: ho collaborato con diverse tv locali, Antenna 3, Lombardia 7, Telecity-Italia 7 realizzando servizi, inchieste, trasmissioni, talk show e conducendo le edizioni principali dei notiziari. Nel 2001, l’esperienza al Tg5, nella redazione di Milano. Poi, la conduzione, in italiano e in inglese di un notiziario scientifico sul canale satellitare E-tv e infine…

Come sei approdata a Sky Tg24?

…Sky, appunto. Ci sono arrivata nell’agosto del 2003, proprio prima del debutto di Skytg24. Avevo fatto un colloquio con Emilio Carelli, pensavo fosse andato male, invece… Eccomi qui, felice, davvero, di aver partecipato a quei mesi di straordinari impegno, eccitazione e anche confusione che hanno segnato l’inizio di questa avventura.


So che hai lavorato per Indro Montanelli. Qual è il tuo pensiero su un mito del giornalismo italiano?

Sì, nonostante la mia esperienza principale sia nel settore televisivo ho sempre cercato di mantenere almeno un piede nella carta stampata… Così negli anni ho collaborato con Avvenimenti, con “L’Indipendente”, con Focus e con “La Voce” il quotidiano fondato da Indro Montanelli quando lasciò la sua prima creatura, “Il Giornale”. Per “La Voce” ho seguito le prime elezioni multirazziali in Sudafrica, nel 1994. Ero giovane e alle prime armi e non dimenticherò mai la disponibilità dell’allora capo degli esteri, che decise di offrirmi una chance. Lavorare per un “mostro sacro” come Indro Montanelli mi riempì di orgoglio: una testa fine e un uomo tutto d’un pezzo, come ce sono pochi.







L’Africa è la tua passione. Come nasce?

L’Africa l’ho sempre sognata, immaginata, vagheggiata… e quando l’ho vista per la prima volta me ne sono perdutamente innamorata. E’ un luogo esotico, radicalmente “altro” rispetto al mio ambiente e tuttavia mi è familiare in un senso strano. Quando sono in Africa mi sento a casa, so che lì sono le mie radici come quelle di tutti noi. Leggendo la cronaca delle infinite tragedie che hanno colpito questo continente si ha l’impressione di un mondo oppresso dall’angoscia e dal dolore, senza speranza. Invece, quello che più mi ha colpita andando lì è la gioia di vivere di persone che tirano avanti con poco o niente. Una straordinaria lezione per me. Penso che l’Africa abbia molto da dare, in tutti i campi, dall’economia alla cultura.

Hai seguito molte vicende del continente nero. Quali quelle che ricordi con maggiori emozioni?

Certamente le prime elezioni multirazziali in Sudafrica, nel ’94. Un’esperienza straordinaria. Quando sono atterrata all’aeroporto di Johannesburg c’erano code sterminate di bianchi che scappavano dal Paese: intere famiglie, con valigie enormi e le lacrime agli occhi. Temevano la guerra civile, la vendetta dei neri dopo anni di segregazione razziale e oppressione. Invece, è accaduto un miracolo. Ricordo le donne nere che arrivavano scalze dopo ore di cammino ai seggi nelle aree rurali e poco prima di entrare per votare, per la prima volta nella loro vita, si mettevano le scarpe con i tacchi comprate per l’occasione. Era la riconquista della loro dignità di persone, ed è stata una conquista pacifica. Dopo l’annuncio della vittoria dell’ANC di Nelson Mandela la gente scese in strada a festeggiare. Io ero a Durban e passai la notte con loro. A un certo punto da un’auto scesero due ragazzi bianchi, afrikaaner. Avevano mazze da baseball in mano e urlavano insulti razzisti. Tra la folla qualcuno ebbe la tentazione di reagire e ricordo una donna nera che gridava: “Vi prego, no. Basta violenza. Da oggi dobbiamo imparare a convivere in pace”. Ho ancora i brividi se ci penso, il Sudafrica è stato un esempio per il mondo.

Da poco il Pontefice si è recato in Africa. Fanno discutere le sue parole sull’uso del preservativo. Tu che hai toccato con mano la situazione cosa puoi dirci? Sono parole irresponsabili?

Assolutamente e tragicamente irresponsabili. Ci sono Paesi, come il Sudafrica, il Botswana e lo Zambia, dove fino al 40% della popolazione è sieropositiva. Stanno morendo intere generazioni, perfino la classe politica, i deputati sono decimati. E’ chiaro che servono campagne di educazione, prevenzione e soprattutto servono cure a prezzi accessibili e non a quelli stellari reclamati dalle multinazionali farmaceutiche. Ma il preservativo resta l’arma più economica e facilmente accessibile contro l’Aids. Le parole del Papa, in Paesi dove perfino i ministri della Sanità sono convinti che basti farsi una doccia dopo il rapporto sessuale per non ammalarsi, avranno conseguenze disastrose.



Ultima tragedia del mare solo alcuni giorni fa. Un barcone che disperde in mare vite umane. Puoi dirci cosa spinge questi disperati ad affrontare mille pericoli?

La speranza. La speranza in una vita migliore. Partono i più giovani, i più forti, i più preparati. Hanno in tasca i risparmi di intere famiglie che contano su di loro per cercare di risollevarsi da una povertà che non toglie solo il pane ma anche la possibilità di realizzare i propri sogni, le proprie legittime aspirazioni. Quando arrivano sulle coste della Libia, hanno alle spalle mesi di viaggio, un percorso allucinante in mezzo al deserto del Sahara. Io ho filmato nel 2004 in un reportage per Skytg24 i camion stracarichi di migranti in mezzo alle dune di sabbia. Moltissimi non ce la fanno. I camion si rompono o perdono la pista. I passeggeri muoiono di sete. Chi sopravvive arriva disperato al mare: lungo la strada è stato depredato dai militari, torturato perché cedesse anche l’ultimo spicciolo. Quando vedono il Mediterraneo hanno paura, tanti non avevano mai visto il mare prima. E intuiscono che quei barconi malandati non sono sicuri. Ma tornare indietro significa affrontare di nuovo il calvario del deserto e presentarsi a casa senza più un soldo, deludendo le speranze di madri, padri, mogli, figli. Per questo si imbarcano. D’altronde, il passaparola arriva anche in Africa: il lavoro in Italia c’è. In nero, sottopagato, in condizioni che rasentano la schiavitù ma c’è. E’ questa prospettiva che li attrae. Per bloccare il traffico non servono le motovedette o la chiusura delle frontiere. Servirebbe una seria campagna contro il lavoro nero e nuove regole per consentire a questa gente di entrare regolarmente in Europa e tentare la fortuna senza dover rischiare la vita. E mi piacerebbe che ogni volta che un barcone arriva a Lampedusa non si parlasse di clandestini: chiamiamoli con i loro nomi. E’ un modo per ricordarci che sono persone. Come me e come te.

Cosa è significato per te seguire un evento come quello che ha visto contro i boscimani, antichissimo popolo africano, al governo del Botswana?

In Botswana ho realizzato per Skytg24 un reportage dal deserto del Kalahari dove vivevano le ultime comunità di Boscimani, una delle etnie più antiche al mondo. Erano stati deportati a forza dall’esercito e chiusi in una sorta di campi di concentramento ai confini del parco, dove sono riuscita a entrare con una telecamera nascosta. Senza poter più cacciare, condannati a dipendere dagli scarsi aiuti alimentari del governo, costretti a mandare i propri figli in scuole dove gli insegnanti non parlano neppure la loro lingua, molti boscimani sono caduti in depressione e sono diventati alcolisti. Tutto perché sulle loro terre, dove vivevano da millenni, sono stati scoperti i diamanti e il governo voleva evitare che potessero un giorno reclamare la loro parte sui profitti. Grazie al supporto di una ong inglese, la comunità boscimane ha fatto causa al governo e una prima battaglia legale è già stata vinta. Ma ancora non è stato consentito loro di tornare nel deserto del Kalahari.

Ci spieghi se esiste davvero il Mal D’Africa?

Eccome!! Io ne sono affetta, in una forma, temo, inguaribile… E’ un malessere quasi fisico che mi colpisce al ritorno da ogni viaggio in quel continente: un senso di soffocamento e insieme di nostalgia per quegli spazi aperti, quella luce, quei cieli immensi…
Quasi tre anni fa sono diventata mamma e da allora non sono più tornata in Africa. Mi manca tantissimo e non vedo l’ora che il mio bimbo cresca per poterlo portare con me!

Barbara, quali sono i tuoi obiettivi professionali a medio termine?

Da quando è nato il mio bimbo per forza di cose mi sono dovuta dividere tra lui e il lavoro. Ora che sta crescendo mi piacerebbe tornare a realizzare un reportage approfondito… sono i lavori che mi danno più soddisfazione.

Quant’è complicata la vita di un giornalista?

L’unica, vera complicazione a mio avviso è la totale imprevedibilità della nostra vita: quando esci di casa la mattina non sai mai dove andrai, cosa farai, quando tornerai… Mantenere un impegno, un appuntamento, anche un’amicizia è complicato dal momento che ti tocca “dare buca” infine volte… Con un bimbo, poi, diventa tutto più difficile ma conciliare lavoro e famiglia è complicato per tutti, non solo per i giornalisti!

Come passi il tempo libero?

Con il mio piccolo. Cerco di dedicare a lui tutto il tempo che mi resta e lui mi ripaga con una bella ricarica di allegria!

Infine, Cosa diresti ad un giovane che vorrebbe fare il tuo stesso mestiere

A rischio di sembrarti un po’ demodè, gli direi di essere umile. Il giornalismo non è un mestiere “da fighi”. E’ una straordinaria opportunità per conoscere persone, luoghi, fatti, direttamente e non per interposta persona. Mi piace pensare che tutti coloro che incontro nel mio lavoro, dall’usciere al ministro, avranno qualcosa di interessante da dirmi. E solo avvicinandoli con un approccio “umile” potrò convincerli a farmi questo straordinario dono, ogni volta, ad arricchire la mia conoscenza e la mia persona.

domenica 12 aprile 2009

Buona Pasqua



Tanti auguri di Buona Pasqua ai lettori del blog e a tutta la redazione di Sky Tg24. Un pensiero va, come è giusto che sia, all'Abruzzo. Aiutiamoli con un semplice sms. Inviandolo al numero 48580 doniamo alla Protezione Civile un euro.

giovedì 9 aprile 2009

Sky per l'Abruzzo, come aiutare i terremotati

Al conteggio delle vittime che ha sfiora la drammatica solgia dei trecento morti, segue in queste ore l'analisi della situazione di feriti e sfollati: decine di migliaia in tutto l'Abruzzo.
Per dare un aiuto concreto alle popolazioni colpite dal sisma nella notte del 6 aprile SKY si è mobilitata, d'accordo con Fiorello, sospendendo la comicità, potenziando l'informazione e accendendo la solidarietà.
Dalle 21 del 6 aprile, una giornata funestata dalle notizie provenienti dai paesi colpiti SKY Uno, il nuovo canale di intrattenimento che ha preso il via il 2 aprile con il Fiorello Show, è andato in onda con alcune finestre in simulcast con SKY TG24.
Tutti i telespettatori e gli utenti del sito SKY.it sono invitati a dare il loro aiuto concreto.
Ci sono diversi modi di portare sostegno:

- versando un contributo sul numero speciale di conto corrente denominato Sky per l'Abruzzo:
Codice IBAN: IT 22 O 03226 01606 000500074972
Conto corrente: 000500074972
CIN: O
ABI: 03226
CAB: 01606

- con un bollettino postale o un postagiro intestato a SKY per l'Abruzzo.
Conto corrente postale numero 95864096

- chiamando il numero verde per una donazione con carta di credito
Numero verde UniCredit Group 800078700

Sms solidale per la regione Abruzzo

In tutta Italia sono scattate le iniziative di solidarietà per le popolazioni colpite dal terremoto. Chi volesse può mandare un contributo inviando un sms. Tim, Vodafone, Wind e 3 Italia hanno attivato il numero solidale 48580 per raccogliere fondi a favore della popolazione dell'Abruzzo colpita dal sisma. L’iniziativa nasce d'intesa con il dipartimento della Protezione civile. Per ogni sms inviato contribuirà con 1 euro. Se invece si chiama da rete fissa la donazione è di 2 euro. L'intero ricavato sarà devoluto alla Protezione civile per il soccorso e l'assistenza. Saranno fornite tutte le indicazioni sull'utilizzo dei fondi raccolti.

mercoledì 8 aprile 2009

Sms solidale per la regione Abruzzo




In tutta Italia sono scattate le iniziative di solidarietà per le popolazioni colpite dal terremoto. Chi volesse può mandare un contributo inviando un sms. Tim, Vodafone, Wind e 3 Italia hanno attivato il numero solidale 48580 per raccogliere fondi a favore della popolazione dell'Abruzzo colpita dal sisma. L’iniziativa nasce d'intesa con il dipartimento della Protezione civile. Per ogni sms inviato contribuirà con 1 euro. Se invece si chiama da rete fissa la donazione è di 2 euro. L'intero ricavato sarà devoluto alla Protezione civile per il soccorso e l'assistenza. Saranno fornite tutte le indicazioni sull'utilizzo dei fondi raccolti.

martedì 7 aprile 2009

SKY per l'Abruzzo, un aiuto concreto alle vittime del sisma

Al conteggio delle vittime che ha raggiunto il drammatico conto di 207 morti, segue in queste ore l'analisi della situazione di feriti e sfollati: decine di migliaia in tutto l'Abruzzo.
Per dare un aiuto concreto alle popolazioni colpite dal sisma nella notte del 6 aprile SKY si è mobilitata, d'accordo con Fiorello, sospendendo la comicità, potenziando l'informazione e accendendo la solidarietà.
Dalle 21 del 6 aprile, una giornata funestata dalle notizie provenienti dai paesi colpiti SKY Uno, il nuovo canale di intrattenimento che ha preso il via il 2 aprile con il Fiorello Show, è andato in onda con alcune finestre in simulcast con SKY TG24.

Sky ha anche annunciato la cancellazione, in segno di rispetto per le vittime del terremoto in Abruzzo, di tutte le repliche e gli appuntamenti televisivi previsti questa settimana con il Fiorello Show (a partire da quello previsto alle 21,15 di lunedì 6 aprile). La scelta è avvenuta di concerto con Fiorello, che ha sospeso i suoi spettacoli teatrali previsti per tutta la settimana, cominciando da quello previsto per martedì 7 aprile.

Tutti i telespettatori e gli utenti del sito SKY.it sono invitati a dare il loro aiuto concreto versando un contributo sul numero speciale di conto corrente denominato Sky per l'Abruzzo:
Codice Iban: IT 22 O 03226 01606 000500074972

Chi, invece, preferisce usare la propria carta di credito, può chiamare il numero verde di UniCredit Group 800078700

E' possibile dare il proprio contributo anche inviando un sms. Gli operatori di telefonia mobile TIM, Vodafone, Wind e 3 Italia, d'intesa con il Dipartimento della Protezione Civile, hanno attivato infatti la numerazione solidale 48580 per raccogliere fondi a favore della popolazione dell'Abruzzo gravemente colpita dal terremoto. Ogni SMS inviato contribuira' con 1 euro, che sara' interamente devoluto al Dipartimento della Protezione Civile per il soccorso e l'assistenza. In alternativa è possibile donare 2 euro attraverso chiamata da rete fissa di Telecom Italia, utilizzando lo stesso numero 48580. Il Dipartimento della Protezione Civile fornira' tutte le indicazioni sull'utilizzo dei fondi raccolti


SKY Per l’Abruzzo IBAN IT 22 O 03226 01606 000500074972
SKY Per L'Abruzzo numero verde 800078700 UniCredit Group

da WWW.TG24.SKY.IT

Messaggi per i giornalisti Sky impegnati nell'emergenza Abruzzo

Pubblico alcuni messaggi che mi stanno arrivando per i giornalisti Skytg24:

"Grazie alla famiglia di Sky Tg24. Ci state dando una visione totale dell'evento senza cadere mai nel banale" Alessia , Roma.

"Adoravo Sky Tg24 già da anni ma ora di più. Ho molti parenti li grazie a Sky mi sento vicino a loro." Giulio, Terni

"Grazie a Tonia Cartolano e Roberto Tallei. Fate un'informazione senza eguali"Anonimo.

"Un immenso grazie al canale migliore d'Italia. Spero possiate leggere questo mio messaggio. Gianluca Semprini e poi Robeto Inciocchi...bravi" Ilaria, Treviso

Manda un sms solidale per aiutare la regione Abruzzo!

Gli operatori di telefonia mobile Tim, Vodafone, Wind e 3 Italia, d'intesa con la Protezione civile, hanno attivato il numero 48580 per raccogliere fondi a favore della popolazione dell'Abruzzo gravemente colpita dal terremoto. Ogni Sms inviato contribuirà con 1 euro, che sarà interamente devoluto al Dipartimento della Protezione civile per il soccorso e l'assistenza. Il sistema è operativo dalle ore 23 di ieri.

lunedì 6 aprile 2009