venerdì 24 ottobre 2008

Le interviste de "Il mondo di Sky Tg24": Riccardo Cresci

Il debutto di Sky Meteo 24 sul blog. Ebbene si anche i nostri bravi e simpatici metereologi con le loro incursioni nel tg appartengono alla grande famiglia Sky TG. Ecco in radioso Riccardo Cresci!
Raccontaci qualcosa di chi è Riccardo Cresci…

Riccardo è nato il 12 Settembre 1983. E’ una persona che crede nella lealtà, nella fiducia, nell’amore e nella sincerità in ogni suo aspetto. E’ anche colui che si innervosisce e si offende molto facilmente. E’ un po’ permaloso... Può perdere le staffe molto velocemente, cambiando il suo umore in poco tempo. Anche in pochi secondi! Detesta le falsità in ogni sua sfaccettatura e genere, non sopporta i prepotenti, gli arroganti e i bugiardi.

Come sei approdato a SkyMeteo 24?
Da piccolo ero affascinato particolarmente dalla meteorologia e dal campo scientifico in genere… Seppur in matematica sono stato sempre un vero disastro. Ma le scienze mi piacevano moltissimo, erano i professori in fondo che non sapevano insegnarmela!
Ho sempre seguito SkyMeteo 24 e SkyTg 24, fin dai loro primi mesi di vita.
Nel Maggio 2007 ho effettuato un provino, dopo pochi giorni ero già in onda ed ora eccomi qui.

E’ un ambiente di lavoro simpatico? Ce ne parli?
E’ una seconda famiglia. Mi sembra sempre di essere un po’ a casa. C’è un rapporto fantastico tra tutti noi, non solo con i miei colleghi diretti, ma anche con i tecnici, assistenti alla regia, grafici, giornalisti.. Anche se non sempre è stato tutto rose e fiori…
Mi sono affezionato molto a tutti in questi mesi, anzi nel 2009 entrerò nel mio secondo anno. Si parlerà già di anni quindi


Quali sono i ricordi più vivi di questi anni a Sky?
In questi quasi due anni, ho imparato a camminare in un mondo che avevo visto solo da telespettatore. Sono cresciuto mentalmente e anche fisicamente! Se guardo il Riccardo degli inizi vedo un cambiamento radicale in tutto. Sky mi ha fatto maturare più del servizio militare! I ricordi più vivi e rappresentativi sono molti. L’incontro con il Direttore Emilio Carelli nel suo studio, dove ho dovuto improvvisare una previsione del tempo nel vuoto! La mia prima messa in onda l’11 Giugno 2007 e le mie prime dirette del mattino pochi giorni dopo con Barbara dell’Aquila e Luca Bollea. Mi ricordo che avevo il cuore in gola… E poi ce ne sono tanti altri… Come non ricordare anche la mia prima Gaffe realizzata appena arrivato, per altro ancora su Youtube…!
Sappiamo che non sei un Meteorologo e allora qual è il tuo rapporto con il tempo?
Eh già, fai bene a ricordarlo. Ogni volta ci tengo a puntualizzare che non sono un Meteorologo, ma un conduttore televisivo, un presentatore delle previsioni del tempo in questo caso. Essere scambiato per questa figura professionale è un onore per me, ma penso anche non sia giusto verso la categoria.
Diventare un esperto del campo, vuol dire soprattutto studiare con un corso di laurea appropriato.
Vorrei comunque chiarire che ho studiato tanto prima di andare in onda.
Questo è stato possibile grazie ai miei colleghi, ma una in particolare, mi ha seguito di più e continua a consigliarmi sempre, la mia “mentore” Claudia Adamo.
La mia speciale e saggia guida a SkyMeteo 24 .
Il mio rapporto con il tempo invece è un po’ contraddittorio, mi piacerebbe sapere il mio futuro in anticipo, ma nello stesso momento ho paura del tempo che passa e di invecchiare. Non vorrei mai separarmi da tutte le persone a cui voglio bene.

Come nasce la tua passione per le previsioni del tempo?
Ero piccolissimo e avevo due strambe passioni da sempre.. Una era la trasmissione “Il pranzo è servito” condotta dal Grande Corrado, l’altra erano le previsioni del tempo. Mi piacevano tutti quei colori che cambiavano, ero affascinato dall’alternarsi delle icone sulla cartina dell’Italia e mi rapivano i movimenti e i gesti sulla cartina del meteorologo di turno che doveva far capire ogni spostamento della perturbazione in atto. Chi l’avrebbe mai detto che un domani l’avrei fatto anche io!
Questi erano i ricordi da bambino… Da grande, successivamente, mi sono sempre appassionato alla scienza in ogni suo aspetto.

Cosa ti piacerebbe fare in futuro? Rimanere al meteo oppure…?
Ho imparato appena a camminare in questo “mondo televisivo”,come tutti i bambini che crescono, ora vorrei camminare sempre più solo, per poi correre e acquisire sempre più sicurezza. Il meteo mi piace, mi affascina, mi incuriosisce e mi stimola, ma nei miei sogni c’è quello di diventare un conduttore televisivo a tutti gli effetti. Mi piacerebbe condurre un programma per ragazzi anche in ambito scientifico e vorrei continuare questo cammino che ho intrapreso avendo l’obiettivo di condurre qualcosa che possa far uscire il vero me stesso. In fondo ho studiato tanta recitazione, improvvisazione scenica, conduzione televisiva e radiofonica… Vorrei far vedere anche altro rispetto al Riccardo “conduttore delle previsioni del tempo”. Ciò non vuol dire, che non mi piaccia quel che faccio attualmente, amo il mio lavoro.

Cosa pensi della televisione odierna? Troppi reality? Troppe lacrime?
La televisione odierna si è semplicemente omologata alla società in cui stiamo vivendo. Il reality show non ha fatto altro che riportare in tv, enfatizzandolo, lo specchio della quotidianità Italiana. Chiaro che la televisione ci ha speculato sopra, sulle emozioni, sulle liti, sulle presunte verità, a tutti piace spiare nel buco della serratura. La televisione di oggi dovrebbe catturare qualcosa in più da quella del passato, forse manca la genuinità televisiva che ormai si è persa per l’artefatto e il vano di quella contemporanea.

Cosa fa Riccardo Cresci nel suo tempo libero?
Amo il tempo libero, perché è lo spazio dove puoi ricreare te stesso. Come è nel mio carattere cerco sempre di fare qualcosa di nuovo. Amo i cambiamenti e le novità continue, ma solo quando sono di buonumore! Mi diverto uscendo con i miei amici e nel renderli partecipi di ogni cosa che faccio. Mi alleno in palestra, mi piace correre e adoro il mare. Credo sia il mio habitat naturale.. E poi sono un grande appassionato di internet, che invenzione grandiosa… Geniale!

Dimmi un libro, un film e un cd che porti sempre con te.. anche metaforicamente è ovvio!

Il libro: “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach, ovvero il percorso di perfezionamento di un gabbiano che impara a volare e a vivere, solo attraverso la forza di volontà e il sacrificio.
Solo superando i proprio limiti si può scoprire anche il segreto dell'amore.

Il film: “Ritorno al futuro” I e II. Il mio sogno fin da piccolo è sempre stato quello di poter viaggiare nel futuro! ( IL III non mi è mai piaciuto!)

Un CD: “Cosa resterà degli anni 80” di Raf. Il mio primo 45 giri acquistato a soli 5 anni. Ero un immancabile nostalgico già a quella età!

Un consiglio per chi vuole fare tv?

Essere sempre naturali, non imitare o copiare nessuno. Avere una grande forza di volontà, serietà, tenacia e divertirsi sempre. Chi vuole fare televisione deve divertirsi prima di tutto a farla.
Chi guarda da casa deve avere la percezione della sincerità e della professionalità. Questo è un mestiere che mette in prima linea il pubblico, solo grazie e per il telespettatore esiste la televisione.
Il grande sbaglio che viene fatto da molte persone che lavorano in Tv, è quello di dimenticarsi che aldilà dell’occhio della telecamera c’è tanta gente che vuole ascoltarti. Ecco questo è il mio consiglio, non dimenticarsi mai del telespettatore e mettersi sempre in secondo piano il più possibile.



Cosa pensi di questo Blog?

UNICO! Grazie Simone, che ci hai dato la possibilità di farci conoscere un po’ meglio!
Finalmente un Blog dedicato solo a SKYTG24.
Continua a seguirci sempre!




giovedì 16 ottobre 2008

Le Interviste de "Il Mondo di Sky Tg24": Simone De Luca

Incontriamo oggi un ragazzo che ha lo sport nelle vene. Intervistando, o meglio chiacchierando con Simone De Luca, 32 enne romano, si percepisce in maniera assoluta il suo Amore per lo sport e per il suo lavoro.


Raccontaci qualcosa di te, dei tuoi inizi e dell'approdo a Sky




Provengo da una famiglia di giornalisti. Mio nonno è stato caporedattore Rai e si è occupato di ciclismo e mio padre Massimo de Luca è attualmente direttore responsabile di Raisport, prima è stato il direttore dello sport a Mediaset e prima ancora era in Rai a condurre la trasmissione mito dei tempi in cui non c’era il calcio in TV: Tutto il calcio minuto per minuto. Non nascondo quindi di essere figlio d'arte e spero vivamente di poter ripercorrere la carriera di mio padre anche se so che sarà quasi impossibile. In ogni caso mi iscrissi alla facoltà di ingegneria perché il mio sogno era di lavorare un giorno in Formula 1. Compresi subito che però che non era la strada giusta per me. Allora mio padre mi chiese cosa volesse veramente fare ed io risposi: il giornalista. Iniziai a Roma a Radio Italia. Venivo pagato poco ma venivo pagato e nel nostro mestiere non è poco. Era il 1997 e seguivo di tutto. Il primo evento importante fu il concorso ippico di piazza di Siena. Nel frattempo mandavo curriculum un po' dappertutto ed iniziai così la collaborazione con il giornale "Il Tempo" dove seguivo la pallavolo e anche, incredibile per un non calciofilo come me, il calcio. Nel 1998 iniziai a lavorare per Rtl Roma e venni mandato a seguire la Tirreno Adriatico di ciclismo. Nel 1999 seguì il giro d'Italia, quel giro d'Italia dove fu cacciato ed estromesso dalle gare Marco Pantani. Fummo i primi a dare la notizia dell'esclusione. Dopo di questo feci anche altre cose: uffici stampa, servizi non sportivi. Insomma volevo provare un po' qualche cosa di nuovo ma compresi subito che volevo tornare a fare il giornalista sul campo. Mi arrivò allora una telefonata di un amico che mi propose di lavorare per un canale del pacchetto Sky chiamato Nuvolari. Era il 2001 e quando lo dissi a mio padre ne fu felice. Nel 2003 ci fu l'approdo a Sky Sport nella redazione romana che, tra le altre cose, si occupa di confezionare lo sport per Sky Tg24 e da allora fino al 2007 mi sono occupato della conduzione delle notizie sportive. Ad oggi invece oltre a condurre faccio anche un po' di telecronache di Formula BMW , Ferrari Challenge e anche la F1, il sogno di una vita da toccare finalmente con mano.

Da chi si impara di più nel tuo lavoro?

Se si ha la voglia e si sa essere umili possiamo imparare da tutti perché ognuno di noi all'interno di una redazione può trarre dall'altro beneficio dall'altro. Ovviamente non posso nascondere che avere dei professionisti dentro casa aiuta molto. Una volta un grande giornalista della Rai, Eugenio De Paoli mi disse:" bisogna ricordarsi che il servizio è di tutti: del giornalista, del montatore, del regista."

Quali eventi da te raccontati ricordi con maggiore emozione?

In primis non posso che dire il Giro d’Italia del 1999 e la squalifica di Marco Pantani o meglio il linciaggio di Pantani. Fu un momento crudo che rimarrà, che ricorderò sempre. Poi la morte di Fabrizio Meoni nella Parigi Dakar del 2005. Andammo nel suo paese natale, Castiglion Fiorentino(Ar). Tutti avevano il lutto nel volto. Il dolore era visibile perché avevano perso un amico, un fratello. Conobbi li, don Buresti che con Fabrizio si occupava di un associazione chiamata “Solidarietà con le mani”. Uno di quei preti speciali, che vivono per gli altri e che si occupava dei paesi africani più poveri.Poi ricordo con piacere la vittoria dell’europeo azzuro di volley e lo scudetto della Piaggio Roma sempre nella pallavolo. Fu una vittoria sul filo del rasoio. In ordine cronologico poi non posso non citare la vittoria nel Gran Premio di Monza di Vettel. Strepitosa.



Conosci molto bene il mondo della F1. Qualche aggettivo per i piloti più importanti?

Raikkonen è di carattere schivo, un po’ orso ma se lo si conosce è una persona gradevole e con un talento ed una bravura unica. Un fenomeno.
Alonso è un ragazzo squisito e simpatico oltre che un bravo pilota, probabilmente il migliore in circolazione attualmente. Intelligentissimo.
Massa è maturato in questa stagione ed è anche lui molto simpatico e alla mano.
Hamilton invece è totalmente costruito. Troppo perfettino per essere vero. Grande talento anche lui ma con poca capacità di reggere la pressione
Voglio citare anche Kubica e Rosberg tra i più talentuosi e naturalmente Vettel. Il più giovane vincitore di una gara di F1. Simpatico e disponibile. Un vero gentleman che ha vinto in condizioni meteo proibitive.E’ veramente forte.

Qual è tra i piloti del passato, il tuo mito?


Gilles Villeneuve. Avevo solo 6 anni quando morì ma mi affascinò molto la sua storia. Forse non sarà stato un campionissimo ma per me rimane un esempio di uomo di sport, cosi come Jean Alesi tra i più recenti. Non ho mai amato Ayrton Senna ma solo perché non ha mai corso per la Ferrari. Oggi, con più obbiettività, riconosco il suo essere un vero campione.

Valentino Rossi ha vinto il suo ennesimo titolo...


Dire qualcosa di originale su Valentino Rossi è praticamente impossibile, che sia un campionissimo non ci sono dubbi, il più forte di tutti nell'era moderna è altrettanto fuori discussione. In assoluto non saprei, Agostini correva su moto che mettevano i brividi e su piste in cui la sicurezza era data da qualche balla di fieno, ha vinto anche al TT e spesso in una giornata scendeva da una moto per salire (e vincere) su un altra di una classe diversa. Era un fenomeno. Ma anche Rossi ha vinto in tutte le categorie, ha dimostrato una capacità di gestirsi, e di gestire le varie situazioni (passaggio di classe, di scuderia, di gommista) che nessun altro avrebbe avuto. Poi a Laguna Seca ha di fatto ucciso le sicurezze di Stoner e con esse il campionato.Ago e Vale sono due piloti che sono sempre caduti poco ma non perchè non guidino al limite ma anzi perchè il limite lo fissano loro, rispettando quello della moto. E' gente che vede un attimo prima degli altri quello sta per accadere e questo fa la differenza. Sempre.



Chi vince il campionato di F1?Un pronostico di Simone..



Meno due alla fine del campionato. Se la matematica è una scienza esatta vince Hamilton. Però l'inglese non è certo quello che merita di più. Un fenomeno come talento e aggressività di guida, un pilota mediocre come capacità di gestire le situazioni e un campionato. Ridate a Massa i punti persi in Ungheria e a Singapore ed ecco che si avrebbe la reale percezione di chi dovrebbe vincere il campionato. E non perchè sia un fenomeno assoluto ma perchè è veloce nel giro secco in qualifica, maturato in gara ed ha la macchina che, a parte pochi casi, è sempre stata la migliore. Ma la f1 non è scienza esatta, magari alla fine vince il caparbio Kubica.Gli unici che fanno veramente la differenza in questo momento sono Alonso (con una Renault inferiore alla concorrenza) e Vettel. E' l'unico pilota degli ultimi anni ad aver vinto una corsa con una macchina non al top. se non bastasse questo: a Monza ci sono state condizioni particolari ma la costanza con cui va a punti (e legna uno come Bourdais ritenuto un fenomeno che in america ha stravinto) ricorda un pilota che si mostrò un fenomeno con la Toleman, un certo Senna, ed anche uno che con una Jordan alla prima gara si qualifica sesto, un certo Schumacher.


A Singapore abbiamo assistito al debutto della Formula 1 in nottura. Esperienza da ripetere?


F1 in notturna? si perchè al di là del circuito (comunque uno dei cittadini su cui si sono visti più sorpassi) le immagini ed il glamour in notturna sono la migliore pubblicità per la F1. Poi non si può negarlo: con la crisi che c'è i soldi (per ora) sono in arabia e i oriente ed allora Ecclestone fa anche bene a seguire il trend. In aggiunta con la gara in notturna rispetta anche le esigenze degli europei. Meglio di così?


Obiettivi professionali per il futuro?



Uno su tutti: poter seguire 2- 3 stagioni di F1 complete, dalla prima all’ultima gara. Sarebbe il massimo.

Cosa fai nel tempo libero?

Cerco di rilassarmi con la famiglia, gli amici.. insomma cose semplici. Amo viaggiare e appena posso scappo. Poi lo sci e il windsurf due mie grandi passioni che coltivo da anni. Poi qualche giro in moto, ma senza correre troppo!

Che consigli da Simone de Luca ai giovani che si avvicinano al giornalismo?


Non credersi mai più importanti di altri, ma apprezzare il lavoro di squadra. Mettere tanta umiltà e non fare il giornalista solo per metterci la faccia. Incredibile a dirsi si può scoprire facendo televisione che la parte più bella del lavoro può essere anche quella dietro le quinte, in una sala di montaggio o accanto all’operatore per scegliere l’immagine migliore per raccontare e rendere vivo quello che si ha in mente.
La cosa più bella del nostro lavoro, per me, è vedere quello che accade e raccontarlo agli altri.



martedì 7 ottobre 2008

Le Interviste de "Il Mondo di Sky Tg24": Raffaella Daino

Un'altra intervista con una donna molto interessante. Raffaella Daino. Eccola:
Raccontaci qualcosa di te e dei tuoi inizi nel mondo del giornalismo

Lavoro da tantissimo tempo; ho cominciato a muovere i primi passi nelle tv locali siciliane nel lontano 1989 . Ero giovanissima, facevo da “spalla” al conduttore di una trasmissione di calcio, su CRT, una tv che ora non esiste piu’. L’anno successivo ci spostammo in un’altra piccola rete, Canale 21 e li’ il direttore mi propose di leggere le notizie. Ai tempi studiavo, finito il Liceo Classico ho fatto la Scuola per Interpreti e Traduttori e poi Scienze Politiche, e in piu’ giocavo a pallavolo a livello agonistico e sfilavo sulle passerelle… Sembra impossibile ma con una attenta organizzazione della giornata sono sempre riuscita a fare di tutto! Pensa che a volte mi ritrovavo a condurre il tg con la giacca elegante sopra, e con la tuta e le ginocchiere ancora addosso sotto!! I privilegi del mezzobusto.. Poi passai a TGS, la piu’ importante tv siciliana, e al Giornale di Sicilia, dove rimasi sette anni, occupandomi di sport, conducendo tg e programmi sportivi e cominciando a scrivere sempre piu’ assiduamente anche di cronaca, fino a quando uno dei tanti colloqui e provini che sostenevo di tanto in tanto a Roma e a Milano ebbe finalmente esito positivo. Nel ’97 mi trasferii a Milano, per un contratto di 4 mesi come autrice e conduttrice di un programma di cinema per Tele +. Pensavo che poi sarei tornata a Palermo, invece rimasi li’ un altro intero anno e poi mi spostai a Roma dove intanto stava per aprire la redazione di INN, canale all news che trasmetteva il telegiornale in diretta per buona parte della giornata. Il richiamo del tg, rispetto al’intrattenimento, era troppo forte, e la scelta si rivelò giusta. Inn mi invio’ negli States un mese dopo l’11 settembre. Le Torri Gemelle, o meglio, le macerie, fumavano ancora. Fu un’esperienza molto intensa… Nel 2003 INN chiuse, per via della fusione tra Tele+ e Stream e io ebbi la fortuna di entrare nel gruppo di giornalisti della nascente Sky Tg 24.

Come sei arrivata a Sky Tg24 e come ti trovi?

Fui uno dei pochi (due appena!) giornalisti che da Inn ebbero la fortuna di superare il colloquio e passare a Sky. E provenire da una realtà cosi simile fu un vantaggio; ero abituata alle edizioni no stop, alla logica dell’aggiornamento costante e della diretta che non si ferma mai. Fu quasi un gioco, a parte gli orari…. La redazione a Sky non chiude mai, i nostri turni sono distribuiti sulle 24 ore, il che significa lavorare notte e giorno…. E io i primi due anni, essendo stata assegnata alle conduzioni dell’alba, ero costretta a svegliarmi alle 3 del mattino.. per sette giorni di fila e con pochi giorni di sosta tra una settimana e l’altra… Era pesantissimo, direi insostenibile, andare a letto alle otto di sera, per una come me abituata a far tardi… Per farla breve, dopo due anni non ce l’ho fatta piu’ e ho chiesto di cambiare settore, rinunciando alle conduzioni e passando alla redazione.

Ti manca la conduzione del Tg?

No, affatto. Per me si è rivelata una scelta giustissima. Non ho affatto ansia di visibilità; di questo lavoro mi piace la ricerca delle notizie, la costruzione dei servizi, il racconto live di quello che accade per strada, fuori dallo studio televisivo. E’ divertente correre con la nostra “Fly”, una piccola e agevole regia mobile, nei posti in cui accade l’evento, essere i primi ad alzare la parabola e ad andare in onda per descrivere e raccontare cosa sta succedendo…

Qual è secondo te la parte più interessante e quella meno della tua professione?

Proprio quella del lavoro “on the road”, appunto. Vivere i fatti e raccontarli, in presa diretta, senza un testo pronto da leggere, lascando molto all’improvvisazione.. quella piu’ noiosa… forse le lunghe attese, che a volte sono inevitabili quando trascorriamo intere giornate per strada..



L’estetica sembra contare anche nel giornalismo. Antonio Ricci ha detto che la bellezza è la priorità per una telegiornalista. Come risponde Raffaella Daino?


Beh è un involucro che non fa che ben confezionare i contenuti. Essere d’aspetto gradevole e’ chiaro che aiuta. Rischiando pero’ di essere banale , penso che non si possa prescindere dalla considerazione che essere solo belle non basta, o meglio si puo’ bluffare, certo, ma non dura a lungo e se non c’e’ sostanza prima o poi si viene scoperte… soprattutto in un lavoro in cui quello che si usa è soprattutto la testa.


Tra le tante notizie che hai dato, i tanti servizi fatti, quali momenti rimangono indelebili?


La cattura di Provenzano..ebbi la fortuna di trovarmi, per un altro servizio, al Tribunale di Palermo quando l’Ansa batté la notizia e dunque feci per prima “irruzione “ nella stanza della procura dove Questore, prefetto e pm stavano festeggiando! E poi ricordo con grande piacere le dirette dalla conferenza sugli uragani alle Bahamas.. Sulla spiaggia, di fronte all’oceano e tra i colleghi delle tv americane! Entusiasmante. Indimenticabile.


Ti spiace che Hillary Rhodam Clinton non abbia vinto le primarie Usa? Per le donne di tutto il mondo sarebbe stato grandioso , non trovi?


L’importante è che abbia dimostrato che ce la si può fare.. Un passo alla volta, in un mondo ancora troppo al maschile…


Quali sono i tuoi obiettivi professionali?


Continuare a raccontare, con onestà e obiettività. Tornare a emozionarmi sempre.


Tempo libero: Come lo passi? A cosa non rinunci?


La musica….. la mia band. Le mie canzoni. Il mio mare, in Sicilia, la mia campagna, gli amici.


Mi citi un libro, una canzone e un film che fanno parte della tua vita?


Libri.. tanti.. non saprei, ricordo che quando, 15 anni fa, lessi Cent’anni di solitudine rimasi cosi colpita… Piu’ che una canzone, anche li’ ce ne sarebbero cosi’ tante, direi un album, Dark side of the moon. Un film.. uhm.. forse il Pianista sull’oceano…


Il tuo legame con la tua terra. Com'è? Ce ne parli?

Il legame con la propria terra e’ sempre forte, e nel caso della Sicilia lo è in maniera viscerale. Sarà la dimensione isolana, l’isolamento che rende possessivi. Si dice che la Sicilia sia come una mamma gelosa che non vuol lasciare andare i propri figli, e quando lo fa,. mette un alto prezzo da pagare. In termini di nostalgia, soprattutto. Quella e’ fortissima. Io vivo fuori dalla Sicilia dal 97 e non sono mai stata più di un mese senza tornare a casa! Adesso per fortuna Sky manda spesso a Palermo come inviata per cui posso tranquillamente continuare a vivere due vite, per cosi dire, a cavallo tra due mondi e due città, senza fare scelte drastiche.. Adesso la mia base è Roma ma sono sicura che, magari quando sarò vecchia, in Sicilia, a vivere, ci tornerò.

Fai parte di una band. Raccontaci qualcosa di come è nato e sviluppato il tutto.

Scrivo e compongo ormai da una decina d’anni. Il mio rapporto con la musica è cominciato tardi ma non si è mai interrotto. E’ un amore fortissimo, e una passione che e’ diventata quasi un secondo lavoro, e mi occupa buona parte del tempo libero. La cosa che più mi affascina e’ la magia che si crea quando prendi in mano uno strumento, nel mio caso la chitarra, cominci a strimpellare e da chissà dove vengono fuori delle melodie, dei suoni, delle dissonanze, insomma delle emozioni che quasi sempre poi diventano canzoni,. Mi succede spessissimo, e cosi nel corso degli anni è venuto fuori un repertorio molto nutrito, di canzoni che ho arrangiato con il contributo dei miei validi musicisti e che sono quelle che suoniamo dal vivo, con la mia band i Pivirama, sia in Sicilia che a Roma, o anche da sola, spesso, nei locali più piccoli, in una dimensione più intimista e soft. E soprattutto da quella magia sono nati due dischi, autoprodotti da me ( il secondo sta per uscire in America ) e un terzo è in cantiere. Il genere? Un post rock che affonda le radici nella psichedelia degli anni 70 ma che viene rielaborato con l’apporto di suoni elettronici su una robusta base elettrica, di impatto e distorta.. e che e’ reso particolare dall’intervento oltre che dei synth anche del violino.. insomma, molta sperimentazione, e molto rrrock.

Ultima cosa: Cosa deve fare un giovane per essere un buon giornalista?


Non c’e’ una regola fissa, o forse si.., essere obiettivi, disposti ad approfondire, senza fermarsi alle apparenze, senza fidarsi dei comunicati ufficiali e delle risposte costruite… cercare sempre la verità, ma oggi sembra sempre piu’ difficile… ho sentito una bella frase qualche giorno fa: “raccontare la verità non è diffamare ma è resistere…”

NB:Per maggiori informazioni musicali su Raffaella Daino

http://www.myspace.com/pivirama


mercoledì 1 ottobre 2008

Le Interviste de "Il Mondo di Sky Tg24": Gaia Mombelli

Qualche giorno fa, ho fatto una bella chiacchierata con Gaia Mombelli, giornalista Sky alla sede milanese. Ecco un estratto..
Allora Gaia, raccontaci i tuoi inizi nel mondo del giornalismo.
Avevo 17 anni e mio padre mi disse…un giorno verrai a lavorare con me..? Una domanda alla quale non sapevo rispondere, ma che mi fece capire una cosa: non potevo immaginarmi dentro un’azienda.. sempre dietro una scrivania..Cosa volevo fare esattamente non lo sapevo, ma mi piaceva scrivere. Così mi diedi subito da fare e chiamai un giornale della mia città “Brescia Oggi”. Ebbi un colloquio ed iniziai..Ricordo ancora il mio primo pezzo. Venne completamente stravolto perché ovviamente non sapevo come si scriveva un pezzo giornalistico.. Ho un paio di anedotti divertenti… Il primo è che ero ancora minorenne appena iniziai la collaborazione e quando il direttore se ne accorse si arrabbiò molto… ma oramai…era tardi perché nel frattempo avevo compiuto 18 anni. L’altro fu quando Papa Giovanni Paolo II ricevette il mio istituto e io scrissi il pezzo, come succedeva sempre, più per farne “uno in più” che per scelta contenutistica.. Io di solito arrivavo sempre un pochino in ritardo a scuola.. diciamo qualche minuto dopo il suono della campanella.. la forneria.. due chiacchiere… Beh, il giorno della pubblicazione del pezzo (che non sapevo) ero particolarmente in ritardo. Salendo le scale che mi portavano nella mia classe c’era tutto il cucuzzaro ad aspettarmi: preside e direttore in piedi con le mani dietro la schiena… Ovviamente immaginavo che per l’ennesima volta mi avrebbero fatto il solito discorsetto sulla puntualità.. la precisione..etc, etc.. invece.. Avevano letto l’articolo a nove colonne su Brescia.. Beh!! Da quel giorno fino alla maturità non sono mai più arrivata puntuale…e non era l’unico privilegio che mi riservarono….
Lo sbarco a Sky Tg24 come è avvenuto?
In quel giugno del 2005 a tutto pensavo tranne che di andare a lavorare a Sky. Mi ero convinta che la mia vita sarebbe stata anche dal punto di vista professionale a Brescia anche perché in quel periodo avevo altre cose in ballo. Feci il colloquio il 27 giugno del 2005 e venni presa per una collaborazione di tre giorni a settimana, ma quella fu l’estate dell’omicidio dei coniugi Donegani e mi chiesero di ampliare un pochino la collaborazione. Alla fine il direttore Carelli propose di sostituire una collega per la maternità..e allora contratto dopo contratto eccomi ancora qui.
Hai avuto miti o meglio punti di riferimento durante il tuo percorso?
Ho sempre stimato Indro Montanelli. Schietto già dall’espressione del viso. Poi sono cresciuta con Gianfranco Funari. Se è vero che spesso non ho condiviso parecchie sue cose, modi di fare etc, devo dire che mi ha fatto capire che c’era spazio per un giornalismo diverso in mezzo a tante voci incontrollate.
Gaia, quali sono per te i pregi e i difetti del tuo lavoro?
Questo è uno dei pochi mestieri che ti fa vivere di fatti, ma anche di emozioni. Si ha l’opportunità di conoscere i grandi della terra e spesso non solo per un’intervista. Capita di poter scambiare con loro due chiacchiere in privato ed è chiaro che è non solo un onore, ma anche un grande privilegio e un’opportunità. Ma ci sono anche i contro: il giornalista, secondo me, troppo spesso è vittima del cinismo. Soprattutto con i fatti di cronaca. Dopo molti casi capita che ci si senta fortemente distaccati. E’ un modo per difendersi, è evidente. Ma troppo distacco fa impressione…



Hai raccontato molti fatti ma qual è quello che ti è rimasto dentro?

Non posso citare solo un fatto ma permettimi di citarne qualcuno:
Una domenica mattina molto presto, verso le sette, incontrai Guglielmo Gatti (condannato all’ergastolo per l’uccisione dei coniugi Donegani). Non era ancora accusato dell’omicidio. Andava a buttare la spazzatura. Volevo intervistarlo..era il maggiore sospettatato in quel momento, ma lui declinò l’invito e si mise seduto su una panchina. Mi misi li anche io e notai il suo abbigliamento. Era agosto ed era un caldo afoso. Lui aveva pantaloncini e camicia ma portava le classiche ciabatte invernali con i bordi di lana. Un particolare che mi colpì, ma che mi fece anche riflettere sulla psiche di Gatti.
Poi non dimentichero’ mai quando entrai nella casa del piccolo Tommaso Onori e in particolare nella sua cameretta. Provai mille sensazioni diverse, mi sentivo soffocare. Difficile anzi impossibile descriverle. Ma non potrò dimenticare mai quella sensazione.
Poi ci furono i 7 omicidi in un mese e mezzo nel 2006 a Brescia. Sembrava impossibile. Inizio’ con Hina, la ragazza pachistana uccisa dai suoi parenti e si conclusero’ con la strage della famiglia Cottarelli. Ogni giorno accadeva qualcosa. Quando ci avvisavano che era accaduto un omicidio nuovo credevo sistematicamente che fosse uno scherzo…

L’ultimo episodio che voglio citare è quello che mi ha in parte commosso. L’intervista e i giorni passati a Ponte di Legno con Umberto Bossi. Io non seguo molto la politica. Ma quello di Ponte non è il solito Bossi che siamo abituati a vedere in tv o a leggere sui giornali. E’ una persona assolutamente alla mano che ride scherza con una semplicità sorprendente. Non me lo aspettavo così. Non me lo aspettavo così affettuoso.. E poi, tranquillizzando i detrattori, è pieno di forza nonostante le sue condizioni di salute precarie.

Un mese alle elezioni Usa. Chi vince?

In America non votano gli europei e quindi potrebbe vincere John McCain. L’Europa è innamorata di Obama. Certo sarebbe bello vedere un afro americano alla guida degli States anche se io avrei preferito una donna. Staremo a vedere. I media però ci hanno fatto conoscere troppo la figura di Obama e poco la sua sostanza.

Obiettivi Professionali a medio raggio?

Obiettivi professionali? Potrei solo fare questo lavoro perché è nel DNA. Non so credimi dove sarà Gaia Mombelli fra 3-5 anni. Forse ancora a Sky o forse no. Di certo, qualunque cosa starà facendo, la farà con l’occhio del giornalista.



Sento forte il legame con la tua terra ?
Si sono legata alla mia terra. Troppo legata oserei dire. E’ una contrapposizione fortissima con il mio mestiere che è così cosmopolita. Ma quando posso fuggo da Milano e torno a casa. Mi sembra addirittura di riuscire a dormire meglio.. Amo stare con i miei amici e le persone care.

Ho dei seri dubbi che tu abbia tempo libero..se così non è come lo passi?

Sono anti sportiva per eccellenza..L’unico sport è quello di parlare! Scherzi a parte ho poco tempo libero come dici tu, ma se posso amo cucinare torte e regalarle. Perché io sono a dieta costante. Poi altre cose normali..leggere, cinema e la musica.

La domanda alla quale tengo di più. Cosa direbbe Gaia Mombelli ad un giovane che vorrebbe diventare giornalista?

Se un giovane viene da me e mi chiede “Vorrei diventare giornalista, che consigli mi dai?”, rispondo: sei già sulla buona strada perché sai quello che vuoi. Oggi è vitale sapere quello che si vuole dalla vita. Poi gli/le direi che lo aspetteranno anni difficili dove si guadagna poco e si lavora tanto. Le scuole di giornalismo oggi sono fondamentali perché ti permettono di fare stage nelle redazioni. Ma la cosa più importante credo sia mettere da parte la presunzione di saper fare questo mestiere. Si impara sempre, giorno dopo giorno, pezzo dopo pezzo, anche dopo anni e anni. Ogni fatto che raccontiamo è diverso dall’altro. Poi, chi ama questo mestiere lo fa anche nelle piccole redazioni locali. Non sono giornalisti di serie B, anzi! Spesso lì ci sono dei talenti veri che magari non sono arrivati al top solo per strane vicissitudini della vita oppure per scelta. Se sei in un grande giornale tendi a diventare un semplice numero. Nelle redazioni locali invece puoi ritagliarti un ruolo.