lunedì 22 dicembre 2008

Auguri e ringraziamenti



Buongiorno a tutti!


Colgo l'occasione per fare gli auguri di Buon Natale e di un Sereno 2009 a tutti i frequentatori del mio Blog dedicato a Sky Tg24. A 6 mesi dalla nascita, questo blog mi ha sorpreso perchè ha suscitato tantissimo interesse e la marea di visite lo dimostra. Per essere un qualcosa di "nicchia" avere quasi 6000 contatti in 6 mesi è davvero un gran risultato. Di questo vi ringrazio di cuore!!! Io ci metto solo un pò di passione e qualche domandina:)


Ringrazio e faccio gli auguri a tutti i giornalisti da me intervistati. In modo speciale voglio ringraziare Gaia Mombelli,Fulvio Viviano, Manuela Iatì, Marco Piccaluga, Simone De Luca e Federica De Sanctis, perchè oltre ad essere dei validi professionisti sono umanamente dei "Grandi" (Parlo a titolo personalissimo).

Ancora un grazie..ma senza nome..tu sai chi sei!!!!

Probabilmente questo blog andrà avanti per un altro pò. Non posso dire per quanto ancora. Ci sono implicazioni personali di mezzo..ma darò il meglio!


Buone Feste!

mercoledì 17 dicembre 2008

Le Interviste de "Il Mondo di Sky Tg24": Manuela Iatì

Ciao Manuela, raccontaci qualcosa di te e di come hai iniziato questo lavoro.

Assolutamente per caso! In città era nata da un anno una nuova tv locale e mia madre, insegnante di lettere, da poco ne era consulente culturale. Era il ’99, io studiavo all’Università (veramente ero parcheggiata, perché, dopo aver fatto la secchiona a scuola, mi ero stufata di stare solo sui libri, dunque mi davo da fare in mille cose pur di sentirmi indipendente…). Fu proprio mia madre a suggerirmi di fare un provino in quella tv, perché conosceva il mio sogno di sempre, lo spettacolo, che non avevo mai neppure provato a coltivare, considerato che vivevo a Reggio Calabria, lontanissima da qualsiasi opportunità… Insomma, feci il provino e andò bene. Ma non iniziai come giornalista. Facevo di tutto: una rubrica sulla vita dei Santi, il “Tg filippino”, programmi di intrattenimento in diretta… Anche perché, potrà sembrar strano, fin da quando ero ragazzina dicevo “non so ancora cosa farò da grande, ma so cosa non farò mai: la giornalista”…

E perché?

Perchè avevo il terrore del compito d’italiano! Adoravo i compiti di greco, latino e, alle medie, perfino quello di matematica, ma l’italiano no… “Sindrome da foglio bianco”: il terrore di non riuscire a scrivere nulla, di non trovare idee e parole per sviluppare il tema… E infatti sceglievo sempre la traccia di letteratura, perché, essendo preparatissima, qualcosa, prima o poi, l’avrei buttata giù. Ovviamente poi andava molto bene, ma per me era un incubo, non ci dormivo la notte. Dunque ero convintissima che non avrei mai potuto fare la giornalista.

Poi, invece…

Poi, invece, ho iniziato con i primi specialini – rubriche sui libri con interviste agli scrittori – i primi servizi per il tg, la redazione delle notizie, la conduzione e così via. Mi sono appassionata e non ho più lasciato questa strada, nella quale, a livello regionale, ho ricoperto tutti i ruoli e percorso tutti i gradini… Certo non posso dire di non aver fatto gavetta!
Ogni tanto la “sindrome” si fa risentire… Ma è più per la voglia di far bene il lavoro, che non per la paura di non avere idee e parole. Cioè, è più legata al timore di non riuscire a trovare, nei nostri tempi, chiaramente velocissimi, l’“attacco” più giusto del pezzo, quello più d’effetto, o il taglio da dare. Ormai so che il foglio non resterà comunque bianco e questa consapevolezza, acquisita con l’esperienza, mi aiuta quando sono maggiormente sotto pressione…


L’arrivo a Sky come è avvenuto?

Nel modo più classico. Per curriculum arrivato nelle mani del direttore Emilio Carelli, che mi ha chiamato per un colloquio. Evidentemente andato bene, se, dopo poco tempo, ho avuto la fortuna di essere contattata per la prima corrispondenza dalla mia terra…


Sei corrispondente dalla Calabria. E’ una grande responsabilità?

Certamente, come d’altronde lo sarebbe corrispondere da qualsiasi altro luogo o lavorare in redazione. In generale, essere giornalisti (nella specie cronisti) è una grandissima responsabilità, perché ti trovi a dover raccontare i fatti a chi non li ha vissuti e che, perciò, si formerà un’idea sulla base di ciò che tu dici. Poi perché hai un “potere”: il pubblico spesso ti considera “qualcuno”, dà alle tue parole un’autorità e un peso particolari. Ecco perché mi ritengo obbligata a svolgere il mio mestiere con la massima correttezza possibile, tenendo sempre presente che non lavoro per me, ma per gli altri. E questi “altri” meritano il mio massimo rispetto.


Parlaci del legame di Manuela Iatì con la sua terra.

E’ certamente un amore-odio. Vivere in Calabria è davvero difficile. Non c’è libertà: di fare, perché mancano le opportunità, di prendere iniziative, perché mancano i soldi e vai incontro a rischi “ambientali” inesistenti altrove. Qualcuno dice che, per vivere bene qui, devi fare la “formichina”: passare inosservato e accontentarti di quel poco che ottieni. Chi ha ambizioni, normalmente è costretto ad andar via per poterle realizzare, e, quando ci riesce qui, lo fa con il triplo della fatica rispetto a chi vive altrove. Ecco, per questi aspetti odio la mia terra, dove è diffusa una mentalità “mafiosa”. Per carità, con questo non voglio dire che noi calabresi siamo tutti mafiosi, tutt’altro! La maggioranza è gente onesta, che, come dicevo, deve darsi da fare il triplo per ottenere lo stesso di chi sta altrove… Ma è proprio questo il punto: è una frustrazione quotidiana, ti scontri di continuo con un modo di fare arrogante, prepotente, mafioso, del “non sai chi sono io”. Ti senti dire che, per andare avanti, devi bussare a questa o a quella porta. Certo, non succede solo qui, ma in Calabria credo che questo modo di pensare sia ormai “innato”, quasi un carattere genetico della popolazione…


La Calabria è spesso al centro della cronaca ma indubbiamente è una regione ricca di mille cose belle, non è così?

E’ così e sono proprio queste cose che me la fanno, invece, amare. Parlo del mare, del sole, del clima, perché è chiaro che, per esempio quando lavori, lo fai con uno spirito diverso se, guardando fuori dalla finestra, vedi l’azzurro del cielo e il blu del mare. Ma parlo anche dei rapporti umani. In Calabria c’è ancora il senso fortissimo della famiglia, della tradizione, dell’amicizia. Cose che non trovo facilmente altrove, tanto che, spesso, chi viene da fuori e si ferma qui, anche solo per poco, rimane stupito e apprezza tantissimo il nostro modo di essere. Non sarà un caso se la ’ndrangheta è diventata l’organizzazione criminale più potente del mondo proprio grazie alla sua struttura familistica… Certo, lì il senso della famiglia diventa un disvalore, ma, nel resto dei casi, è il più grande dei valori. Noi calabresi siamo fortemente radicati nella nostra terra e, se anche a volte vorremmo che il Mediterraneo la inghiottisse, in fondo non la cambieremmo con nessun’altra…



Mi rimane impresso nella memoria l’omicidio Fortugno. Un fatto tragico che pero’ fece ribellare i giovani calabresi alla malavita. Oggi se ne parla meno. Non è stato un fuoco di paglia spero…

Non so se sono la persona più adatta a risponderti. Sono molto pessimista. O realista. Per me quella è stata una ribellione spontanea, ma limitata a quel momento storico e a quelle poche migliaia di persone, diventate il simbolo della lotta alla ’ndrangheta solo grazie alla risonanza dei media. Se mi parli di ribellione dei giovani alla malavita ti dico che non è così. Quella ribellione, per quanto spontanea, non ha avuto un seguito e non ha inciso sulle coscienze e i modi di essere della gente, giovani in primis.
Personalmente, poi, non credo nelle manifestazioni di piazza, nei cortei, nelle proteste che, non sempre, ma spesso, sono promosse e guidate da altri e la maggioranza di chi sta in piazza non sa neanche perché. Ti faccio un altro esempio: pochi mesi fa a San Luca, per tutti cuore della ’ndrangheta, si è tenuta la giornata antimafia della “Gerbera gialla”, con l’intento di coinvolgere la gente del paese e lanciare, da lì, il messaggio che un cambiamento è possibile. Intento nobile, quando inutile. La gente di San Luca sai che faceva? Assisteva. Donne, bambini e i pochi uomini presenti stavano ai lati della strada e guardavano passare il corteo – guidato, tra gli altri, dal coraggioso e stimato procuratore antimafia, Piero Grasso – quasi straniti, come se stesse passando il baraccone del circo… Non sono queste le cose che possono aiutare il cambiamento.


Quali sono i servizi curati da te che ti sono più a cuore, insomma che ritieni più importanti?

Se mi parli di importanza, li ritengo tutti importanti, per quanto ti dicevo inizialmente: il mio dovere è riportare i fatti nel modo più asettico possibile. Certo, ci sono tematiche che mi stanno più a cuore o eventi che mi colpiscono di più. Sicuramente ritengo molto importante, oltre che ovvio, occuparmi di ’ndrangheta, per tenere sempre alta l’attenzione, che troppo spesso è mancata e continua a mancare. Vorrei, poi, farti notare come uno stesso fatto viene trattato mediaticamente in modo diverso a seconda che succeda in Calabria o altrove. Perché? Preferisco dirti che sto ancora cercando la risposta…!



A chi ti ispiri, professionalmente parlando?

Non saprei. Sarà perché non ho mai pensato di fare la giornalista… Apprezzo tantissimi colleghi e li leggo o li ascolto sempre con occhio critico, per capire, attraverso loro, se e dove ho sbagliato e dove posso eventualmente migliorare. Ma credo di non avere un punto di riferimento in particolare.

Manuela, una domanda scomoda. C’è ancora troppo legame tra politica ed informazione?

Assolutamente sì. Ma più che tra politica e informazione, direi tra gli “interessi” e l’informazione.
Un’informazione davvero libera non può esistere, semplicemente perché l’informazione è comunque un’attività d’impresa, c’è qualcuno che paga per mandare avanti quell’impresa ed è normale, è nella natura delle cose, che questo qualcuno dia degli indirizzi o che, a prescindere da un suo intervento, la sua testata dia un determinato taglio all’informazione. Non esprimo giudizi di merito, dico solo che, secondo me, è utopistico, oltre che stupido, aspettarsi qualcosa di diverso. L’importante sarebbe far capire alla gente che è così, metterla sempre di fronte al dato concreto, per consentirle di formarsi un’opinione, in quel caso sì, libera. Se tu sai chi è che sta alle spalle di quel medium, sei perfettamente in grado di fare le tue valutazioni. Anche se, devo dire, ci sono anche casi, come il nostro, in cui è lasciata la massima libertà di espressione al giornalista.


I tuoi obiettivi professionali? Sky, Rai, Mediaset oppure?

Sai, forse proprio perchè sono calabrese e ho sudato veramente tutto quello che ho avuto finora, non faccio programmi futuri. Mi godo il momento e vivo giorno per giorno. Intanto sto benissimo dove sto. Sky è una grandissima soddisfazione professionale. Ritengo, anzi, che, per un giornalista televisivo, sia la massima soddisfazione, il massimo obiettivo da centrare. E’ l’unica realtà italiana dove stai sul campo, in diretta, anche 10, 12, 14 ore… E dove fai cronaca nel suo stato più puro, senza alcun tipo di condizionamento. Ci può essere palestra migliore? Certo, tra qualche mese dovrò tornare a fare i conti con l’incertezza del futuro e la crisi attuale non aiuta ad essere ottimisti, ma… ci penserò solo allora.


Come passi il tuo tempo libero?

Riposando… Con gli amici. In famiglia. E, da qualche tempo, anche su facebook. Che poi è come stare con gli amici!

Natale è alle porte. Cosa regalerà ai suoi affetti più cari Manuela?

Solo cose utili. Libri, oggetti per la casa. Ma in assoluta economia…

Un parere sul questo blog?

Carinissimo! Un’idea originale, che consente agli appassionati di sky TG24 di conoscere più da vicino chi ci lavora. E poi dà anche a noi la possibilità di “toccare con mano” quanto apprezzamento ci circondi. A volte questo è l’unico vero stimolo che ti spinge a continuare… Anzi, Simone, ti ringrazio di cuore per l’opportunità che mi stai dando: non sono abituata ad essere intervistata…


Infine, dai qualche consiglio ad un giovane che vuole diventare giornalista.
Di cambiare idea! No, scherzo! Però, chi vuole farlo, lo deve volere davvero. E questo significa che deve avere un grandissimo spirito di sacrificio. Una passione tale da darti la forza di superare più o meno “indenne” la gavetta, che è lunga e difficile, fatta di pochissimi soldi e tantissima fatica. Certo, bisogna avere talento e non smettere mai di studiare e aggiornarti. Oltre che, naturalmente, avere un pizzico di fortuna, l’occasione giusta. Ma quella, ne sono certa, se vali e ci credi veramente, prima o poi arriva.


mercoledì 10 dicembre 2008

Le Interviste de "Il Mondo di Sky Tg24": Fulvio Viviano

Oggi è la volta di un grandissimo(è il mio parere) giornalista. Il palermitano Fulvio Viviano, corrispondente per la regione Sicilia di Sky Tg24

Raccontaci i tuoi inizi nel mondo del giornalismo


Mastico giornalismo da quando sono nato. Mio padre ha lavorato all'Ansa per vent'anni e così quando ero piccolo e lo seguivo sul posto di lavoro mi divertivo a giocare con le macchine per scrivere. Con il passare del tempo ho capito che era la mia vita e a 19 anni ha iniziato le mie prime collaborazioni con il giornale di Sicilia e all'Agi dove mi occupavo di cronaca giudiziaria, poi dopo ho lavorato per il tempo di Roma come corrispondente dalla Sicilia. Anche le radio fanno parte del mio curriculum:RDS e Radio Capital. Ha compreso subito che per fare questo lavoro c'è bisogno di tanta volontà anche perché le difficoltà a volte sono tantissime. Oggi i giornali, le televisioni assumono ma sono contratti di collaborazione e questo può scoraggiare coloro che vogliono intraprendere questa strada.

Quando c'è stato l'arrivo a Sky Tg24


L'approdo a Sky è stato contestuale all'avvio del canale all news. A giugno del 2003 feci il primo colloquio a Roma ed il mese dopo fui scelto per essere il corrispondente della regione Sicilia. Salii di nuovo a Roma e feci due settimane di stage ed il 31 agosto, giorno dell'inizio del trasmissioni, andò in onda il mio primo servizio che riguardava la questione degli immigrati nel centro di prima accoglienza di Lampedusa. Mi ritengo fortunato perché ho un contratto a tempo indeterminato e devo molto al direttore Emilio Carelli che è un uomo onesto e franco, sempre pronto al dialogo e al confronto con i suoi giornalisti.


I tuoi miti, o meglio i tuoi punti di riferimento nel giornalismo?


Enzo Biagi è stato un maestro di giornalismo ma soprattutto di vita e spero che la sua figura, anche adesso che è scomparso, possa essere importante per tutti. Un'altra figura del giornalismo che ammiro è il mio conterraneo Mario Francese, ucciso nel 1979 dalla mafia davanti casa sua a Palermo. Le sue battaglie, le sue inchieste che portarono a scoprire e ad analizzare la struttura mafiosa dei corleonesi, gli costarono la vita..Il suo impegno civile deve servire a risvegliare tutte le coscienze assopite.


Pregi e difetti dell'essere giornalista?


Il lavoro di giornalista è sicuramente pieno di pregi e difetti che è davvero difficile elencare. Forse il difetto maggiore è quello di non riuscire a scindere vita privata dal lavoro. Ho tantissimi amici e molti di questi sono giornalisti come me, quando ci vediamo capita spesso di finire a parlare di lavoro, ma non solo per fortuna. Anche in ferie o durante qualunque altra festa il lavoro c'è. Sono fortunato ad avere una moglie che mi comprende proprio perché è una collega.


Ad oggi quali sono i fatti da te raccontati che ti sono più nel cuore?


Ho avuto occasione di fare molti servizi e di essermi occupato di tanta cronaca ma se devo ricordare i fatti che più mi sono rimasti dentro a livello emotivo allora dico la cattura di Bernardo Provenzano e quella di Salvatore Lo Piccolo. Non potrò mai dimenticare quei momenti febbrili, le indagini, la cattura. Ogni singolo istante di entrambi i casi rimarrà vivo. Specialmente la cattura di Provenzano. Fino a quel momento nessuno sapeva realmente che viso avesse questo boss che comandava tutti da chissà dove. Già in quei giorni ,Palermo viveva momenti di vera rinascita che continuano ancora oggi.


Il caso di Denise Pipitone. Un tuo pensiero?

Riguardo al caso di Denise, la piccola bimba scomparsa a Mazzara del Vallo, non posso e non voglio addentrarmi sulla questione delle indagini ma spero come tutti gli italiani che la vicenda possa concludersi felicemente con il ritorno a casa della piccola.


Come reputi essere corrispondente per la tua regione?

Mi piace lavorare per la mia regione ed essere corrispondente è un grande orgoglio. Penso che sia importante essere del posto perché si conosce la gente si conoscono i posti le tradizioni e di conseguenza il lavoro risulta migliore. Aggiungo anche che il mio amore per la mia città ,Palermo è immenso e difficilmente riuscirei a staccarmi da qui. La Sicilia sta vivendo una rinnovata primavera da un punto di vista sociale, economico e culturale. In poche parole non fa più freddo come prima e la gente non si lascia più dominare dalla malavita e vuole reagire. Molti miei colleghi hanno lottato contro la mafia ed ora hanno la scorta. Spero che presto questo non accada più.


Il ponte sullo Stretto....


Sono contrario al ponte sullo Stretto perché prima ci sono tantissimi problemi da risolvere più importanti a cominciare dalle strade, dalle ferrovie che rendono spesso zone della Sicilia apparentemente vicine, molto20lontane. E poi c'è da pensare ai giovani e al loro futuro. Il ponte può aspettare anche a lungo.


Tema caldissimo. L'autodeterminazione. Il tuo punto di vista?


Sono d'accordo con l'eutanasia, con la morte assistita e favorevole al testamento biologico. Sono contro ogni forma di accanimento terapeutico e pur rispettando le opinioni altrui ritengo che ogni persona debba decidere sul proprio futuro o in questo caso sulla propria morte.


Il tempo libero di Fulvio Viviano...spero esista..


Di tempo libero non ne ho moltissimo però quando posso vado in bicicletta che la mia grande passione. Poi cerco di stare il più tempo possibile con i miei affetti, mia moglie e con i miei due cani, Nando e Olivia poiché non voglio che si sentano mai troppo soli. E poi c'è il Palermo calcio che seguo da quando avevo sette anni. Un Palermo che in quei tempi navigava in cattive acque. Oggi sono un abbonato pagante e che grazie a questa squadra ha vissuto una delle emozioni più grandi alcuni anni fa: la promozione in serie A.


Infine un consiglio per i giovani che sognano il giornalismo


Avere tanta pazienza anzi moltissima. Trovare le motivazioni giuste e non fare il giornalista perché è di moda. È un lavoro che non paga non dà soldi all'inizio e che dunque necessita di passione e vocazione. Al sud ancora più che in tutto il resto d'Italia gli sbocchi sono pochi ma è ragazzi dico di non mollare e che la vera scuola, a mio avviso, è quella della strada .

venerdì 5 dicembre 2008

Le Interviste de "Il Mondo di Sky Tg24": Gianfranco Gatto

Oggi pubblico l'intervista a Gianfranco Gatto, 33enne trevigiano, corrispondente dal Triveneto di Sky Tg24.

Raccontaci qualcosa di te, un breve profilo per conoscerti meglio e i tuoi inizi nel giornalismo..

QUALCOSA DI ME? SONO MOLTO CURIOSO, GOLOSO, QUASI SEMPRE ALLEGRO, PIGRO QUANTO BASTA, AMO LEGGERE ROMANZI D’AVVENTURA, AMO VIAGGIARE (ALMENO 3 VOLTE ALL’ANNO), HO UN GRAN SENSO DELLA GIUSTIZIA, ADORO IL MARE E LE SCARPE ARTIGIANALI, LE CAMICIE BIANCHE SU MISURA E LE MELANZANE ALLA PARMIGIANA, LE DONNE E LE AUTO CABRIOLET, E NON POSSO FARE A MENO DEGLI AMICI. HO COMINCIATO A SCRIVERE PER IL GIORNALE UNIVERSITARIO PER POI CONOSCERE E AMARE LA TELEVISIONE, LA MIA GRANDE PASSIONE. NULLA E’ ACCADUTO PER CASO. HO CERCATO CONTATTI E SPEDITO DECINE DI CV, FINO A QUANDO LA PRIMA EMITTENTE DEL TRIVENETO, ANTENNA 3 NORDEST, MI HA DATO L’OPPORTUNITA’ DI PROVARE. DOPO UN SOLO GIORNO HO CAPITO CHE NON AVREI FATTO ALTRO. POI, NEL 2002, L’INCONTRO PROFESSIONALE DELLA VITA, CON IL GRANDE TONI CAPUOZZO, CON IL QUALE HO COLLABORATO E SONO TUTTORA AMICO.

Come sei approdato a Sky?

PER CASO DIREI. DOPO AVER LETTO UN ARTICOLO CHE PARLAVA DELLA NUOVA PIATTAFORMA SATELLITARE ITALIANA HO SPEDITO UN CV. EMILIO MI HA CHIAMATO, ED ECCOMI QUA..


Sei il corrispondente Sky Tg24 del Veneto che è anche la tua regione. Qual è il tuo rapporto con la tua terra?

IL CLASSICO RAPPORTO DI AMORE/ODIO. MI PIACE LA DIMENSIONE A MISURA D’UOMO CHE SOLO LA PICCOLA CITTA’ PUO’ OFFRIRE, MA ALLO STESSO TEMPO VORREI POTERMI CONFRONTARE CON UNA REALTA’ PIU’ GRANDE, PIU’ IMPEGNATIVA. I VENETI SONO BRAVA GENTE: GENEROSI E LAVORATORI, MA MOLTO, FORSE TROPPO LEGATI ALLA PROPRIA TERRA E ALLE PROPRIE TRADIZIONI. SI PERDONO TANTE COSE BELLE DEL MONDO..

Dei tanti fatti che hai trattato quali sono quelli che ti hanno colpito di più?

TUTTI I CASI DI CRONACA NERA MATURATI IN AMBITO FAMILIARE. RIESCONO A SCONVOLGERMI ANCORA OGGI..

Leggevo una frase di Cossiga”Obama rinuncerà . al Dal Molin”. Qual è l’umore vero della gente del posto riguardo questa vicenda?

CREDO CHE LA VICENDA “DAL MOLIN” SIA STATA FIN TROPPO STRUMENTALIZZATA DALLA POLITICA. I CONTRARI SONO STATI ABILI NEL CONQUISTARE SPAZI NEGLI ORGANI DI INFORMAZIONE CON LE LORO PROTESTE, MA I FAVOREVOLI IN CITTA’ SONO DI PIU’. C’E’ POCO DA FARE..

Quali sono i pro e i contro del tuo mestiere?

PRO: LA POSSIBILITA’ DI VIAGGIARE E DI CONOSCERE TANTE PERSONE INTERESSANTI, MA SOPRATTUTTO DI POTER RACCONTARE QUELLO CHE ACCADE OGNI GIORNO. E’ UN PRIVILEGIO..
CONTRO: CERTO NON SONO E NON DIVENTERO’ RICCO..

Hai mai pensato ad un diverso lavoro?

NO, MA SE FOSSI COSTRETTO A CAMBIARE PROBABILMENTE APRIREI UN RISTORANTE. LA BUONA CUCINA E’ UN’ALTRA DELLE MIE GRANDI PASSIONI..

Non si può sfuggire in questi giorni alla domanda su Barack Obama. Cosa pensi del nuovo presidente Usa?

CREDO RISPONDA PERFETTAMENTE ALL’ESIGENZA CHE IL MONDO HA DI RESPIRARE ARIA NUOVA, ARIA DI CAMBIAMENTO RADICALE. CHISSA’ SE RIUSCIRA’ DAVVERO A CAMBIARE QUALCOSA. STAREMO A VEDERE, INTANTO GODIAMOCI LA NOVITA’..


Obiettivi professionali?

RACCONTARE I GRANDI AVVENIMENTI DEL MONDO..

Parlaci un po’ del Gianfranco fuori dal lavoro. Come passi il tempo libero?

LA MIA RAGAZZA MI DICE SEMPRE CHE SONO TROPPO PIGRO PERCHE’ TRASCORRO BUONA PARTE DEL MIO TEMPO LIBERO OZIANDO. IN REALTA’ NON SONO IO AD ESSERE PIGRO, MA E’ IL RESTO DEL MONDO CHE CORRE TROPPO! QUANDO SONO STANCO DI OZIARE LEGGO, CUCINO, VIAGGIO, ESCO CON GLI AMICI FINO A TARDA NOTTE..

Una domanda che faccio a tutti voi. Cosa consiglieresti ad un giovane che vuole intraprendere la tua stessa carriera?

DI INIZARE PRESTISSIMO, ANCHE PRIMA DELLA LAUREA. CONOSCO COLLEGHI 40ENNI ANCORA COLLABORATORI IN ATTESA DI UN CONTRATTO DA PRATICANTE..

Un parere su questo blog?

BEH, MI HAI CHIESTO UN’INTERVISTA. CHE POSSO DIRE? IL MIGLIOR BLOG DELLA RETE..

Iniziativa benefica con Save The Children



Per il Natale ho creato a titolo personale, una lista di desideri con Save The Children. Qualora vogliate donare qualcosa, la procedura è molto semplice.

Ecco il link che vi farà accedere direttamente alla mia pagina.


lunedì 1 dicembre 2008

Il Governo vuole aumentare l'iva agli abbonati Sky! Noi dicamo: NO


Il Governo di Silvio Berlusconi vuole passare l'Iva sugli abbonamenti dal 10% al 20% creando in questo modo una tassa per quasi 5 milioni di abbonati.

Ecco cosa possiamo fare per cercare di farci sentire



L'email dello spot è andata in tilt.La nuova è:segreteriabonaiuti@governo.it

Su Facebook ho fondato un Gruppo anti aumento che conta dopo meno di 2 giorni quasi 1.200 iscritti.

lunedì 3 novembre 2008

Le interviste de "Il Mondo di Sky Tg24": Stefania Pinna

Una donna che in pochi mesi ha dimostrato al pubblico di Sky Tg24 tutta la sua bravura. E' Stefania Pinna, 28enne sarda. La vediamo spesso in conduzione mattutina. Conosciamola meglio in questa intervista.
Innanzitutto raccontaci qualcosa di te e dei tuoi primi passi nel mondo del giornalismo
E’ iniziato tutto un giorno di febbraio del 2001. Frequentavo la facoltà di Scienze della Comunicazione di Perugia, una scelta che si era rivelata ben presto sbagliata..non ero soddisfatta, insomma. La passione per il giornalismo me la portavo dietro dai primi anni del liceo e così decisi di presentarmi (non senza un’ampia dose di tachicardia) alla redazione umbra del Messaggero. Da lì è partito tutto.

Come sei arrivata a Sky ?

Quasi per caso. Dopo la laurea avevo iniziato un dottorato di ricerca in Diritto dell’Informazione che mi aveva un po’ allontanato dalla redazione per questioni di tempo e impegni accademici. Ho mollato tutto per frequentare la scuola di giornalismo. Arriva il momento del primo stage (2006); faccio di tutto per andare a La7, ma lì non prendono stagisti, o comunque non prendono me (per fortuna, dico, col senno di poi!!). Il mio direttore mi propone Sky tg24. Tre mesi nella redazione romana, poi il rientro in Sardegna. Nell’autunno divento corrispondente dall’isola per Sky tg24 (nel frattempo frequentavo il secondo anno della scuola), poi torno a Roma per il secondo stage, ma dopo un mese il direttore mi propone il primo contratto. E così..eccomi qui!

Parlaci della conduzione: è difficile stare in diretta tutte quelle ore?

E’ impegnativo. Per tutti. Ultim’ore sempre dietro l’angolo, aggiornamenti, problemi tecnici, collegamenti che saltano, imprevisti. Ma è anche il bello di lavorare in un tg come il nostro.
Per chi fa l’alba come me, con arrivo in redazione alle 4-4.30 del mattino, poi, è molto difficile restare sempre concentrati. E’ vero che dopo un po’ ci si abitua, ma certo non è una passeggiata. Molto dipende anche dal tipo di giornata. Ce ne sono alcune in cui le notizie che arrivano costantemente e le emergenze ti danno una bella scossa di adrenalina. Altre in cui la stanchezza si fa sentire di più, ma a quel punto gioca un ruolo importante il collega di conduzione…ci si aiuta l’un l’altro, insomma.

Siamo ad un soffio dalle elezioni Usa. Sky cura questo evento in maniera particolare. Secondo te chi vincerà?

Obama, I hope!

Quali sono secondo te. le caratteristiche di un buon giornalista?

Innanzitutto credo debba avere curiosità verso ciò che accade fuori dal suo piccolo mondo. Una buona dose di istinto, rapidità, onestà. Dovrebbe riuscire – o almeno tentare – a essere obiettivo nel raccontare i fatti, offrendo al lettore o al telespettatore una visione che sia la più ampia possibile di quello che accade.

Lasceresti la conduzione per un posto da corrispondente?

Attualmente, il mio unico obiettivo è crescere professionalmente. Dunque, qualsiasi nuova esperienza la accoglierei con piacere.

I casi Carretta e Pietro Maso stanno facendo discutere l’opinione pubblica, tu cosa ne pensi?

Se lo scopo della pena è quello della rieducazione, allora credo sia giusto che una persona possa riscattarsi, come individuo e come componente della società. Questo, razionalmente.
Istintivamente, però, la cosa mi fa un po’ rabbrividire. Pensare che Carretta possa entrare in possesso della casa in cui ha ucciso padre, madre e fratello, mi fa rabbrividire.


Se ti va, parlaci dei tuoi hobby

Mi piace molto variare, fare sempre cose diverse. Fino ai 20 anni la mia passione principale era la danza, che ho abbandonato dopo 10 anni visti l’impegno e la costanza che una disciplina del genere richiede.
Per il resto, adoro viaggiare, andare al cinema, leggere (Baricco è il mio scrittore preferito, o almeno lo era fino a qualche libro fa!), viaggiare, ascoltare musica (ma anche cantare, sempre e solo in privato però!).


Stefania, che cosa diresti ad un ragazzo che vuole intraprendere la carriera di giornalista?

Gli direi di farlo solo ed esclusivamente se la sua passione è reale e non passeggera. E’ un mestiere che , come altri, soprattutto all’inizio, non paga, o almeno paga pochissimo. E’ un mestiere totalizzante, si è giornalisti dentro e fuori dalla redazione. Ma è anche molto gratificante.
E poi gli direi, semplicemente: buona fortuna. L’impegno, le capacità, i sacrifici, non sempre bastano, anche perché è un settore molto chiuso. Trovarsi al posto giusto al momento giusto è fondamentale.

Un pensiero su questo blog?

Originale. Mi piace poter scoprire aspetti dei miei colleghi che non conosco, anche perché non sempre ci sono tempi e occasioni per conoscersi meglio. I commenti non positivi – a volte feroci – credo facciano parte del gioco



venerdì 24 ottobre 2008

Le interviste de "Il mondo di Sky Tg24": Riccardo Cresci

Il debutto di Sky Meteo 24 sul blog. Ebbene si anche i nostri bravi e simpatici metereologi con le loro incursioni nel tg appartengono alla grande famiglia Sky TG. Ecco in radioso Riccardo Cresci!
Raccontaci qualcosa di chi è Riccardo Cresci…

Riccardo è nato il 12 Settembre 1983. E’ una persona che crede nella lealtà, nella fiducia, nell’amore e nella sincerità in ogni suo aspetto. E’ anche colui che si innervosisce e si offende molto facilmente. E’ un po’ permaloso... Può perdere le staffe molto velocemente, cambiando il suo umore in poco tempo. Anche in pochi secondi! Detesta le falsità in ogni sua sfaccettatura e genere, non sopporta i prepotenti, gli arroganti e i bugiardi.

Come sei approdato a SkyMeteo 24?
Da piccolo ero affascinato particolarmente dalla meteorologia e dal campo scientifico in genere… Seppur in matematica sono stato sempre un vero disastro. Ma le scienze mi piacevano moltissimo, erano i professori in fondo che non sapevano insegnarmela!
Ho sempre seguito SkyMeteo 24 e SkyTg 24, fin dai loro primi mesi di vita.
Nel Maggio 2007 ho effettuato un provino, dopo pochi giorni ero già in onda ed ora eccomi qui.

E’ un ambiente di lavoro simpatico? Ce ne parli?
E’ una seconda famiglia. Mi sembra sempre di essere un po’ a casa. C’è un rapporto fantastico tra tutti noi, non solo con i miei colleghi diretti, ma anche con i tecnici, assistenti alla regia, grafici, giornalisti.. Anche se non sempre è stato tutto rose e fiori…
Mi sono affezionato molto a tutti in questi mesi, anzi nel 2009 entrerò nel mio secondo anno. Si parlerà già di anni quindi


Quali sono i ricordi più vivi di questi anni a Sky?
In questi quasi due anni, ho imparato a camminare in un mondo che avevo visto solo da telespettatore. Sono cresciuto mentalmente e anche fisicamente! Se guardo il Riccardo degli inizi vedo un cambiamento radicale in tutto. Sky mi ha fatto maturare più del servizio militare! I ricordi più vivi e rappresentativi sono molti. L’incontro con il Direttore Emilio Carelli nel suo studio, dove ho dovuto improvvisare una previsione del tempo nel vuoto! La mia prima messa in onda l’11 Giugno 2007 e le mie prime dirette del mattino pochi giorni dopo con Barbara dell’Aquila e Luca Bollea. Mi ricordo che avevo il cuore in gola… E poi ce ne sono tanti altri… Come non ricordare anche la mia prima Gaffe realizzata appena arrivato, per altro ancora su Youtube…!
Sappiamo che non sei un Meteorologo e allora qual è il tuo rapporto con il tempo?
Eh già, fai bene a ricordarlo. Ogni volta ci tengo a puntualizzare che non sono un Meteorologo, ma un conduttore televisivo, un presentatore delle previsioni del tempo in questo caso. Essere scambiato per questa figura professionale è un onore per me, ma penso anche non sia giusto verso la categoria.
Diventare un esperto del campo, vuol dire soprattutto studiare con un corso di laurea appropriato.
Vorrei comunque chiarire che ho studiato tanto prima di andare in onda.
Questo è stato possibile grazie ai miei colleghi, ma una in particolare, mi ha seguito di più e continua a consigliarmi sempre, la mia “mentore” Claudia Adamo.
La mia speciale e saggia guida a SkyMeteo 24 .
Il mio rapporto con il tempo invece è un po’ contraddittorio, mi piacerebbe sapere il mio futuro in anticipo, ma nello stesso momento ho paura del tempo che passa e di invecchiare. Non vorrei mai separarmi da tutte le persone a cui voglio bene.

Come nasce la tua passione per le previsioni del tempo?
Ero piccolissimo e avevo due strambe passioni da sempre.. Una era la trasmissione “Il pranzo è servito” condotta dal Grande Corrado, l’altra erano le previsioni del tempo. Mi piacevano tutti quei colori che cambiavano, ero affascinato dall’alternarsi delle icone sulla cartina dell’Italia e mi rapivano i movimenti e i gesti sulla cartina del meteorologo di turno che doveva far capire ogni spostamento della perturbazione in atto. Chi l’avrebbe mai detto che un domani l’avrei fatto anche io!
Questi erano i ricordi da bambino… Da grande, successivamente, mi sono sempre appassionato alla scienza in ogni suo aspetto.

Cosa ti piacerebbe fare in futuro? Rimanere al meteo oppure…?
Ho imparato appena a camminare in questo “mondo televisivo”,come tutti i bambini che crescono, ora vorrei camminare sempre più solo, per poi correre e acquisire sempre più sicurezza. Il meteo mi piace, mi affascina, mi incuriosisce e mi stimola, ma nei miei sogni c’è quello di diventare un conduttore televisivo a tutti gli effetti. Mi piacerebbe condurre un programma per ragazzi anche in ambito scientifico e vorrei continuare questo cammino che ho intrapreso avendo l’obiettivo di condurre qualcosa che possa far uscire il vero me stesso. In fondo ho studiato tanta recitazione, improvvisazione scenica, conduzione televisiva e radiofonica… Vorrei far vedere anche altro rispetto al Riccardo “conduttore delle previsioni del tempo”. Ciò non vuol dire, che non mi piaccia quel che faccio attualmente, amo il mio lavoro.

Cosa pensi della televisione odierna? Troppi reality? Troppe lacrime?
La televisione odierna si è semplicemente omologata alla società in cui stiamo vivendo. Il reality show non ha fatto altro che riportare in tv, enfatizzandolo, lo specchio della quotidianità Italiana. Chiaro che la televisione ci ha speculato sopra, sulle emozioni, sulle liti, sulle presunte verità, a tutti piace spiare nel buco della serratura. La televisione di oggi dovrebbe catturare qualcosa in più da quella del passato, forse manca la genuinità televisiva che ormai si è persa per l’artefatto e il vano di quella contemporanea.

Cosa fa Riccardo Cresci nel suo tempo libero?
Amo il tempo libero, perché è lo spazio dove puoi ricreare te stesso. Come è nel mio carattere cerco sempre di fare qualcosa di nuovo. Amo i cambiamenti e le novità continue, ma solo quando sono di buonumore! Mi diverto uscendo con i miei amici e nel renderli partecipi di ogni cosa che faccio. Mi alleno in palestra, mi piace correre e adoro il mare. Credo sia il mio habitat naturale.. E poi sono un grande appassionato di internet, che invenzione grandiosa… Geniale!

Dimmi un libro, un film e un cd che porti sempre con te.. anche metaforicamente è ovvio!

Il libro: “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach, ovvero il percorso di perfezionamento di un gabbiano che impara a volare e a vivere, solo attraverso la forza di volontà e il sacrificio.
Solo superando i proprio limiti si può scoprire anche il segreto dell'amore.

Il film: “Ritorno al futuro” I e II. Il mio sogno fin da piccolo è sempre stato quello di poter viaggiare nel futuro! ( IL III non mi è mai piaciuto!)

Un CD: “Cosa resterà degli anni 80” di Raf. Il mio primo 45 giri acquistato a soli 5 anni. Ero un immancabile nostalgico già a quella età!

Un consiglio per chi vuole fare tv?

Essere sempre naturali, non imitare o copiare nessuno. Avere una grande forza di volontà, serietà, tenacia e divertirsi sempre. Chi vuole fare televisione deve divertirsi prima di tutto a farla.
Chi guarda da casa deve avere la percezione della sincerità e della professionalità. Questo è un mestiere che mette in prima linea il pubblico, solo grazie e per il telespettatore esiste la televisione.
Il grande sbaglio che viene fatto da molte persone che lavorano in Tv, è quello di dimenticarsi che aldilà dell’occhio della telecamera c’è tanta gente che vuole ascoltarti. Ecco questo è il mio consiglio, non dimenticarsi mai del telespettatore e mettersi sempre in secondo piano il più possibile.



Cosa pensi di questo Blog?

UNICO! Grazie Simone, che ci hai dato la possibilità di farci conoscere un po’ meglio!
Finalmente un Blog dedicato solo a SKYTG24.
Continua a seguirci sempre!




giovedì 16 ottobre 2008

Le Interviste de "Il Mondo di Sky Tg24": Simone De Luca

Incontriamo oggi un ragazzo che ha lo sport nelle vene. Intervistando, o meglio chiacchierando con Simone De Luca, 32 enne romano, si percepisce in maniera assoluta il suo Amore per lo sport e per il suo lavoro.


Raccontaci qualcosa di te, dei tuoi inizi e dell'approdo a Sky




Provengo da una famiglia di giornalisti. Mio nonno è stato caporedattore Rai e si è occupato di ciclismo e mio padre Massimo de Luca è attualmente direttore responsabile di Raisport, prima è stato il direttore dello sport a Mediaset e prima ancora era in Rai a condurre la trasmissione mito dei tempi in cui non c’era il calcio in TV: Tutto il calcio minuto per minuto. Non nascondo quindi di essere figlio d'arte e spero vivamente di poter ripercorrere la carriera di mio padre anche se so che sarà quasi impossibile. In ogni caso mi iscrissi alla facoltà di ingegneria perché il mio sogno era di lavorare un giorno in Formula 1. Compresi subito che però che non era la strada giusta per me. Allora mio padre mi chiese cosa volesse veramente fare ed io risposi: il giornalista. Iniziai a Roma a Radio Italia. Venivo pagato poco ma venivo pagato e nel nostro mestiere non è poco. Era il 1997 e seguivo di tutto. Il primo evento importante fu il concorso ippico di piazza di Siena. Nel frattempo mandavo curriculum un po' dappertutto ed iniziai così la collaborazione con il giornale "Il Tempo" dove seguivo la pallavolo e anche, incredibile per un non calciofilo come me, il calcio. Nel 1998 iniziai a lavorare per Rtl Roma e venni mandato a seguire la Tirreno Adriatico di ciclismo. Nel 1999 seguì il giro d'Italia, quel giro d'Italia dove fu cacciato ed estromesso dalle gare Marco Pantani. Fummo i primi a dare la notizia dell'esclusione. Dopo di questo feci anche altre cose: uffici stampa, servizi non sportivi. Insomma volevo provare un po' qualche cosa di nuovo ma compresi subito che volevo tornare a fare il giornalista sul campo. Mi arrivò allora una telefonata di un amico che mi propose di lavorare per un canale del pacchetto Sky chiamato Nuvolari. Era il 2001 e quando lo dissi a mio padre ne fu felice. Nel 2003 ci fu l'approdo a Sky Sport nella redazione romana che, tra le altre cose, si occupa di confezionare lo sport per Sky Tg24 e da allora fino al 2007 mi sono occupato della conduzione delle notizie sportive. Ad oggi invece oltre a condurre faccio anche un po' di telecronache di Formula BMW , Ferrari Challenge e anche la F1, il sogno di una vita da toccare finalmente con mano.

Da chi si impara di più nel tuo lavoro?

Se si ha la voglia e si sa essere umili possiamo imparare da tutti perché ognuno di noi all'interno di una redazione può trarre dall'altro beneficio dall'altro. Ovviamente non posso nascondere che avere dei professionisti dentro casa aiuta molto. Una volta un grande giornalista della Rai, Eugenio De Paoli mi disse:" bisogna ricordarsi che il servizio è di tutti: del giornalista, del montatore, del regista."

Quali eventi da te raccontati ricordi con maggiore emozione?

In primis non posso che dire il Giro d’Italia del 1999 e la squalifica di Marco Pantani o meglio il linciaggio di Pantani. Fu un momento crudo che rimarrà, che ricorderò sempre. Poi la morte di Fabrizio Meoni nella Parigi Dakar del 2005. Andammo nel suo paese natale, Castiglion Fiorentino(Ar). Tutti avevano il lutto nel volto. Il dolore era visibile perché avevano perso un amico, un fratello. Conobbi li, don Buresti che con Fabrizio si occupava di un associazione chiamata “Solidarietà con le mani”. Uno di quei preti speciali, che vivono per gli altri e che si occupava dei paesi africani più poveri.Poi ricordo con piacere la vittoria dell’europeo azzuro di volley e lo scudetto della Piaggio Roma sempre nella pallavolo. Fu una vittoria sul filo del rasoio. In ordine cronologico poi non posso non citare la vittoria nel Gran Premio di Monza di Vettel. Strepitosa.



Conosci molto bene il mondo della F1. Qualche aggettivo per i piloti più importanti?

Raikkonen è di carattere schivo, un po’ orso ma se lo si conosce è una persona gradevole e con un talento ed una bravura unica. Un fenomeno.
Alonso è un ragazzo squisito e simpatico oltre che un bravo pilota, probabilmente il migliore in circolazione attualmente. Intelligentissimo.
Massa è maturato in questa stagione ed è anche lui molto simpatico e alla mano.
Hamilton invece è totalmente costruito. Troppo perfettino per essere vero. Grande talento anche lui ma con poca capacità di reggere la pressione
Voglio citare anche Kubica e Rosberg tra i più talentuosi e naturalmente Vettel. Il più giovane vincitore di una gara di F1. Simpatico e disponibile. Un vero gentleman che ha vinto in condizioni meteo proibitive.E’ veramente forte.

Qual è tra i piloti del passato, il tuo mito?


Gilles Villeneuve. Avevo solo 6 anni quando morì ma mi affascinò molto la sua storia. Forse non sarà stato un campionissimo ma per me rimane un esempio di uomo di sport, cosi come Jean Alesi tra i più recenti. Non ho mai amato Ayrton Senna ma solo perché non ha mai corso per la Ferrari. Oggi, con più obbiettività, riconosco il suo essere un vero campione.

Valentino Rossi ha vinto il suo ennesimo titolo...


Dire qualcosa di originale su Valentino Rossi è praticamente impossibile, che sia un campionissimo non ci sono dubbi, il più forte di tutti nell'era moderna è altrettanto fuori discussione. In assoluto non saprei, Agostini correva su moto che mettevano i brividi e su piste in cui la sicurezza era data da qualche balla di fieno, ha vinto anche al TT e spesso in una giornata scendeva da una moto per salire (e vincere) su un altra di una classe diversa. Era un fenomeno. Ma anche Rossi ha vinto in tutte le categorie, ha dimostrato una capacità di gestirsi, e di gestire le varie situazioni (passaggio di classe, di scuderia, di gommista) che nessun altro avrebbe avuto. Poi a Laguna Seca ha di fatto ucciso le sicurezze di Stoner e con esse il campionato.Ago e Vale sono due piloti che sono sempre caduti poco ma non perchè non guidino al limite ma anzi perchè il limite lo fissano loro, rispettando quello della moto. E' gente che vede un attimo prima degli altri quello sta per accadere e questo fa la differenza. Sempre.



Chi vince il campionato di F1?Un pronostico di Simone..



Meno due alla fine del campionato. Se la matematica è una scienza esatta vince Hamilton. Però l'inglese non è certo quello che merita di più. Un fenomeno come talento e aggressività di guida, un pilota mediocre come capacità di gestire le situazioni e un campionato. Ridate a Massa i punti persi in Ungheria e a Singapore ed ecco che si avrebbe la reale percezione di chi dovrebbe vincere il campionato. E non perchè sia un fenomeno assoluto ma perchè è veloce nel giro secco in qualifica, maturato in gara ed ha la macchina che, a parte pochi casi, è sempre stata la migliore. Ma la f1 non è scienza esatta, magari alla fine vince il caparbio Kubica.Gli unici che fanno veramente la differenza in questo momento sono Alonso (con una Renault inferiore alla concorrenza) e Vettel. E' l'unico pilota degli ultimi anni ad aver vinto una corsa con una macchina non al top. se non bastasse questo: a Monza ci sono state condizioni particolari ma la costanza con cui va a punti (e legna uno come Bourdais ritenuto un fenomeno che in america ha stravinto) ricorda un pilota che si mostrò un fenomeno con la Toleman, un certo Senna, ed anche uno che con una Jordan alla prima gara si qualifica sesto, un certo Schumacher.


A Singapore abbiamo assistito al debutto della Formula 1 in nottura. Esperienza da ripetere?


F1 in notturna? si perchè al di là del circuito (comunque uno dei cittadini su cui si sono visti più sorpassi) le immagini ed il glamour in notturna sono la migliore pubblicità per la F1. Poi non si può negarlo: con la crisi che c'è i soldi (per ora) sono in arabia e i oriente ed allora Ecclestone fa anche bene a seguire il trend. In aggiunta con la gara in notturna rispetta anche le esigenze degli europei. Meglio di così?


Obiettivi professionali per il futuro?



Uno su tutti: poter seguire 2- 3 stagioni di F1 complete, dalla prima all’ultima gara. Sarebbe il massimo.

Cosa fai nel tempo libero?

Cerco di rilassarmi con la famiglia, gli amici.. insomma cose semplici. Amo viaggiare e appena posso scappo. Poi lo sci e il windsurf due mie grandi passioni che coltivo da anni. Poi qualche giro in moto, ma senza correre troppo!

Che consigli da Simone de Luca ai giovani che si avvicinano al giornalismo?


Non credersi mai più importanti di altri, ma apprezzare il lavoro di squadra. Mettere tanta umiltà e non fare il giornalista solo per metterci la faccia. Incredibile a dirsi si può scoprire facendo televisione che la parte più bella del lavoro può essere anche quella dietro le quinte, in una sala di montaggio o accanto all’operatore per scegliere l’immagine migliore per raccontare e rendere vivo quello che si ha in mente.
La cosa più bella del nostro lavoro, per me, è vedere quello che accade e raccontarlo agli altri.



martedì 7 ottobre 2008

Le Interviste de "Il Mondo di Sky Tg24": Raffaella Daino

Un'altra intervista con una donna molto interessante. Raffaella Daino. Eccola:
Raccontaci qualcosa di te e dei tuoi inizi nel mondo del giornalismo

Lavoro da tantissimo tempo; ho cominciato a muovere i primi passi nelle tv locali siciliane nel lontano 1989 . Ero giovanissima, facevo da “spalla” al conduttore di una trasmissione di calcio, su CRT, una tv che ora non esiste piu’. L’anno successivo ci spostammo in un’altra piccola rete, Canale 21 e li’ il direttore mi propose di leggere le notizie. Ai tempi studiavo, finito il Liceo Classico ho fatto la Scuola per Interpreti e Traduttori e poi Scienze Politiche, e in piu’ giocavo a pallavolo a livello agonistico e sfilavo sulle passerelle… Sembra impossibile ma con una attenta organizzazione della giornata sono sempre riuscita a fare di tutto! Pensa che a volte mi ritrovavo a condurre il tg con la giacca elegante sopra, e con la tuta e le ginocchiere ancora addosso sotto!! I privilegi del mezzobusto.. Poi passai a TGS, la piu’ importante tv siciliana, e al Giornale di Sicilia, dove rimasi sette anni, occupandomi di sport, conducendo tg e programmi sportivi e cominciando a scrivere sempre piu’ assiduamente anche di cronaca, fino a quando uno dei tanti colloqui e provini che sostenevo di tanto in tanto a Roma e a Milano ebbe finalmente esito positivo. Nel ’97 mi trasferii a Milano, per un contratto di 4 mesi come autrice e conduttrice di un programma di cinema per Tele +. Pensavo che poi sarei tornata a Palermo, invece rimasi li’ un altro intero anno e poi mi spostai a Roma dove intanto stava per aprire la redazione di INN, canale all news che trasmetteva il telegiornale in diretta per buona parte della giornata. Il richiamo del tg, rispetto al’intrattenimento, era troppo forte, e la scelta si rivelò giusta. Inn mi invio’ negli States un mese dopo l’11 settembre. Le Torri Gemelle, o meglio, le macerie, fumavano ancora. Fu un’esperienza molto intensa… Nel 2003 INN chiuse, per via della fusione tra Tele+ e Stream e io ebbi la fortuna di entrare nel gruppo di giornalisti della nascente Sky Tg 24.

Come sei arrivata a Sky Tg24 e come ti trovi?

Fui uno dei pochi (due appena!) giornalisti che da Inn ebbero la fortuna di superare il colloquio e passare a Sky. E provenire da una realtà cosi simile fu un vantaggio; ero abituata alle edizioni no stop, alla logica dell’aggiornamento costante e della diretta che non si ferma mai. Fu quasi un gioco, a parte gli orari…. La redazione a Sky non chiude mai, i nostri turni sono distribuiti sulle 24 ore, il che significa lavorare notte e giorno…. E io i primi due anni, essendo stata assegnata alle conduzioni dell’alba, ero costretta a svegliarmi alle 3 del mattino.. per sette giorni di fila e con pochi giorni di sosta tra una settimana e l’altra… Era pesantissimo, direi insostenibile, andare a letto alle otto di sera, per una come me abituata a far tardi… Per farla breve, dopo due anni non ce l’ho fatta piu’ e ho chiesto di cambiare settore, rinunciando alle conduzioni e passando alla redazione.

Ti manca la conduzione del Tg?

No, affatto. Per me si è rivelata una scelta giustissima. Non ho affatto ansia di visibilità; di questo lavoro mi piace la ricerca delle notizie, la costruzione dei servizi, il racconto live di quello che accade per strada, fuori dallo studio televisivo. E’ divertente correre con la nostra “Fly”, una piccola e agevole regia mobile, nei posti in cui accade l’evento, essere i primi ad alzare la parabola e ad andare in onda per descrivere e raccontare cosa sta succedendo…

Qual è secondo te la parte più interessante e quella meno della tua professione?

Proprio quella del lavoro “on the road”, appunto. Vivere i fatti e raccontarli, in presa diretta, senza un testo pronto da leggere, lascando molto all’improvvisazione.. quella piu’ noiosa… forse le lunghe attese, che a volte sono inevitabili quando trascorriamo intere giornate per strada..



L’estetica sembra contare anche nel giornalismo. Antonio Ricci ha detto che la bellezza è la priorità per una telegiornalista. Come risponde Raffaella Daino?


Beh è un involucro che non fa che ben confezionare i contenuti. Essere d’aspetto gradevole e’ chiaro che aiuta. Rischiando pero’ di essere banale , penso che non si possa prescindere dalla considerazione che essere solo belle non basta, o meglio si puo’ bluffare, certo, ma non dura a lungo e se non c’e’ sostanza prima o poi si viene scoperte… soprattutto in un lavoro in cui quello che si usa è soprattutto la testa.


Tra le tante notizie che hai dato, i tanti servizi fatti, quali momenti rimangono indelebili?


La cattura di Provenzano..ebbi la fortuna di trovarmi, per un altro servizio, al Tribunale di Palermo quando l’Ansa batté la notizia e dunque feci per prima “irruzione “ nella stanza della procura dove Questore, prefetto e pm stavano festeggiando! E poi ricordo con grande piacere le dirette dalla conferenza sugli uragani alle Bahamas.. Sulla spiaggia, di fronte all’oceano e tra i colleghi delle tv americane! Entusiasmante. Indimenticabile.


Ti spiace che Hillary Rhodam Clinton non abbia vinto le primarie Usa? Per le donne di tutto il mondo sarebbe stato grandioso , non trovi?


L’importante è che abbia dimostrato che ce la si può fare.. Un passo alla volta, in un mondo ancora troppo al maschile…


Quali sono i tuoi obiettivi professionali?


Continuare a raccontare, con onestà e obiettività. Tornare a emozionarmi sempre.


Tempo libero: Come lo passi? A cosa non rinunci?


La musica….. la mia band. Le mie canzoni. Il mio mare, in Sicilia, la mia campagna, gli amici.


Mi citi un libro, una canzone e un film che fanno parte della tua vita?


Libri.. tanti.. non saprei, ricordo che quando, 15 anni fa, lessi Cent’anni di solitudine rimasi cosi colpita… Piu’ che una canzone, anche li’ ce ne sarebbero cosi’ tante, direi un album, Dark side of the moon. Un film.. uhm.. forse il Pianista sull’oceano…


Il tuo legame con la tua terra. Com'è? Ce ne parli?

Il legame con la propria terra e’ sempre forte, e nel caso della Sicilia lo è in maniera viscerale. Sarà la dimensione isolana, l’isolamento che rende possessivi. Si dice che la Sicilia sia come una mamma gelosa che non vuol lasciare andare i propri figli, e quando lo fa,. mette un alto prezzo da pagare. In termini di nostalgia, soprattutto. Quella e’ fortissima. Io vivo fuori dalla Sicilia dal 97 e non sono mai stata più di un mese senza tornare a casa! Adesso per fortuna Sky manda spesso a Palermo come inviata per cui posso tranquillamente continuare a vivere due vite, per cosi dire, a cavallo tra due mondi e due città, senza fare scelte drastiche.. Adesso la mia base è Roma ma sono sicura che, magari quando sarò vecchia, in Sicilia, a vivere, ci tornerò.

Fai parte di una band. Raccontaci qualcosa di come è nato e sviluppato il tutto.

Scrivo e compongo ormai da una decina d’anni. Il mio rapporto con la musica è cominciato tardi ma non si è mai interrotto. E’ un amore fortissimo, e una passione che e’ diventata quasi un secondo lavoro, e mi occupa buona parte del tempo libero. La cosa che più mi affascina e’ la magia che si crea quando prendi in mano uno strumento, nel mio caso la chitarra, cominci a strimpellare e da chissà dove vengono fuori delle melodie, dei suoni, delle dissonanze, insomma delle emozioni che quasi sempre poi diventano canzoni,. Mi succede spessissimo, e cosi nel corso degli anni è venuto fuori un repertorio molto nutrito, di canzoni che ho arrangiato con il contributo dei miei validi musicisti e che sono quelle che suoniamo dal vivo, con la mia band i Pivirama, sia in Sicilia che a Roma, o anche da sola, spesso, nei locali più piccoli, in una dimensione più intimista e soft. E soprattutto da quella magia sono nati due dischi, autoprodotti da me ( il secondo sta per uscire in America ) e un terzo è in cantiere. Il genere? Un post rock che affonda le radici nella psichedelia degli anni 70 ma che viene rielaborato con l’apporto di suoni elettronici su una robusta base elettrica, di impatto e distorta.. e che e’ reso particolare dall’intervento oltre che dei synth anche del violino.. insomma, molta sperimentazione, e molto rrrock.

Ultima cosa: Cosa deve fare un giovane per essere un buon giornalista?


Non c’e’ una regola fissa, o forse si.., essere obiettivi, disposti ad approfondire, senza fermarsi alle apparenze, senza fidarsi dei comunicati ufficiali e delle risposte costruite… cercare sempre la verità, ma oggi sembra sempre piu’ difficile… ho sentito una bella frase qualche giorno fa: “raccontare la verità non è diffamare ma è resistere…”

NB:Per maggiori informazioni musicali su Raffaella Daino

http://www.myspace.com/pivirama


mercoledì 1 ottobre 2008

Le Interviste de "Il Mondo di Sky Tg24": Gaia Mombelli

Qualche giorno fa, ho fatto una bella chiacchierata con Gaia Mombelli, giornalista Sky alla sede milanese. Ecco un estratto..
Allora Gaia, raccontaci i tuoi inizi nel mondo del giornalismo.
Avevo 17 anni e mio padre mi disse…un giorno verrai a lavorare con me..? Una domanda alla quale non sapevo rispondere, ma che mi fece capire una cosa: non potevo immaginarmi dentro un’azienda.. sempre dietro una scrivania..Cosa volevo fare esattamente non lo sapevo, ma mi piaceva scrivere. Così mi diedi subito da fare e chiamai un giornale della mia città “Brescia Oggi”. Ebbi un colloquio ed iniziai..Ricordo ancora il mio primo pezzo. Venne completamente stravolto perché ovviamente non sapevo come si scriveva un pezzo giornalistico.. Ho un paio di anedotti divertenti… Il primo è che ero ancora minorenne appena iniziai la collaborazione e quando il direttore se ne accorse si arrabbiò molto… ma oramai…era tardi perché nel frattempo avevo compiuto 18 anni. L’altro fu quando Papa Giovanni Paolo II ricevette il mio istituto e io scrissi il pezzo, come succedeva sempre, più per farne “uno in più” che per scelta contenutistica.. Io di solito arrivavo sempre un pochino in ritardo a scuola.. diciamo qualche minuto dopo il suono della campanella.. la forneria.. due chiacchiere… Beh, il giorno della pubblicazione del pezzo (che non sapevo) ero particolarmente in ritardo. Salendo le scale che mi portavano nella mia classe c’era tutto il cucuzzaro ad aspettarmi: preside e direttore in piedi con le mani dietro la schiena… Ovviamente immaginavo che per l’ennesima volta mi avrebbero fatto il solito discorsetto sulla puntualità.. la precisione..etc, etc.. invece.. Avevano letto l’articolo a nove colonne su Brescia.. Beh!! Da quel giorno fino alla maturità non sono mai più arrivata puntuale…e non era l’unico privilegio che mi riservarono….
Lo sbarco a Sky Tg24 come è avvenuto?
In quel giugno del 2005 a tutto pensavo tranne che di andare a lavorare a Sky. Mi ero convinta che la mia vita sarebbe stata anche dal punto di vista professionale a Brescia anche perché in quel periodo avevo altre cose in ballo. Feci il colloquio il 27 giugno del 2005 e venni presa per una collaborazione di tre giorni a settimana, ma quella fu l’estate dell’omicidio dei coniugi Donegani e mi chiesero di ampliare un pochino la collaborazione. Alla fine il direttore Carelli propose di sostituire una collega per la maternità..e allora contratto dopo contratto eccomi ancora qui.
Hai avuto miti o meglio punti di riferimento durante il tuo percorso?
Ho sempre stimato Indro Montanelli. Schietto già dall’espressione del viso. Poi sono cresciuta con Gianfranco Funari. Se è vero che spesso non ho condiviso parecchie sue cose, modi di fare etc, devo dire che mi ha fatto capire che c’era spazio per un giornalismo diverso in mezzo a tante voci incontrollate.
Gaia, quali sono per te i pregi e i difetti del tuo lavoro?
Questo è uno dei pochi mestieri che ti fa vivere di fatti, ma anche di emozioni. Si ha l’opportunità di conoscere i grandi della terra e spesso non solo per un’intervista. Capita di poter scambiare con loro due chiacchiere in privato ed è chiaro che è non solo un onore, ma anche un grande privilegio e un’opportunità. Ma ci sono anche i contro: il giornalista, secondo me, troppo spesso è vittima del cinismo. Soprattutto con i fatti di cronaca. Dopo molti casi capita che ci si senta fortemente distaccati. E’ un modo per difendersi, è evidente. Ma troppo distacco fa impressione…



Hai raccontato molti fatti ma qual è quello che ti è rimasto dentro?

Non posso citare solo un fatto ma permettimi di citarne qualcuno:
Una domenica mattina molto presto, verso le sette, incontrai Guglielmo Gatti (condannato all’ergastolo per l’uccisione dei coniugi Donegani). Non era ancora accusato dell’omicidio. Andava a buttare la spazzatura. Volevo intervistarlo..era il maggiore sospettatato in quel momento, ma lui declinò l’invito e si mise seduto su una panchina. Mi misi li anche io e notai il suo abbigliamento. Era agosto ed era un caldo afoso. Lui aveva pantaloncini e camicia ma portava le classiche ciabatte invernali con i bordi di lana. Un particolare che mi colpì, ma che mi fece anche riflettere sulla psiche di Gatti.
Poi non dimentichero’ mai quando entrai nella casa del piccolo Tommaso Onori e in particolare nella sua cameretta. Provai mille sensazioni diverse, mi sentivo soffocare. Difficile anzi impossibile descriverle. Ma non potrò dimenticare mai quella sensazione.
Poi ci furono i 7 omicidi in un mese e mezzo nel 2006 a Brescia. Sembrava impossibile. Inizio’ con Hina, la ragazza pachistana uccisa dai suoi parenti e si conclusero’ con la strage della famiglia Cottarelli. Ogni giorno accadeva qualcosa. Quando ci avvisavano che era accaduto un omicidio nuovo credevo sistematicamente che fosse uno scherzo…

L’ultimo episodio che voglio citare è quello che mi ha in parte commosso. L’intervista e i giorni passati a Ponte di Legno con Umberto Bossi. Io non seguo molto la politica. Ma quello di Ponte non è il solito Bossi che siamo abituati a vedere in tv o a leggere sui giornali. E’ una persona assolutamente alla mano che ride scherza con una semplicità sorprendente. Non me lo aspettavo così. Non me lo aspettavo così affettuoso.. E poi, tranquillizzando i detrattori, è pieno di forza nonostante le sue condizioni di salute precarie.

Un mese alle elezioni Usa. Chi vince?

In America non votano gli europei e quindi potrebbe vincere John McCain. L’Europa è innamorata di Obama. Certo sarebbe bello vedere un afro americano alla guida degli States anche se io avrei preferito una donna. Staremo a vedere. I media però ci hanno fatto conoscere troppo la figura di Obama e poco la sua sostanza.

Obiettivi Professionali a medio raggio?

Obiettivi professionali? Potrei solo fare questo lavoro perché è nel DNA. Non so credimi dove sarà Gaia Mombelli fra 3-5 anni. Forse ancora a Sky o forse no. Di certo, qualunque cosa starà facendo, la farà con l’occhio del giornalista.



Sento forte il legame con la tua terra ?
Si sono legata alla mia terra. Troppo legata oserei dire. E’ una contrapposizione fortissima con il mio mestiere che è così cosmopolita. Ma quando posso fuggo da Milano e torno a casa. Mi sembra addirittura di riuscire a dormire meglio.. Amo stare con i miei amici e le persone care.

Ho dei seri dubbi che tu abbia tempo libero..se così non è come lo passi?

Sono anti sportiva per eccellenza..L’unico sport è quello di parlare! Scherzi a parte ho poco tempo libero come dici tu, ma se posso amo cucinare torte e regalarle. Perché io sono a dieta costante. Poi altre cose normali..leggere, cinema e la musica.

La domanda alla quale tengo di più. Cosa direbbe Gaia Mombelli ad un giovane che vorrebbe diventare giornalista?

Se un giovane viene da me e mi chiede “Vorrei diventare giornalista, che consigli mi dai?”, rispondo: sei già sulla buona strada perché sai quello che vuoi. Oggi è vitale sapere quello che si vuole dalla vita. Poi gli/le direi che lo aspetteranno anni difficili dove si guadagna poco e si lavora tanto. Le scuole di giornalismo oggi sono fondamentali perché ti permettono di fare stage nelle redazioni. Ma la cosa più importante credo sia mettere da parte la presunzione di saper fare questo mestiere. Si impara sempre, giorno dopo giorno, pezzo dopo pezzo, anche dopo anni e anni. Ogni fatto che raccontiamo è diverso dall’altro. Poi, chi ama questo mestiere lo fa anche nelle piccole redazioni locali. Non sono giornalisti di serie B, anzi! Spesso lì ci sono dei talenti veri che magari non sono arrivati al top solo per strane vicissitudini della vita oppure per scelta. Se sei in un grande giornale tendi a diventare un semplice numero. Nelle redazioni locali invece puoi ritagliarti un ruolo.

domenica 28 settembre 2008

Marco Piccaluga ci racconta Pechino 2008

Marco Piccaluga, conduttore della fascia serale del Tg di Sky e inviato alle Olimpiadi Estive in Cina ad agosto, ci racconta proprio qualcosa su questa esperienza. Leggiamo cosa ci dice.


Ciao Marco, allora innanzitutto la tua impressione su Pechino, Com’è?


Ho trovato Pechino molto diversa da come me la immaginavo. E da quello che ho sentito, da quello che si immaginavano un po’ tutti gli inviati delle varie testate. L’aria è cambiata molto negli ultimi sette anni, da quando hanno cominciato il restyling per le Olimpiadi. Niente più hutong (i vicoli caratteristici della vecchia città, che sopravvivono solo in alcune zone), ma strade a scorrimento veloce a sette corsie, niente più biciclette (poche) e molte auto. Molto ordine, molta pulizia, molta precisione. Il cinese, da questo punto di vista, è qualcosa a metà tra il tedesco e lo svizzero. La parte meridionale della città è rimasta un po’ tagliata fuori da queste migliorie portate dai Giochi, ma complessivamente ne ho ricavato una buona impressione. Pechino è ormai una metropoli internazionale. Nota negativa per la qualità dell’aria. Non è una leggenda metropolitana: la nebbia avvolge tutto dalla mattina alla sera, anche col sole. Lo smog è impressionante, si ha sempre l’idea di essere sporchi e appiccicosi. Faceva molto caldo ed era molto umido: condizioni che non aiutano.

I giochi da qui sono sembrati favolosi. Gli impianti, l’organizzazione..insomma tutto. E da li?

I Giochi sono stati organizzati in maniera impeccabile. Un’operazione meticolosa, non solo di facciata come era stato per Atene2004 (quando tutti i cantieri che non erano stati chiusi in tempo erano stati “incartati” e nascosti al pubblico). Qui tutto era pronto da mesi e funzionava alla perfezione. C’era il quadruplo del personale necessario. Tutto girava a meraviglia. Volontari, esercito, cittadini, organizzatori: tutti sempre pronti ad aiutare, disponibili fino all’eccesso, efficienti. Gli impianti mi hanno sorpreso per bellezza e funzionalità. La logistica non ha fatto una piega. I trasporti, nemmeno. Ad Atene2004 la sicurezza era stata spacciata per qualcosa senza precedenti: sbagliavano. I pochi agenti che si vedevano in giro facevano controlli di routine, ma senza mai scomporsi troppo. A Pechino i controlli erano quasi asfissianti. Gli impianti, blindati. Non per un solo attimo abbiamo avuto l’impressione di trovarci in pericolo o che qualcosa potesse andare storto. Mai.

La spedizione azzurra ha raccolto qualcosa meno di quello che si sperasse. Secondo Marco Piccaluga le medaglie più belle quale sono state?

Le medaglie che mi sono piaciute di più sono quelle inaspettate. Personalmente mi sono rimasti nel cuore l’oro di Minguzzi nella lotta Greco Romana, quello della Quintavalle nel Judo, l’impresa di Schwazer nella marcia e l’ultimo oro di Cammarelle nel pugilato.

Phelps, Bolt, Isynbayeva…questi tre nomi sono stati i nomi più blasonati dalla stampa tutta. Ovviamente aggiungo…un tuo parere su tutti e tre? E Altri nomi che porterai nei ricordi?

Phelps è stato qualcosa che non potrà essere ripetuto. Ma è stata una cavalcata annunciata che si è concretizzata giorno dopo giorno. Un po’ ce lo aspettavamo e questo, almeno per me, lo fa scivolare un po’ in secondo piano. La Isynbayeva è più un' attrice consumata che un’atleta, ormai. Il suoi tentativi di record dopo aver mandato a casa tutte le altre mi hanno impressionato. Sembrava una recita. Solo che alla fine ha fatto qualcosa di unico. Devo dire che mi ha emozionato. Niente invece è comparabile a quello che ho provato (da ex centometrista…) quando ho visto arrivare Bolt sulla linea del traguardo alla fine di quei cento metri storici e irripetibili. Ero a pochi passi dall’arrivo. Ai sessanta metri abbiamo tutti capito che avrebbe vinto lui. Ma vederlo umiliare i più veloci del pianeta a quel modo è stato incredibile. Scarpa slacciata, braccia aperte. Il cronometro, prima della comunicazione ufficiale a 9’.69’’, segnò 9’.68’’. Mostruoso, pensai, e mi sorpresi con la bocca aperta e gli occhi sgranati. Come il resto dei colleghi accanto a me. Lo penso ancora.

Domanda d’obbligo…i diritti in Cina. Il tuo punto di vista?

Se ne è parlato troppo poco, con la scusa che lo sport non c’entra con la politica. Ma alla fine mi sono convinto che la ventata di novità che ha investito il paese porterà comunque cambiamenti positivi.
L’importante è il risultato. Credo che i Giochi siano serviti.
Una cosa ho ammirato nel popolo cinese: il senso dell’autorità che qui da noi è morto e sepolto da tempo. E che fa funzionare tutto come un orologio svizzero. Un po’ più di disciplina non guasterebbe anche in Italia.

mercoledì 24 settembre 2008

Le Interviste de "Il Mondo di Sky Tg24": Gabriele Barbati





Difficoltoso è stato trovare un contatto con il giornalista più girovago del mondo, ma grazie a qualcuno, finalmente una bella chiacchierata con Gabriele Barbati, visto spessissimo negli ultimi mesi su Sky Tg24 dove collabora dalla Cina.





Raccontaci prima di tutto qualcosa di te

Sono in un Internet point a Kashgar, profondo ovest cinese, a una manciata di chilometri dal Pakistan. Sono arrivato qui dopo venti giorni di viaggio in autobus e treno da Pechino, in mezzo ai mussulmani cinesi e poi tra gli allevatori di yak della minoranza kirghiza. Le immagini sono sul mio blog di cui, e ringrazio Simone, trovate il link in questa pagina. Ecco un esempio di quello che sono e che mi piace fare.

Come nasce la tu collaborazione con Sky Tg24?

Nel giugno di due anni fa, dovevo decidere dove spendere il secondo stage previsto dalla mia scuola di giornalismo. Per varie ragioni ho deciso, “di pancia”, di andare all’estero e provare a lavorare da li’. Ho scelto la Cina e sapevo che Skytg24 cercava un collaboratore/corrispondente da li. Al direttore Carelli l’idea e’ piaciuta.


Hai dei miti, dei giornalisti che ammiri, non so anche del passato?



Ho sempre ammirato chi parte per andare a lavorare sul campo. A differenza del giornalismo di una volta, oggi accade sempre di meno, per mancanza di interesse e denari, anche nel caso delle grandi testate. Per questo ho collezionato tra i miei modelli una serie di freelance, spesso autori al contempo di testi e foto. Guardando al passato, senz’altro, prima per i suoi lavori e poi per i suoi libri, Tiziano Terzani.

Ti abbiamo seguito negli ultimi mesi, sia prima che durante i giochi Olimpici. Ci hai illustrato la Cina. Qual è il tuo parere su questa nazione immensa?

Credo che conosciamo un decimo di questo Paese. Abbiamo visto le luci delle Olimpiadi e prima gli scandali dei cibi contraffatti e dei diritti negati. Nei prossimi anni vedremo maturare definitivamente la classe media cinese e dunque le richieste anche politiche della gente comune. Allora il Partito unico che guida la Cina dovra completare il cambiamento intrapreso negli ultimi trent’anni. Stiamo a vedere.

Dei tanti servizi da te fatti, quale sono quelli che maggiormente ti sono rimasti dentro?

I giorni trascorsi nella Cina meno nota, tra la solidarieta e il patriottismo degli sfollati del Sichuan, dopo il terremoto di maggio.

La questione dei diritti umani in Cina è sempre stata in prima pagina durante i Giochi. Ora molti temono un appanno sull’argomento. Il tuo pensiero?


Sui diritti umani non e’ cambiato nulla negli ultimi anni. Il caos sollevato giustamente in vista dei Giochi non ha cambiato minimamente l’atteggiamento delle autorita’ cinesi. Qui e’ in corso un processo guidato dall’alto, in cui il partito comunista cerca di modernizzare il paese rimanendo al potere. I cambiamenti verranno solo quando un miliardo di cinesi chiedera diritti e il partito, soprattutto sulla spinta dei leader piu giovani, li concedera.

I giochi Olimpici visti i tv sono stati bellissimi. Dal vivo penso ancora meglio. Quali imprese sportive italiane o non ti va di menzionare?

Sono rimasto impressionato piu dalla macchina da guerra “sportiva” preparata dalla Cina. Ha dominato il medagliere stracciando gli avversari. Come imprese individuali, non posso che citare la Giamaica e Usain Bolt, piuttosto che l’Italia. Le finali dei 100 e dei 200 metri, li nelle prime file del Nido d’Uccello, sono state memorabili.

Quali sono i tuoi obiettivi futuri?

Continuare a girovagare per l’Asia.

Il tempo libero di Gabriele: esiste? Se si cosa ami fare?

Leggere, guardare tutti i film piu recenti disponibili in dvd in Cina a circa un euro, pensare il prossimo viaggio da fare.

Cosa ti senti di dire ad un ragazzo che vuole intraprendere il giornalismo?


Gli direi di non aspettare le cose, ma di andare a prendersele. Il meglio, come e’ stato insegnato a me a suo tempo, e’ essere giornalisti completi: sapere scrivere per la stampa, saper parlare in radio, sapere fare televisione. Dopodiche imparare anche la parte tecnica, ad esempio fotografare o girare e montare immagini. A saper fare tutto da soli, non mancheranno mai le occasioni e il lavoro.