martedì 31 marzo 2009

Le interviste de " Il Mondo di Sky Tg24": Martina Riva


E' la volta di Martina Riva,friuliana, giornalista esperta di spettacolo. Con lei parlaimo di Oscar, cinema e tanto altro!
(Ringrazio per la stesura delle domande una mia cara amica)

Raccontaci qualcosa di te e dei tuoi primi passi nel mondo del giornalismo…

Quante ore abbiamo? Purtroppo noterete che non ho un grande senso della sinstesi, ma in questo caso mi sforzero’ di limitare al minimo le informazioni da darvi. Diciamo che ho sempre avuto una propensione per la parola scritta e l’esposizione pubblica, tanto che gia’ alle elementari venivo scelta dalle maestre per presentare le recite o le esibizioni delle varie classi. Ho cominciato a pubblicare i miei primi articoli sul giornalino delle Medie, e poi sulla rivista universitaria “Cinergie”. Il salto vero l’ho fatto dopo la Laurea in Conservazione dei Beni Culturali (con tesi in Storia del Cinema), quando sono andata a Los Angeles e a UCLA ho frequentato una Extension (sorta di Master) in Print and Broadcast Journalism. E’ stata un’esperienza fondamentale, dal punto di vista umano, naturalmente, e professionale. Ho avuto come docenti reporter e direttori di testate, che hanno fatto fare a me e ai miei compagni esperienza sul campo! Grazie a loro ho cominciato a scrivere sui siti americani di cinema e alcuni miei articoli sono stati pubblicati anche sul quotidiano Philadelphia Daily News e su altri giornali locali (cosa che, per un’italiana di madre lingua, non e’ certo cosi’ scontata!). La cosa piu’ importante e’ che ho avuto la possibilita’ di fare due stage, il primo a KCET (una TV pubblica californiana), il secondo a KTLA, network del gruppo Warner. Quest’ultima esperienza, trasformatasi in lavoro dopo due sole settimane di stage, mi ha permesso di venire a contatto con Sam Rubin, uno dei piu’ importanti reporter di spettacolo degli Stati Uniti, e di inziare a frequentare il mondo dei junket, delle prime, dei tappeti rossi e dei premi importanti. Ho lavorato li’ per tre anni, fino a quando e’ arrivata nella mia vita SKY TG24…

Come sei arrivata a Sky?

Si potrebbe dire per caso e per grande fortuna…anche se io non credo nelle coincidenze e sono convinta che la fortuna vada cercata e costruita! Ero tornata in Italia da Los Angeles per far visita ai miei (che non vedevo da un anno e mezzo). Portai con me dei curriculum e degli show reel con un po’ del lavoro da me svolto a KTLA…tanto per non tenere chiusa nessuna porta, per vedere che aria tirava in Italia nel caso in cui avessi deciso di rimpatriare… Iniziai a farli vedere a varie TV (Mediaset, La7, Coming Soon TV) e a produzioni indipendenti. Poi, durante un viaggio a Roma con papa’ (lui lavorava, io facevo colloqui) ebbi la fortuna di incontrare in un negozio di mobili (papa’ vende cucine!) Silvia Mazzucco. Le feci vedere i miei lavori, le consegnai un mio curriculum e tre mesi dopo tornai in Italia per il colloquio vero e proprio con il Direttore Emilio Carelli e il vicedirettore Ivano Santovincenzo. Due settimane piu’ tardi affrontai il test sul campo: coprii in diretta da Santa Maria (due ore a nord di Los Angeles) la fine del processo a Michael Jackson. Era il 13 giugno del 2005, ricordo benissimo la paura, l’emozione, l’agitazione di quella giornata. Il 22 agosto 2005 e’ stato il mio primo giorno di lavoro nella redazione spettacoli di SKY TG24 a Roma!

Cosa pensi di questo Tg così imponente?

Sono orgogliosa di far parte del team di SKY TG24. Ritengo il nostro sia un telegiornale completo, innovativo, veloce, fresco, giovane, e mi fa piacere verificare quotidianamente come sempre piu’ addetti ai lavori ci seguano e ci facciano i complimenti per il nostro lavoro. Adoro il fatto di poter essere sempre sulla notizia e di arrivarci per primi. Mi dispiace solo che lo spazio dedicato allo spettacolo non sia abbastanza (fosse per me ci sarebbero piu’ speciali, piu’ approfondimenti, piu’ dirette, piu’ rubriche), ma il mio e’ ovviamente un giudizio di parte…

Hai avuto miti o punti di riferimento, insomma qualcuno che avresti voluto emulare?

Da un punto di vista umano i miei punti di riferimento principali sono sempre stati e rimangono i miei genitori e il mio nonno Dodo (e’ lui che dall’alto continua a proteggermi, qualunque cosa io faccia). Nel mondo del giornalismo sono cresciuta osservando e nutrendo una grande ammirazione per Gianni Mina’: sin da piccola ho imparato a seguire i suoi reportage e le sue inteviste, rimanendo sempre molto affascinata dalla sua capacita’ di relazionarsi con chiunque in modo confidenziale, diretto e semplice. Per quanto riguarda l’ambito specifico del giornalismo di spettacolo, devo confessare di studiare da sempre con grande ammirazione il lavoro di Anna Praderio. Quando da ragazzina la guardavo coprire eventi come i Festival o gli Oscar fantasticavo pensando: “Chissa’ come dev’essere bello poter seguire quegli eventi da vicino...come mi piacerebbe poter essere al suo posto”. Ti lascio immaginare la mia soddisfazione e quasi incredulita’ quando il tutto si e’ avverato! Ancora oggi quando vado al lavoro a volte mi chiedo se stia veramente accadendo!

Ti occupi di spettacolo a 360 gradi. Come nasce la passione?

Confesso di essere una persona molto fortunata... I miei genitori sono giovani e giovanili, grandi appassionati di cinema e letteratura, vivaci viaggiatori e curiosi visitatori. Credo di aver ereditato (o meglio assorbito) da loro la tendenza a leggere, studiare, vedere, esplorare. In casa mia sono sempre circolati moltissimi libri, tanti dischi (niente musica classica ma tutto il meglio del pop e rock italiano e internazionale) e un numero esagerato di film! La passione nasce sicuramente da li’, aiutata dal fatto che mio papa’ per anni ha organizzato concerti, mostre ed eventi culturali per la locale Pro Loco...inevitabile rimanere coinvolti! Che altro dire, sono del segno dei Pesci quindi la sensibilita’ artistica e’ del tutto innata in me!



E’ risaputa la tua passione per Kubrick. Ti va di parlarcene?

La mia passione per Stanley Kubrick nasce dalla visione di ARANCIA MECCANICA, film che i miei genitori mi avevano spesso descritto come un capolavoro. Devo ammettere che la prima volta che lo vidi in VHS (appena compiuti i 18 anni) non riuscii ad arrivare fino in fondo, interrompendo anzi la proiezione a 10 minuti dall'inizio. Quelle prime scene mi avevano impressionato per la loro violenza, crudezza, realismo, ma avevano lasciato dentro di me un senso di potenza visiva, di perfetta composizione dell'immagine, di accuratezza dei dettagli (ero rimasta particolarmente toccata dalle scelte musicali). Pochi giorni dopo riaffrontai la visione arrivando fino in fondo e rimanendo del tutto innamorata dall'opera. Dopo quel film iniziai a vedere tutte le altre pellicole di Stanley, mi appassionai di musica classica (di Beethoven in particolare) e al momento opportuno scelsi di sviluppare la mia tesi di Laurea in Storia del Cinema su uno dei suoi film: naturalmente la mia scelta principale ricadde su ARANCIA MECCANICA, ma il mio relatore mi suggeri’ di cambiare pellicola privilegiandone una che fosse un po’ meno conosciuta e studiata. Alla fine realizzai una tesi sperimentale comparativa su LOLITA, altro grande capolavoro del Maestro newyorkese.



C’è qualcuno che oggi può essere ritenuto un nuovo Kubrick?

Domanda difficile… A mio parere ci sono molti registi di talento e grandi capacita’: tra i giovani mi piacciono molto Christopher Nolan, Baz Lurhman, Kevin McDonald, Todd Haynes, Danny Boyle che seguo da ben prima di SLUMDOG MILLIONAIRE; tra i “classici” inutile citare i vari Clint Eastwood, Woody Allen, Ron Howard, Martin Scorsese. Non credo ci sia un erede di Stanley Kubrick…secondo me un cineasta che ha molte delle caratteristiche che furono tipiche del genio del Bronx e’ oggi Michael Mann.

Hai seguito gli Oscar. L’esclusione di Gomorra ti ha stupito?

Istintivamente si’! Quando e’ arrivata la notizia dell’esclusione del film di Matteo Garrone ci sono rimasta veramente male! Non me lo aspettavo proprio, anche perche’ durante il lancio del film negli Stati Uniti, lo scorso novembre, mi trovavo proprio a Los Angeles, e ho potuto vedere di persona l’entusiasmo con cui il film era stato ricevuto oltreoceano. Ragionandoci su, pero’, mi sono resa conto che la giuria incaricata di selezionare la cinquina di film per la categoria Miglior Film in Lingua Straniera e’ composta perlopiu’ da persone avanti con gli anni, alle quali magari la sperimentazione cinematografica, l’uso di linguaggi espressivi nuovi e l’utilizzo di strutture narrative non lineari interessa meno di una sceneggiatura bella e ben raccontata. Non credo l’elemento di italianita’ dovuto al tema del libro e del film sia stato determinante per l’esclusione di GOMORRA: non si spiegherebbero altrimenti il grande successo ottenuto dal film a Cannes, agli EFA, le nomination ai Golden Globes, ai BAFTA ecc…



L’incetta di statuette fatta dal film di Boyle, The Millionaire ha lasciato un po’ tutti a bocca aperta. Cosa ne pensi?

Premetto che amo Danny Boyle, e lo seguo da tempi ancora poco sospetti, cioe’ da quando usci’ TRAINSPOTTING nel 1996. All’epoca stavo facendo l’Erasmus a Bristol e ricordo benissimo l’entusiasmo di tutti per quella pellicola… Dopo averla vista iniziai ad appassionarmi dell’opera del regista, tanto da visionare tutti i suoi film (da SHALLOW GRAVE in poi) e da diventare una delle piu’ accanite fan di uno dei suoi attori feticcio, Ewan McGregor. SLUMDOG MILLIONAIRE mi e’ piaciuto e mi ha emozionato: ho ritrovato tanti elementi tipici del cinema di Boyle (la grandissima cura nella scelta della colonna sonora, il montaggio veloce, lo stile movimentato e vivace, le inquadrature “a sorpresa”), ma in generale credo il film sia stato un po’ sopravvalutato… 8 Oscar sono forse un po’ troppi per un film di cui, credo, difficilmente ci ricorderemo tra un paio d’anni.

E’ uscito da poco nelle sale “Gran Torino” diretto e interpretato dal sempreverde Clint Eastwood. Ti è piaciuto?

Ammetto di aver pianto al termine del film. Mi e’ piaciuto molto, mi ha emozionato, commosso, convinto sotto ogni aspetto. A 78 anni il mitico Clint ha ancora l’energia e la grinta per prendersi in giro, con un’interpretazione che sbeffeggia quell’Ispettore Callaghan che lo rese celebre. Impeccabile la regia, comprensibile il fatto che il film non si sia guadagnato nemmeno una nomination agli Oscar: troppo politicamente scorretto per un’America in cui l’uguaglianza tra etnie e’ ancora lontana. Insomma, un’opera decisamente matura per un artista che, si spera, non abbandonera’ la recitazione per dedicarsi solo alla regia come ha promesso…



Il cinema italiano è spesso sotto l’occhio del ciclone perché alterna cose molto belle a cose molto brutte. Sei d’accordo?

Abbastanza, purtroppo… Il talento non manca in Italia, cio’ che manca sono forse i mezzi, sia da un punto di vista organizzativo che da un punto di vista produttivo. Non sono certo un’esperta del settore, ma la mia esperienza di 5 anni a Los Angeles mi ha fatto rendere conto di come negli USA le cose funzionino un po’ meglio anche nel mondo del cinema: non voglio dire che la’ ci sia piu’ serieta’, ma forse tutto viene fatto con un maggior rispetto delle regole, con piu’ rigore e controllo. Credo che in America il cinema sia (e venga da tutti considerato) una vera e propria industria, mentre in Italia abbiamo forse la tendenza a considerarlo piu’ come una forma alta di artigianato che come un reale tipo di industria. Certo, anche il fatto che negli States molti piu’ capitali vengano investiti nella cinematografia e’ un fattore da tenere sempre ben presente…

Dimmi i 5 film che tutti dovrebbero vedere secondo Martina Riva

Mmm... Non sono un critico cinematografico ne’ un’insegnante di Storia del Cinema, quindi indichero’ alcune opere che mi hanno colpito moltissimo e che mi hanno insegnato a capire meglio quest’arte cosi’ affascinante.

- ARANCIA MECCANICA di Stanley Kubrick

- APOCALYPSE NOW di Francis Ford Coppola

- TAXI DRIVER di Martin Scorsese

- 8 1/2 di Federico Fellini

- SE7EN di David Fincher

I 5 album che porteresti sempre con te?

Solo 5? Premetto che senza musica non so stare, e che pur avendo dei punti di riferimento musicali ben precisi, le mie “fissazioni” cambiano abbastanza spesso. Quelli che ti indico sono 5 album che non mi stanco mai di ascoltare e riascoltare.

- OCTOBER, U2

- THE WALL, Pink Floyd

- IN RAINBOWS, Radiohead

- ZIGGY STARDUST, David Bowie

- IN YOUR HONOUR, Foo Fighters

Cosa fa Martina Riva nel free time?

Indovina un po’? Lo so, rischio di diventare monotona, ma nel mio tempo libero mi dedico ai film, sia a quelli in sala che all’home video! A parte questo, cerco di vedere (o almeno di sentire) gli amici che per mancanza di tempo non riesco a incontrare durante la settimana. Mi faccio grandi passeggiate con il mio I-pod carico, giro per mostre e leggo le mie riviste preferite (prima fra tutte EMPIRE)

Infine..Un consiglio a chi vuole diventare giornalista?

Pazienza, determinazione, convinzione, coraggio. L’importante e’ crederci sempre, non mollare mai, soprattutto quando ti sbattono le porte in faccia! Un unico consiglio: imparare bene le lingue, piu’ se ne conoscono (in maniera seria), meglio e’!

mercoledì 11 marzo 2009

Le interviste de " Il Mondo di Sky Tg24": Massimo Postiglione

Incontriamo, mi permetto di dirlo, un grande corrispondente, Massimo Postiglione. Con lui abbiamo parlato di fatti successi in una delle sue regione di competenza, il Piemonte (l'altra è la Valle D'Aosta).


Raccontaci qualcosa di te e dei tuoi inizi.

Diciamo che tutta la parte fino al Diploma ve la risparmio! Cominciamo dalla scelta dell’Università. Che pure non è stata facile. Ero indeciso tra Giurisprudenza e Chimica, due facoltà non proprio affini... Da una parte la chimica mi piaceva moltissimo, pur avendo fatto il liceo classico e quindi non avendola approfondita troppo, dall’altra c’era in me una volontà forte di fare il magistrato. Ero combattuto. Alla fine ha prevalso Giurisprudenza. Ma non per molto. Dopo un anno e mezzo circa, infatti, quasi per caso, ho scritto il mio primo articolo su un quotidiano locale di Salerno, la mia città. Mai avevo scritto un articolo prima, mai avevo pensato di fare il giornalista. Ma ricordo ancora l’emozione di quella mattina: andai a comprare il giornale in edicola senza troppe speranze che davvero il mio articolo venisse pubblicato. Poi lo vidi, lo lessi, c’era la mia firma sotto. Ero felicissimo. Iniziò una collaborazione durata solo due mesi, perché poi iniziai a lavorare in una televisione privata di Salerno: Tv Oggi. E’ stata di certo la mia palestra migliore. Lì ho lavorato per 6 anni facendo di tutto: servizi per il tg, conduzioni (più di 1000), trasmissioni, speciali, ecc… Tutto sempre in diretta. Quest’abitudine alla diretta mi ha aiutato molto, poi, a SkyTg24.

Ho continuato a studiare e lavorare durante l’università. Dopo la laurea in Giurisprudenza, ho fatto il concorso per entrare alla scuola di giornalismo dell’Università Cattolica di Milano. L’ho vinto e in due giorni, nell’ordine: ho dato le dimissioni dalla tv in cui lavoravo, sono partito per Milano, ho cercato casa e ho iniziato la Scuola. Che dura due anni.



L’approdo a Sky?

E’ stata la conseguenza e al tempo stesso il motivo della scelta di frequentare la scuola di giornalismo. Ero arrivato a 28 anni a fare di tutto nella tv privata in cui avevo iniziato. Non avevo più stimoli, volevo qualcosa in più. Ho mandato curricula in tutte le redazioni giornalistiche nazionali, ma non ho ricevuto mai nessuna risposta. Allora ho pensato che l’unico modo per entrare in questo mondo fosse usare, con discrezione, la porta di servizio. Sapevo che le scuole di giornalismo proponevano degli stage nelle varie redazioni. Questo mi ha spinto a fare il concorso per la Cattolica. Poi devo anche dire che la Scuola mi ha insegnato moltissimo. Avevo solo la pratica, lì ho appreso la teoria e le tecniche. Devo molto ai due anni trascorsi nella Scuola e devo tanto ai professori. Tutti bravissimi.

Il primo stage è stato al Tg4, a Milanodue. E’ andato molto bene. Ho firmato più di cento servizi in tre mesi (da luglio a settembre 2004). Un’esperienza estremamente formativa: 90 giorni di lavoro senza mai un riposo! Una pressione devastante. Il mio primo vero contatto con l’informazione nazionale. Ne sono uscito vivo…

Poi nelle successive vacanze di Natale ho iniziato uno stage nella redazione di Milano di SkyTg24. Un mese. Anche qui un’esperienza molto bella. Un modo completamente diverso di fare informazione. Sempre i primi ad arrivare sulle notizie, ad essere sul luogo dell’evento. Dopo quel mese di stage sono riuscito a “strappare” un contratto di collaborazione per sei mesi. Frequentavo ancora la scuola di giornalismo, quindi potevo lavorare solo nel fine settimana, dal venerdì pomeriggio alla domenica sera. E’ stata dura non fermarsi mai, ma molto entusiasmante. Ricordi quegli stimoli di cui parlavo prima? Bene, li ho ritrovati con gli interessi…



Sei corrispondente dal Piemonte, ma non sei piemontese. Come ti trovi i questo ruolo?


Oramai non ci faccio nemmeno più caso. E’ da tre anni e mezzo che lavoro a Torino e mi sono ambientato. Non è stato facile però. Ricordo quando sono arrivato, nel luglio del 2005. Lavoravo ancora nelle redazione di Milano quando il direttore, Emilio Carelli, mi ha chiesto di trasferirmi a Torino. Mi proponeva non più una collaborazione, ma un vero e proprio contratto giornalistico. “Tanto non ti sradico dalla tua città –mi ha detto – non sei di Milano. Hai due giorni per pensarci!”. In realtà io ho deciso subito. Non ho avuto dubbi: ho accettato immediatamente, anche se mi è dispiaciuto lasciare i miei colleghi di Milano. Con loro, tecnici e giornalisti, mi trovavo benissimo. Tutti mi avevano accolto con grande gentilezza e affetto.

Anche in questo caso il trasferimento è stato repentino. All’inizio non avevo nessun contatto qui a Torino, non conoscevo nessuno. Anzi, per dirla tutta, a parte un giorno passato in questa città quando avevo 8 anni, a Torino non c’ero mai stato. Ora mi sento molto più a mio agio. Sono riuscito a costruirmi una buona rete di contatti e ora posso dire di essere torinese a tutti gli effetti, o quasi. Tra l’altro Torino è una bella città; le manca solo il mare! E il Piemonte e la Valle d’Aosta, le due regioni di mia competenza, sono ricche di posti splendidi.





Hai raccontato molteplici fatti. Quali ad oggi quelli che ritieni più emozionanti e anche più forgianti?


Di sicuro ricordo con emozione i due mesi passati in val di Susa per la Tav. Era proprio all’inizio della mia esperienza torinese. In quel periodo, con Andrea, il cameraman della redazione di Torino (all’inizio c’era solo lui) ne abbiamo passate tante. Eravamo sempre in mezzo alla protesta. Ci siamo presi pietre addosso, spinte, calci, insulti. Abbiamo dormito pochissimo in quei due mesi e in alloggi che con un eufemismo definirei “poco ortodossi”, ma ci siamo tolti le nostre soddisfazioni, confezionando anche uno speciale.

Un altro servizio che mi ha regalato grande soddisfazione è stato quello sui “bambini delle fogne”: la storia dei pusher magrebini che qui a Torino per sfuggire a polizia e carabinieri si gettavano nel Po e si nascondevano nelle fogne. E’ stata la mia prima vera inchiesta da quando lavoro come corrispondente in questa città.

Se poi parliamo di emozioni, allora la tragedia della Thyssenkrupp è stato il “fatto” più forte che ho dovuto seguire e raccontare. Scene che è difficile riuscire a dimenticare e ancora più difficile riuscire a trasmettere a chi è a casa. La storia più cruda, più triste che mi sia mai capitato di dover seguire. Solo pochi giorni fa sono state trasmesse in aula, durante il processo ai dirigenti della multinazionale tedesca, le immagini immediatamente successive al rogo, girate dalla Scientifica. Terribili. Impossibile poterle far vedere interamente in televisione. E poi, la tristezza dei parenti. La rabbia. Le lacrime. Emozioni che non si dimenticano.



La tragedia della Thyssenkrupp è ancora viva. Un tuo pensiero sul processo all’azienda.


Sì è ancora viva. Vivissima soprattutto qui a Torino dove in ogni famiglia c’è almeno un parente operaio. E quello che è successo ai sette ragazzi della Tyssen sarebbe potuto capitare a qualsiasi altro operaio. Il processo lo sto seguendo. Siamo solo alle prime udienze e sono fiducioso. La Corte è puntigliosa, seria, scrupolosa, vuole arrivare alla verità. Se dovessero essere accertate le responsabilità dei dirigenti della fabbrica e passasse la tesi della procura di “omicidio volontario”, saremmo di fronte ad una sentenza storica. E sono certo che tutti i datori di lavoro farebbero molta più attenzione a rispettare la regole sulla sicurezza, con una sentenza del genere.



Per quanto riguarda invece la Fiat, una volta se si sentiva parlare di Torino vi si associava sempre e comunque la Fiat. Ora come vanno le cose?



Le cose per la Fiat vanno male. E’ tornata la cassa integrazione. Gli operai lavorano a singhiozzo, ma questa è una realtà che riguarda sia lo stabilimento di Mirafiori, a Torino, che gli altri quattro sparsi nella penisola. Purtroppo questa crisi sta colpendo duramente tutto il settore auto e in Italia questo settore si chiama Fiat. Torino rimane legata a doppio filo con la sua fabbrica per eccellenza. Ma meno che nel passato. E questo, secondo me, è un bene. Significa che la città si è evoluta, ha aperto altre strade, ha creato nuove opportunità per i suoi ragazzi. Pochi giorni fa, per lavoro, mi è capitato di vedere delle immagini di repertorio dell’archivio Fiat. Erano in bianco e nero e mostravano la catena di montaggio negli anni ’60; c’erano i vecchi modelli di auto, le scocche che passavano di mano in mano e soprattutto tanti, tanti operai. Erano 80.000 nel dopoguerra. Ora a Torino ci sono solo 15.000 dipendenti Fiat: 5000 impiegati e 10.000 operai.



Le Olimpiadi invernali del 2006 si sono tenute a Torino. Cosa ha lasciato questo evento alla città?

Quando sono arrivato a Torino, nel luglio del 2005, la città era invasa dai cantieri. Ce n’erano 1300 se non ricordo male, tra grandi e piccoli, sparsi dappertutto. Torino era in piena fibrillazione da Olimpiade. In pochi mesi dai cantieri sono nate opere: strade, palazzi, parcheggi. Torino è rifiorita. Oggi è una città molto bella. Molto più bella – mi assicurano – di qualche anno fa. Quindi ti dico con certezza che Torino ha beneficiato eccome dell’effetto Olimpiadi. Non solo per le opere e le infrastrutture, secondo me, ma soprattutto per lo spirito che le Olimpiadi invernali hanno lasciato. E, credetemi, non è retorica. Durante quelle notti la città si trasformava. Era sempre in festa. Le strade erano piene di gente che arrivava da ogni parte del mondo. Si faceva festa fino all’alba, tutti insieme, torinesi e turisti. Questa apertura, questa voglia di divertirsi e di essere ospitali è rimasta. I ragazzi l’hanno assimilata. Ed è il più bel regalo che le Olimpiadi potessero fare a Torino



Hai avuto miti o comunque punti di riferimento nella tua formazione?


Di miti ne ho solo due: i miei genitori. E non sono giornalisti. Nel mio lavoro ho pochi punti di riferimento: cerco di seguire i consigli di Monica Maggioni, l’inviata del Tg1 che è stata una mia insegnante alla Scuola di giornalismo. Credo che in questo mestiere sia tempo di svecchiare. Basta miti, basta icone. C’è bisogno di innovare, senza prendere troppo spunto da chi ci ha preceduto. I servizi di trent’anni fa sono praticamente identici a quelli di oggi. E che è! Bisogna cercare nuovi linguaggi, sperimentare, innovare. Con calma e senza esagerare. Sempre con garbo, ma ora dobbiamo cercare di pensionare il vecchio giornalismo dei vecchi giornalisti. Bisogna partire dal buono che ci viene tramandato dai vecchi maestri e buttare via le tante pesantezze e storture che pure ci vengono appioppate da chi ancora ci portiamo sul groppone. Questo però vale un po’ in tutti i campi mi sa, non solo nel giornalismo…



Qual è invece il rapporto di Massimo Postiglione con la sua terra natia, la Campania?



Più che alla Campania, sono molto legato alla mia città, Salerno. Credo sia uno dei posti più belli d’Italia. E non solo. Io ho avuto la fortuna di nascerci e di viverci per tanti anni. E ci torno abbastanza spesso, lavoro permettendo. Abitare accanto alla costiera amalfitana, andare a mare lì ogni volta che se ne ha voglia, avere una bella collina a due passi, un lungomare fantastico tra palme e sabbia, beh, credo sia un grande privilegio. Poi a Salerno ci sono tutti i miei amici, ci abitano i miei genitori, insomma la porto sempre con me. Quando ci passo qualche giorno, cerco di vivere con intensità ogni momento, mi sembra uno spreco dormire, così quando torno a Torino, dopo i miei riposi…sono molto più stanco di prima!



Obiettivi professionali? Quale servizio per il Tg saresti orgoglioso di firmare in un ipotetico futuro?


Il mio obiettivo professionale è migliorarmi sempre. E lavorare con la stessa serietà e lo stesso impegno sia quando faccio un servizio sugli scarafaggi che quando parlo di politica internazionale (oh, qualche volta è capitato pure a me!). Ogni fatto ha la sua dignità. Non esistono servizi di serie A e servizi di serie B, ma solo servizi fatti bene e servizi fatti male. Devo cercare di ripagare ogni giorno la fiducia che il mio direttore mi ha voluto concedere proponendomi l’ufficio di corrispondenza di Torino. Il mio futuro lo vedo a Torino. E mi piace. Certo se aprissero un ufficio di corrispondenza a Salerno…

Se parliamo di sogni, di servizi che mi piacerebbe firmare, allora ti dico: un’intervista a Osama o ad Obama. Però più a Osama…


Come passi il tempo libero?


Cari ragazzi, vi svelo un segreto: i corrispondenti di SkyTg24 non hanno tempo libero! Vabbè non esageriamo… A me piace andare in moto, viaggiare, leggere, correre e giocare a pallone. Ah, a proposito, dimenticavo: il mare. Magari anche solo guardarlo o respirarlo. Qui a Torino mi accontento del Po. Però cerco di non respirarlo. Datemi queste 6 cose e sono contento. Di tutto il resto posso fare a meno. Scusatemi se approfitto di questa tribuna per scopi biecamente personali: per quest’estate sto pensando a un bel giro in moto in Corsica. Aspetto suggerimenti e alternative dagli appassionati delle vacanze on the road…



Infine, che consigli daresti ad un giovane che si affaccia al mondo del giornalismo?


Non mi piace dare consigli perché non mi piace seguirli. Ti dico ciò che odio in questo mestiere: quei giornalisti che credono di essere loro la notizia. Quelli che si mettono in primo piano relegando i fatti sullo sfondo. Il giornalista è solo un mezzo per far arrivare la notizia a chi non è sul posto a seguirla. Se vuole essere a tutti i costi protagonista, se smania per apparire, bene, cambi mestiere. Se guardo un servizio o leggo un articolo, lo faccio per conoscere la notizia e non il tizio che me la racconta.

Come suggerimento pratico, invece, posso dire che giornalista deve essere chiaro e diretto: meglio una ripetizione in più e un “che” in meno, soprattutto in televisione o in radio. Bisogna essere fluidi, non contorti, semplici e ancora una volta semplici. Quasi elementari.

Poi, credo che, come in ogni mestiere, la passione sia il motore e l’entusiasmo il carburante. Appena vengono meno, finisce tutto e si diventa vecchi, a prescindere dall’età. E, come dicevo prima, quando si diventa vecchi, bisogna lasciare spazio a chi ha nuova passione, nuova energia ed entusiasmo. Questo è un lavoro bellissimo. E non ha bisogno di essere abbrutito da chi non vuole farlo davvero. A chi è motivato dico:"Fatti avanti e lotta" A tutti quei giornalisti frustrati che scoraggiano i ragazzi dico:"Andatevene. Siete finiti". Senza rancore…


venerdì 6 marzo 2009

Le interviste de " Il Mondo di Sky Tg24": Lorenzo Tedici


Si parla oggi di Sky Meteo, costola importante di Sky Tg24. Lo facciamo conoscendo anche meglio il fiorentino Lorenzo Tedici.




Raccontaci qualcosa di chi è Lorenzo Tedici…


Chi sono? Dipende dall’interlocutore. Se parliamo di televisione sono un tentativo quasi riuscito di trasformare uno scienziato in un conduttore Tv. Devo molto per questo al direttore Emilio Carelli di Sky Tg24 che ha visto in me una potenziale Star!! Se parliamo di Meteorologia allora sono uno dei più esperti vista anche l’età a doppia cifra: ho infatti lavorato nei migliori servizi meteo italiani, in particolare quello della Liguria e quello del Piemonte come responsabile del meteo per le Olimpiadi Invernali Torino 2006. E quando si fa le previsioni per una discesa libera a 120 km/h non si può sbagliare la nebbia con la foschia!


E dal punto di vista umano?

Sono un pieno umanista, nel senso che pongo l’essere umano al centro del mondo. Vorrei un’Italia un po’ più semplice con Sanità e Educazione gratuite e per tutti. Addirittura sento parlare di denunce per i clandestini che vanno in ospedale. Provateci voi a stare male e a non poter avere delle cure..

I tuoi pregi ed i tuoi difetti..

Sono generoso, sensibile, creativo e romantico, ho il massimo rispetto per gli altri. Leale, buono, bravo e bello… ma certo che se devo dire i miei pregi li dico tutti… I difetti? Nessuno, forse solo la modestia.





Come sei approdato a SkyMeteo 24?


Ho fatto il giro del mondo e poi sono tornato a Roma. Tutte le strade portano a Roma dunque ero a New Orleans durante una tempesta tropicale e vedevo il Weather Channel locale, possiamo dire lo SkyMeteo della Louisiana: mi è apparsa la Beata Vergine del Quartiere Francese, rara, e mi ha detto: tu diventerai il fondatore di SkyMeteo24 in Italia. E così è stato..


E’ un ambiente di lavoro simpatico? Ce ne parli?


Sono fortunato. I miei amici invidiano sicuramente le supergnoc..., belle ragazze che conducono il meteo. Ma anche i ragazzi sono dei grandi, e poi siamo giovani e ci divertiamo lavorando molto.. Davvero un grande ambiente.


Quali sono i ricordi più vivi di questi anni a Sky?


Gli anni sono 4 e mezzo! Metterei al primo posto le olimpiadi invernali a Sestriere in diretta sotto la neve con il colbacco a -13°C. Fantastico, nell’attesa della diretta ti congelavi tutto ma era televisione vera! Poi i mondiali di Berlino con Goleo, la mascotte leone ed infine Lampedusa per un’eclisse di sole! Direi che per mia natura tutte le volte che sono stato fuori dallo studio meteo…

Sappiamo che sei un famoso Meteorologo ma qual è il tuo rapporto con il tempo?

Sono schiavo. Devo sempre sapere che tempo fa almeno per 3 giorni, meglio 7. Sono il primo a sapere che dopo 5 giorni la previsione è poco credibile, ma meglio di niente.. preferisco sapere anche il tempo dei prossimi 15 giorni, stimato. 3-5-7-15 giorni..?? Confuso.

Come nasce la tua passione per le previsioni del tempo?

Con la pioggia che va dalla terra alle nuvole, al contrario da giù a su. Sono interessato alle alluvioni, ai fiumi, sono laureato in Idrogeologia e Climatologia: poi per prevedere una bella alluvione di un fiume mi sono interessato alle previsioni del tempo…


Cosa ti piacerebbe fare in futuro? Rimanere al meteo oppure…?


Assolutamente sì. Sono 11 anni che lavoro nel meteo. Penso di poter sfruttare la mia esperienza per metterla a disposizione degli appassionati che sono tantissimi in Italia e che ancora aspettano molto dal meteo.




Cosa pensi della televisione odierna? Troppi reality? Troppe lacrime?

I reality mi piacciono un po’. Le lacrime no.


Cosa fa Lorenzo Tedici nel suo tempo libero?

Il giardiniere.

Dimmi un libro, un film e un cd che porti sempre con te.. anche metaforicamente è ovvio!

Porto con me il libro che mi hanno regalato, lo leggo in una settimana e poi aspetto un altro regalo. Per i film adoro le pallottole spuntate e quel genere demenziale.. cd ..? L’ultimo comprato risale al 1939.

Un consiglio per chi vuole fare tv?

Posso dare un consiglio per fare il meteorologo. Per la tv rivolgersi alla porta accanto.

Il tuo motto?

“Al pRRRRossimo aggiornamento” e “RIGOROSAMENTE in diretta”


Cosa pensi di questo Blog?

Sei pazzo, uno che si invaghisce del canale meteo e di un tg.. Scherzo sei un grande continua così.