mercoledì 17 dicembre 2008

Le Interviste de "Il Mondo di Sky Tg24": Manuela Iatì

Ciao Manuela, raccontaci qualcosa di te e di come hai iniziato questo lavoro.

Assolutamente per caso! In città era nata da un anno una nuova tv locale e mia madre, insegnante di lettere, da poco ne era consulente culturale. Era il ’99, io studiavo all’Università (veramente ero parcheggiata, perché, dopo aver fatto la secchiona a scuola, mi ero stufata di stare solo sui libri, dunque mi davo da fare in mille cose pur di sentirmi indipendente…). Fu proprio mia madre a suggerirmi di fare un provino in quella tv, perché conosceva il mio sogno di sempre, lo spettacolo, che non avevo mai neppure provato a coltivare, considerato che vivevo a Reggio Calabria, lontanissima da qualsiasi opportunità… Insomma, feci il provino e andò bene. Ma non iniziai come giornalista. Facevo di tutto: una rubrica sulla vita dei Santi, il “Tg filippino”, programmi di intrattenimento in diretta… Anche perché, potrà sembrar strano, fin da quando ero ragazzina dicevo “non so ancora cosa farò da grande, ma so cosa non farò mai: la giornalista”…

E perché?

Perchè avevo il terrore del compito d’italiano! Adoravo i compiti di greco, latino e, alle medie, perfino quello di matematica, ma l’italiano no… “Sindrome da foglio bianco”: il terrore di non riuscire a scrivere nulla, di non trovare idee e parole per sviluppare il tema… E infatti sceglievo sempre la traccia di letteratura, perché, essendo preparatissima, qualcosa, prima o poi, l’avrei buttata giù. Ovviamente poi andava molto bene, ma per me era un incubo, non ci dormivo la notte. Dunque ero convintissima che non avrei mai potuto fare la giornalista.

Poi, invece…

Poi, invece, ho iniziato con i primi specialini – rubriche sui libri con interviste agli scrittori – i primi servizi per il tg, la redazione delle notizie, la conduzione e così via. Mi sono appassionata e non ho più lasciato questa strada, nella quale, a livello regionale, ho ricoperto tutti i ruoli e percorso tutti i gradini… Certo non posso dire di non aver fatto gavetta!
Ogni tanto la “sindrome” si fa risentire… Ma è più per la voglia di far bene il lavoro, che non per la paura di non avere idee e parole. Cioè, è più legata al timore di non riuscire a trovare, nei nostri tempi, chiaramente velocissimi, l’“attacco” più giusto del pezzo, quello più d’effetto, o il taglio da dare. Ormai so che il foglio non resterà comunque bianco e questa consapevolezza, acquisita con l’esperienza, mi aiuta quando sono maggiormente sotto pressione…


L’arrivo a Sky come è avvenuto?

Nel modo più classico. Per curriculum arrivato nelle mani del direttore Emilio Carelli, che mi ha chiamato per un colloquio. Evidentemente andato bene, se, dopo poco tempo, ho avuto la fortuna di essere contattata per la prima corrispondenza dalla mia terra…


Sei corrispondente dalla Calabria. E’ una grande responsabilità?

Certamente, come d’altronde lo sarebbe corrispondere da qualsiasi altro luogo o lavorare in redazione. In generale, essere giornalisti (nella specie cronisti) è una grandissima responsabilità, perché ti trovi a dover raccontare i fatti a chi non li ha vissuti e che, perciò, si formerà un’idea sulla base di ciò che tu dici. Poi perché hai un “potere”: il pubblico spesso ti considera “qualcuno”, dà alle tue parole un’autorità e un peso particolari. Ecco perché mi ritengo obbligata a svolgere il mio mestiere con la massima correttezza possibile, tenendo sempre presente che non lavoro per me, ma per gli altri. E questi “altri” meritano il mio massimo rispetto.


Parlaci del legame di Manuela Iatì con la sua terra.

E’ certamente un amore-odio. Vivere in Calabria è davvero difficile. Non c’è libertà: di fare, perché mancano le opportunità, di prendere iniziative, perché mancano i soldi e vai incontro a rischi “ambientali” inesistenti altrove. Qualcuno dice che, per vivere bene qui, devi fare la “formichina”: passare inosservato e accontentarti di quel poco che ottieni. Chi ha ambizioni, normalmente è costretto ad andar via per poterle realizzare, e, quando ci riesce qui, lo fa con il triplo della fatica rispetto a chi vive altrove. Ecco, per questi aspetti odio la mia terra, dove è diffusa una mentalità “mafiosa”. Per carità, con questo non voglio dire che noi calabresi siamo tutti mafiosi, tutt’altro! La maggioranza è gente onesta, che, come dicevo, deve darsi da fare il triplo per ottenere lo stesso di chi sta altrove… Ma è proprio questo il punto: è una frustrazione quotidiana, ti scontri di continuo con un modo di fare arrogante, prepotente, mafioso, del “non sai chi sono io”. Ti senti dire che, per andare avanti, devi bussare a questa o a quella porta. Certo, non succede solo qui, ma in Calabria credo che questo modo di pensare sia ormai “innato”, quasi un carattere genetico della popolazione…


La Calabria è spesso al centro della cronaca ma indubbiamente è una regione ricca di mille cose belle, non è così?

E’ così e sono proprio queste cose che me la fanno, invece, amare. Parlo del mare, del sole, del clima, perché è chiaro che, per esempio quando lavori, lo fai con uno spirito diverso se, guardando fuori dalla finestra, vedi l’azzurro del cielo e il blu del mare. Ma parlo anche dei rapporti umani. In Calabria c’è ancora il senso fortissimo della famiglia, della tradizione, dell’amicizia. Cose che non trovo facilmente altrove, tanto che, spesso, chi viene da fuori e si ferma qui, anche solo per poco, rimane stupito e apprezza tantissimo il nostro modo di essere. Non sarà un caso se la ’ndrangheta è diventata l’organizzazione criminale più potente del mondo proprio grazie alla sua struttura familistica… Certo, lì il senso della famiglia diventa un disvalore, ma, nel resto dei casi, è il più grande dei valori. Noi calabresi siamo fortemente radicati nella nostra terra e, se anche a volte vorremmo che il Mediterraneo la inghiottisse, in fondo non la cambieremmo con nessun’altra…



Mi rimane impresso nella memoria l’omicidio Fortugno. Un fatto tragico che pero’ fece ribellare i giovani calabresi alla malavita. Oggi se ne parla meno. Non è stato un fuoco di paglia spero…

Non so se sono la persona più adatta a risponderti. Sono molto pessimista. O realista. Per me quella è stata una ribellione spontanea, ma limitata a quel momento storico e a quelle poche migliaia di persone, diventate il simbolo della lotta alla ’ndrangheta solo grazie alla risonanza dei media. Se mi parli di ribellione dei giovani alla malavita ti dico che non è così. Quella ribellione, per quanto spontanea, non ha avuto un seguito e non ha inciso sulle coscienze e i modi di essere della gente, giovani in primis.
Personalmente, poi, non credo nelle manifestazioni di piazza, nei cortei, nelle proteste che, non sempre, ma spesso, sono promosse e guidate da altri e la maggioranza di chi sta in piazza non sa neanche perché. Ti faccio un altro esempio: pochi mesi fa a San Luca, per tutti cuore della ’ndrangheta, si è tenuta la giornata antimafia della “Gerbera gialla”, con l’intento di coinvolgere la gente del paese e lanciare, da lì, il messaggio che un cambiamento è possibile. Intento nobile, quando inutile. La gente di San Luca sai che faceva? Assisteva. Donne, bambini e i pochi uomini presenti stavano ai lati della strada e guardavano passare il corteo – guidato, tra gli altri, dal coraggioso e stimato procuratore antimafia, Piero Grasso – quasi straniti, come se stesse passando il baraccone del circo… Non sono queste le cose che possono aiutare il cambiamento.


Quali sono i servizi curati da te che ti sono più a cuore, insomma che ritieni più importanti?

Se mi parli di importanza, li ritengo tutti importanti, per quanto ti dicevo inizialmente: il mio dovere è riportare i fatti nel modo più asettico possibile. Certo, ci sono tematiche che mi stanno più a cuore o eventi che mi colpiscono di più. Sicuramente ritengo molto importante, oltre che ovvio, occuparmi di ’ndrangheta, per tenere sempre alta l’attenzione, che troppo spesso è mancata e continua a mancare. Vorrei, poi, farti notare come uno stesso fatto viene trattato mediaticamente in modo diverso a seconda che succeda in Calabria o altrove. Perché? Preferisco dirti che sto ancora cercando la risposta…!



A chi ti ispiri, professionalmente parlando?

Non saprei. Sarà perché non ho mai pensato di fare la giornalista… Apprezzo tantissimi colleghi e li leggo o li ascolto sempre con occhio critico, per capire, attraverso loro, se e dove ho sbagliato e dove posso eventualmente migliorare. Ma credo di non avere un punto di riferimento in particolare.

Manuela, una domanda scomoda. C’è ancora troppo legame tra politica ed informazione?

Assolutamente sì. Ma più che tra politica e informazione, direi tra gli “interessi” e l’informazione.
Un’informazione davvero libera non può esistere, semplicemente perché l’informazione è comunque un’attività d’impresa, c’è qualcuno che paga per mandare avanti quell’impresa ed è normale, è nella natura delle cose, che questo qualcuno dia degli indirizzi o che, a prescindere da un suo intervento, la sua testata dia un determinato taglio all’informazione. Non esprimo giudizi di merito, dico solo che, secondo me, è utopistico, oltre che stupido, aspettarsi qualcosa di diverso. L’importante sarebbe far capire alla gente che è così, metterla sempre di fronte al dato concreto, per consentirle di formarsi un’opinione, in quel caso sì, libera. Se tu sai chi è che sta alle spalle di quel medium, sei perfettamente in grado di fare le tue valutazioni. Anche se, devo dire, ci sono anche casi, come il nostro, in cui è lasciata la massima libertà di espressione al giornalista.


I tuoi obiettivi professionali? Sky, Rai, Mediaset oppure?

Sai, forse proprio perchè sono calabrese e ho sudato veramente tutto quello che ho avuto finora, non faccio programmi futuri. Mi godo il momento e vivo giorno per giorno. Intanto sto benissimo dove sto. Sky è una grandissima soddisfazione professionale. Ritengo, anzi, che, per un giornalista televisivo, sia la massima soddisfazione, il massimo obiettivo da centrare. E’ l’unica realtà italiana dove stai sul campo, in diretta, anche 10, 12, 14 ore… E dove fai cronaca nel suo stato più puro, senza alcun tipo di condizionamento. Ci può essere palestra migliore? Certo, tra qualche mese dovrò tornare a fare i conti con l’incertezza del futuro e la crisi attuale non aiuta ad essere ottimisti, ma… ci penserò solo allora.


Come passi il tuo tempo libero?

Riposando… Con gli amici. In famiglia. E, da qualche tempo, anche su facebook. Che poi è come stare con gli amici!

Natale è alle porte. Cosa regalerà ai suoi affetti più cari Manuela?

Solo cose utili. Libri, oggetti per la casa. Ma in assoluta economia…

Un parere sul questo blog?

Carinissimo! Un’idea originale, che consente agli appassionati di sky TG24 di conoscere più da vicino chi ci lavora. E poi dà anche a noi la possibilità di “toccare con mano” quanto apprezzamento ci circondi. A volte questo è l’unico vero stimolo che ti spinge a continuare… Anzi, Simone, ti ringrazio di cuore per l’opportunità che mi stai dando: non sono abituata ad essere intervistata…


Infine, dai qualche consiglio ad un giovane che vuole diventare giornalista.
Di cambiare idea! No, scherzo! Però, chi vuole farlo, lo deve volere davvero. E questo significa che deve avere un grandissimo spirito di sacrificio. Una passione tale da darti la forza di superare più o meno “indenne” la gavetta, che è lunga e difficile, fatta di pochissimi soldi e tantissima fatica. Certo, bisogna avere talento e non smettere mai di studiare e aggiornarti. Oltre che, naturalmente, avere un pizzico di fortuna, l’occasione giusta. Ma quella, ne sono certa, se vali e ci credi veramente, prima o poi arriva.


3 commenti:

  1. Messaggio in calabrese:
    Manu si a megghiu

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  2. Anonimo17.12.08

    Con Manuela purtropo c'è stato un breve rapporto di lavoro con me. La ritengo un'ottima professionista. Come dice lei, e chi meglio di me lo puo testimoniare, lavora in un territorio difficile e per certi versi misterioso.

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  3. Anonimo13.12.10

    ciao manuela sei una brava giornalista...un tuo ammiratore Cosimo da Rosarno...

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