mercoledì 11 marzo 2009

Le interviste de " Il Mondo di Sky Tg24": Massimo Postiglione

Incontriamo, mi permetto di dirlo, un grande corrispondente, Massimo Postiglione. Con lui abbiamo parlato di fatti successi in una delle sue regione di competenza, il Piemonte (l'altra è la Valle D'Aosta).


Raccontaci qualcosa di te e dei tuoi inizi.

Diciamo che tutta la parte fino al Diploma ve la risparmio! Cominciamo dalla scelta dell’Università. Che pure non è stata facile. Ero indeciso tra Giurisprudenza e Chimica, due facoltà non proprio affini... Da una parte la chimica mi piaceva moltissimo, pur avendo fatto il liceo classico e quindi non avendola approfondita troppo, dall’altra c’era in me una volontà forte di fare il magistrato. Ero combattuto. Alla fine ha prevalso Giurisprudenza. Ma non per molto. Dopo un anno e mezzo circa, infatti, quasi per caso, ho scritto il mio primo articolo su un quotidiano locale di Salerno, la mia città. Mai avevo scritto un articolo prima, mai avevo pensato di fare il giornalista. Ma ricordo ancora l’emozione di quella mattina: andai a comprare il giornale in edicola senza troppe speranze che davvero il mio articolo venisse pubblicato. Poi lo vidi, lo lessi, c’era la mia firma sotto. Ero felicissimo. Iniziò una collaborazione durata solo due mesi, perché poi iniziai a lavorare in una televisione privata di Salerno: Tv Oggi. E’ stata di certo la mia palestra migliore. Lì ho lavorato per 6 anni facendo di tutto: servizi per il tg, conduzioni (più di 1000), trasmissioni, speciali, ecc… Tutto sempre in diretta. Quest’abitudine alla diretta mi ha aiutato molto, poi, a SkyTg24.

Ho continuato a studiare e lavorare durante l’università. Dopo la laurea in Giurisprudenza, ho fatto il concorso per entrare alla scuola di giornalismo dell’Università Cattolica di Milano. L’ho vinto e in due giorni, nell’ordine: ho dato le dimissioni dalla tv in cui lavoravo, sono partito per Milano, ho cercato casa e ho iniziato la Scuola. Che dura due anni.



L’approdo a Sky?

E’ stata la conseguenza e al tempo stesso il motivo della scelta di frequentare la scuola di giornalismo. Ero arrivato a 28 anni a fare di tutto nella tv privata in cui avevo iniziato. Non avevo più stimoli, volevo qualcosa in più. Ho mandato curricula in tutte le redazioni giornalistiche nazionali, ma non ho ricevuto mai nessuna risposta. Allora ho pensato che l’unico modo per entrare in questo mondo fosse usare, con discrezione, la porta di servizio. Sapevo che le scuole di giornalismo proponevano degli stage nelle varie redazioni. Questo mi ha spinto a fare il concorso per la Cattolica. Poi devo anche dire che la Scuola mi ha insegnato moltissimo. Avevo solo la pratica, lì ho appreso la teoria e le tecniche. Devo molto ai due anni trascorsi nella Scuola e devo tanto ai professori. Tutti bravissimi.

Il primo stage è stato al Tg4, a Milanodue. E’ andato molto bene. Ho firmato più di cento servizi in tre mesi (da luglio a settembre 2004). Un’esperienza estremamente formativa: 90 giorni di lavoro senza mai un riposo! Una pressione devastante. Il mio primo vero contatto con l’informazione nazionale. Ne sono uscito vivo…

Poi nelle successive vacanze di Natale ho iniziato uno stage nella redazione di Milano di SkyTg24. Un mese. Anche qui un’esperienza molto bella. Un modo completamente diverso di fare informazione. Sempre i primi ad arrivare sulle notizie, ad essere sul luogo dell’evento. Dopo quel mese di stage sono riuscito a “strappare” un contratto di collaborazione per sei mesi. Frequentavo ancora la scuola di giornalismo, quindi potevo lavorare solo nel fine settimana, dal venerdì pomeriggio alla domenica sera. E’ stata dura non fermarsi mai, ma molto entusiasmante. Ricordi quegli stimoli di cui parlavo prima? Bene, li ho ritrovati con gli interessi…



Sei corrispondente dal Piemonte, ma non sei piemontese. Come ti trovi i questo ruolo?


Oramai non ci faccio nemmeno più caso. E’ da tre anni e mezzo che lavoro a Torino e mi sono ambientato. Non è stato facile però. Ricordo quando sono arrivato, nel luglio del 2005. Lavoravo ancora nelle redazione di Milano quando il direttore, Emilio Carelli, mi ha chiesto di trasferirmi a Torino. Mi proponeva non più una collaborazione, ma un vero e proprio contratto giornalistico. “Tanto non ti sradico dalla tua città –mi ha detto – non sei di Milano. Hai due giorni per pensarci!”. In realtà io ho deciso subito. Non ho avuto dubbi: ho accettato immediatamente, anche se mi è dispiaciuto lasciare i miei colleghi di Milano. Con loro, tecnici e giornalisti, mi trovavo benissimo. Tutti mi avevano accolto con grande gentilezza e affetto.

Anche in questo caso il trasferimento è stato repentino. All’inizio non avevo nessun contatto qui a Torino, non conoscevo nessuno. Anzi, per dirla tutta, a parte un giorno passato in questa città quando avevo 8 anni, a Torino non c’ero mai stato. Ora mi sento molto più a mio agio. Sono riuscito a costruirmi una buona rete di contatti e ora posso dire di essere torinese a tutti gli effetti, o quasi. Tra l’altro Torino è una bella città; le manca solo il mare! E il Piemonte e la Valle d’Aosta, le due regioni di mia competenza, sono ricche di posti splendidi.





Hai raccontato molteplici fatti. Quali ad oggi quelli che ritieni più emozionanti e anche più forgianti?


Di sicuro ricordo con emozione i due mesi passati in val di Susa per la Tav. Era proprio all’inizio della mia esperienza torinese. In quel periodo, con Andrea, il cameraman della redazione di Torino (all’inizio c’era solo lui) ne abbiamo passate tante. Eravamo sempre in mezzo alla protesta. Ci siamo presi pietre addosso, spinte, calci, insulti. Abbiamo dormito pochissimo in quei due mesi e in alloggi che con un eufemismo definirei “poco ortodossi”, ma ci siamo tolti le nostre soddisfazioni, confezionando anche uno speciale.

Un altro servizio che mi ha regalato grande soddisfazione è stato quello sui “bambini delle fogne”: la storia dei pusher magrebini che qui a Torino per sfuggire a polizia e carabinieri si gettavano nel Po e si nascondevano nelle fogne. E’ stata la mia prima vera inchiesta da quando lavoro come corrispondente in questa città.

Se poi parliamo di emozioni, allora la tragedia della Thyssenkrupp è stato il “fatto” più forte che ho dovuto seguire e raccontare. Scene che è difficile riuscire a dimenticare e ancora più difficile riuscire a trasmettere a chi è a casa. La storia più cruda, più triste che mi sia mai capitato di dover seguire. Solo pochi giorni fa sono state trasmesse in aula, durante il processo ai dirigenti della multinazionale tedesca, le immagini immediatamente successive al rogo, girate dalla Scientifica. Terribili. Impossibile poterle far vedere interamente in televisione. E poi, la tristezza dei parenti. La rabbia. Le lacrime. Emozioni che non si dimenticano.



La tragedia della Thyssenkrupp è ancora viva. Un tuo pensiero sul processo all’azienda.


Sì è ancora viva. Vivissima soprattutto qui a Torino dove in ogni famiglia c’è almeno un parente operaio. E quello che è successo ai sette ragazzi della Tyssen sarebbe potuto capitare a qualsiasi altro operaio. Il processo lo sto seguendo. Siamo solo alle prime udienze e sono fiducioso. La Corte è puntigliosa, seria, scrupolosa, vuole arrivare alla verità. Se dovessero essere accertate le responsabilità dei dirigenti della fabbrica e passasse la tesi della procura di “omicidio volontario”, saremmo di fronte ad una sentenza storica. E sono certo che tutti i datori di lavoro farebbero molta più attenzione a rispettare la regole sulla sicurezza, con una sentenza del genere.



Per quanto riguarda invece la Fiat, una volta se si sentiva parlare di Torino vi si associava sempre e comunque la Fiat. Ora come vanno le cose?



Le cose per la Fiat vanno male. E’ tornata la cassa integrazione. Gli operai lavorano a singhiozzo, ma questa è una realtà che riguarda sia lo stabilimento di Mirafiori, a Torino, che gli altri quattro sparsi nella penisola. Purtroppo questa crisi sta colpendo duramente tutto il settore auto e in Italia questo settore si chiama Fiat. Torino rimane legata a doppio filo con la sua fabbrica per eccellenza. Ma meno che nel passato. E questo, secondo me, è un bene. Significa che la città si è evoluta, ha aperto altre strade, ha creato nuove opportunità per i suoi ragazzi. Pochi giorni fa, per lavoro, mi è capitato di vedere delle immagini di repertorio dell’archivio Fiat. Erano in bianco e nero e mostravano la catena di montaggio negli anni ’60; c’erano i vecchi modelli di auto, le scocche che passavano di mano in mano e soprattutto tanti, tanti operai. Erano 80.000 nel dopoguerra. Ora a Torino ci sono solo 15.000 dipendenti Fiat: 5000 impiegati e 10.000 operai.



Le Olimpiadi invernali del 2006 si sono tenute a Torino. Cosa ha lasciato questo evento alla città?

Quando sono arrivato a Torino, nel luglio del 2005, la città era invasa dai cantieri. Ce n’erano 1300 se non ricordo male, tra grandi e piccoli, sparsi dappertutto. Torino era in piena fibrillazione da Olimpiade. In pochi mesi dai cantieri sono nate opere: strade, palazzi, parcheggi. Torino è rifiorita. Oggi è una città molto bella. Molto più bella – mi assicurano – di qualche anno fa. Quindi ti dico con certezza che Torino ha beneficiato eccome dell’effetto Olimpiadi. Non solo per le opere e le infrastrutture, secondo me, ma soprattutto per lo spirito che le Olimpiadi invernali hanno lasciato. E, credetemi, non è retorica. Durante quelle notti la città si trasformava. Era sempre in festa. Le strade erano piene di gente che arrivava da ogni parte del mondo. Si faceva festa fino all’alba, tutti insieme, torinesi e turisti. Questa apertura, questa voglia di divertirsi e di essere ospitali è rimasta. I ragazzi l’hanno assimilata. Ed è il più bel regalo che le Olimpiadi potessero fare a Torino



Hai avuto miti o comunque punti di riferimento nella tua formazione?


Di miti ne ho solo due: i miei genitori. E non sono giornalisti. Nel mio lavoro ho pochi punti di riferimento: cerco di seguire i consigli di Monica Maggioni, l’inviata del Tg1 che è stata una mia insegnante alla Scuola di giornalismo. Credo che in questo mestiere sia tempo di svecchiare. Basta miti, basta icone. C’è bisogno di innovare, senza prendere troppo spunto da chi ci ha preceduto. I servizi di trent’anni fa sono praticamente identici a quelli di oggi. E che è! Bisogna cercare nuovi linguaggi, sperimentare, innovare. Con calma e senza esagerare. Sempre con garbo, ma ora dobbiamo cercare di pensionare il vecchio giornalismo dei vecchi giornalisti. Bisogna partire dal buono che ci viene tramandato dai vecchi maestri e buttare via le tante pesantezze e storture che pure ci vengono appioppate da chi ancora ci portiamo sul groppone. Questo però vale un po’ in tutti i campi mi sa, non solo nel giornalismo…



Qual è invece il rapporto di Massimo Postiglione con la sua terra natia, la Campania?



Più che alla Campania, sono molto legato alla mia città, Salerno. Credo sia uno dei posti più belli d’Italia. E non solo. Io ho avuto la fortuna di nascerci e di viverci per tanti anni. E ci torno abbastanza spesso, lavoro permettendo. Abitare accanto alla costiera amalfitana, andare a mare lì ogni volta che se ne ha voglia, avere una bella collina a due passi, un lungomare fantastico tra palme e sabbia, beh, credo sia un grande privilegio. Poi a Salerno ci sono tutti i miei amici, ci abitano i miei genitori, insomma la porto sempre con me. Quando ci passo qualche giorno, cerco di vivere con intensità ogni momento, mi sembra uno spreco dormire, così quando torno a Torino, dopo i miei riposi…sono molto più stanco di prima!



Obiettivi professionali? Quale servizio per il Tg saresti orgoglioso di firmare in un ipotetico futuro?


Il mio obiettivo professionale è migliorarmi sempre. E lavorare con la stessa serietà e lo stesso impegno sia quando faccio un servizio sugli scarafaggi che quando parlo di politica internazionale (oh, qualche volta è capitato pure a me!). Ogni fatto ha la sua dignità. Non esistono servizi di serie A e servizi di serie B, ma solo servizi fatti bene e servizi fatti male. Devo cercare di ripagare ogni giorno la fiducia che il mio direttore mi ha voluto concedere proponendomi l’ufficio di corrispondenza di Torino. Il mio futuro lo vedo a Torino. E mi piace. Certo se aprissero un ufficio di corrispondenza a Salerno…

Se parliamo di sogni, di servizi che mi piacerebbe firmare, allora ti dico: un’intervista a Osama o ad Obama. Però più a Osama…


Come passi il tempo libero?


Cari ragazzi, vi svelo un segreto: i corrispondenti di SkyTg24 non hanno tempo libero! Vabbè non esageriamo… A me piace andare in moto, viaggiare, leggere, correre e giocare a pallone. Ah, a proposito, dimenticavo: il mare. Magari anche solo guardarlo o respirarlo. Qui a Torino mi accontento del Po. Però cerco di non respirarlo. Datemi queste 6 cose e sono contento. Di tutto il resto posso fare a meno. Scusatemi se approfitto di questa tribuna per scopi biecamente personali: per quest’estate sto pensando a un bel giro in moto in Corsica. Aspetto suggerimenti e alternative dagli appassionati delle vacanze on the road…



Infine, che consigli daresti ad un giovane che si affaccia al mondo del giornalismo?


Non mi piace dare consigli perché non mi piace seguirli. Ti dico ciò che odio in questo mestiere: quei giornalisti che credono di essere loro la notizia. Quelli che si mettono in primo piano relegando i fatti sullo sfondo. Il giornalista è solo un mezzo per far arrivare la notizia a chi non è sul posto a seguirla. Se vuole essere a tutti i costi protagonista, se smania per apparire, bene, cambi mestiere. Se guardo un servizio o leggo un articolo, lo faccio per conoscere la notizia e non il tizio che me la racconta.

Come suggerimento pratico, invece, posso dire che giornalista deve essere chiaro e diretto: meglio una ripetizione in più e un “che” in meno, soprattutto in televisione o in radio. Bisogna essere fluidi, non contorti, semplici e ancora una volta semplici. Quasi elementari.

Poi, credo che, come in ogni mestiere, la passione sia il motore e l’entusiasmo il carburante. Appena vengono meno, finisce tutto e si diventa vecchi, a prescindere dall’età. E, come dicevo prima, quando si diventa vecchi, bisogna lasciare spazio a chi ha nuova passione, nuova energia ed entusiasmo. Questo è un lavoro bellissimo. E non ha bisogno di essere abbrutito da chi non vuole farlo davvero. A chi è motivato dico:"Fatti avanti e lotta" A tutti quei giornalisti frustrati che scoraggiano i ragazzi dico:"Andatevene. Siete finiti". Senza rancore…


34 commenti:

  1. Anonimo11.3.09

    che bella intervista. Grazie Massimo

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  2. Anonimo11.3.09

    Da piemontese posso dire che questo ragazzo ci racconta molto bene.

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  3. Anonimo12.3.09

    umile e bravo. Lo conosco da anni!

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  4. Anonimo12.3.09

    Emozionante. Si vede tutta la passione per questo stupendo lavoro.

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  5. Anonimo12.3.09

    Ho sempre ammirato i suoi servizi, ma poter leggere è un'altra cosa. Di questo ragazzo bravissimo vorrei poter leggere una pagina al giorno..

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  6. Anonimo12.3.09

    Simone, complimenti di cuore. Bellissima intervista. Questo ragazzo è bravissimo.Talentuoso.

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  7. Anonimo12.3.09

    Serio e realista nelle risposte. Sky ci sorprende sempre. Buon lavoro Simone e Massimo.

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  8. Anonimo12.3.09

    Sono figlio della Fiat. Siamo in crisi ed è vero.

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  9. Anonimo13.3.09

    Torino c. Salerno.....due opposti ma io vado per la seconda. Il nostro mare è bello da impazzire!

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  10. Anonimo13.3.09

    Postiglione nella top 5!

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  11. Anonimo15.3.09

    Postiglione è il giornalista. Come Viviano,Tallei, Iatì.

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  12. Anonimo15.3.09

    Massimo è una persona in gamba, ha fatto tanti sacrifici e merita dov'è arrivato. Lo conosco da anni e lo seguo dall'esordio a TV OGGI. In bocca al lupo da un'amica di vecchia data.

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  13. Anonimo17.3.09

    per me è anche un bel ragazzo.

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  14. Anonimo19.3.09

    Quello di Massimo non è un lavoro. E' una relazione esclusiva ed appassionata con la sua professione, come con una donna, di cui lui si è perdutamente innamorato, fin dal primo servizio. Ed il suo successo dimostra che si tratta di un amore ricambiato. Se fossi la sua donna, mi sentirei in competizione (e perderei!). Se fossi una notizia e potessi scegliere, vorrei essere raccontata da lui!

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  15. Anonimo19.3.09

    Che piacere leggere quest'intervista

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  16. Anonimo20.3.09

    meraviglioso Postiglione

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  17. Anonimo24.3.09

    Questa è la migliore intervista insieme a quelle a Piccaluga e Ruggeri. Dicono cose sensate e senza spocchiosità.

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  18. Irene lucci28.3.09

    L'ho visto in giro per Torino con un furgoncino di Sky. E' un bravo giornalista e un bel ragazzo. Come faccio a conoscerlo? Quando l'ho visto mi sono vergognata di avvicinarlo.
    Irene

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  19. Alessia28.3.09

    bravo un paio di giorni fa sul caso delle violenze incestuose a Torino

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  20. Anonimo28.3.09

    Sono d'accordo con te Alessia. Bravissimo a trattare un argomento così delicato con grande garbo e professionalità, senza dare giudizi e sparare frasi fatte o titoloni come hanno fatto i giornali o gli altri tg. Ancora una volta i migliori giornalisti sono a Skytg24.

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  21. gianni28.3.09

    Secondo me è bravissimo e mi piace quando prende a calci i vecchi giornalisti. Finalmente un giovane con personalità! L'Italia ne ha bisogno. Da quest'intervista traspare tutta la tua intelligenza, Massimo. grazie Simone per averci fatto conoscere meglio questo ragazzo.

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  22. Anonimo1.4.09

    in assoluto il più figo e più preparato giornalista di skytg24

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  23. Anonimo8.4.09

    non ho sky e purtroppo non seguo massimo da anni nel suo lavoro se non attraverso i suoi racconti, ma ricordo bene le tante cose che "combinava" a tv oggi, e già lì si vedeva la sua marcia in più. Soprattutto quel programma di approfondimento quotidiano o la tesi del master (eheheheh)
    poi c'è massimo, l'amico: una persona fidata, discreta e sempre presente. E' bel mondo da scoprire e sono felice di aver avuto questa occasione in una calda serata di fine estate salernitana.

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  24. Anonimo15.4.09

    Conosco Massimo solo da pochi giorni... Avevo visto qualche suo servizio scorrere fra quelli di Sky Tg24... Poi, per caso, qualche tempo fa l'ho visto all'opera. Ricordo di aver pensato che era uno 'strano giornalista': equilibrato, per nulla aggressivo, con un modo di porgere il microfono stranamente gentile. Spesso chi fa questo mestiere, preso dall'ansia di portare a casa il pezzo, dimentica di avere a che fare 'materiale' che vive, respira, qualche volta soffre. Lui non è così. L'ho visto lavorare con la semplicità di chi sa perfettamente quello che fa, non ha bisogno di sgomitare o tenere gli altri nell'ombra. E non sono doti comuni. Appartengono solo a quelli che mettono l'amore per questo lavoro, per le storie e per la verità prima della necessità di riempire il proprio io.

    Un'altra giornalista.

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  25. Anonimo15.4.09

    Penso che Massimo Postiglione sia il giornalista più sexy della televisione. Dovrebbero fare una bella classifica degli uomini, basta sentir parlare delle giornaliste più belle... E dimenticavo: lui, a differenza del 92 per cento dei giornalisti televisivi, è dannatamente bravo.

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  26. Irene Lucci18.4.09

    Mi porti in Corsica con te? faccio la brava! così ci conosciamo in viaggio...
    un bacio

    Irene

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  27. Anonimo29.4.09

    Leggo che Massimo ha molte ammiratrici. Irene fatti coraggio e avvicinati, da qualche mese è anche single! A parte tutto tanti complimenti a questo giornalista, ne ha fatta di strada da quando l'ho conosciuto (2001), e sono passati un bel po' di anni.Te l'ho già detto altre volte: sono orgogliosa di te! Con affetto
    Un'amica.

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  28. Anonimo4.5.09

    sei il migliore davvero!

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  29. Anonimo18.8.09

    Purtroppo di giornalisti bravi come Massimo ce ne sono pochi

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  30. Anonimo9.11.09

    Mi ricorda molto EMANUELE ROCCO e non sono un giornalaio ne giornalista

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  31. Anonimo6.8.10

    Caro massimo postiglione ho letto l'articolo su Enrichetto....é stato porprio commovente, complimenti, però probabilmete lei non è al corrente che nel 2008 quella brava persona di enrichetto ubriaco sulla strada statale a bordo dela sua bici ha causato un incidente tra 2 auto coinvogendo 6 persone....Eh 2 anni dopo tutto il piemonte lo difende grazie al suo dolce servizio...Se ne stiain carcere o vada a farsi curare in qualche clinica

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  32. Anonimo6.8.10

    Penso tutti abbiano sentito parlare di questo intervento:
    http://tg24.sky.it/tg24/cronaca/2010/08/05/enrichetto_asti_donadi_alfano.html

    Sono indignato nel vedere come alcune notizie vengano presentate indirizzando l'opinione del lettore medio verso l'idea del giornalista.
    La persona di cui parlano è un individuo perennemente ubriaco, che va in giro in bici, senza luci e con andatura barcollante su strade grosse e trafficate, nelle più impensabili ore della notte.
    Ha provocato moltissimi incidenti, tra cui a me e amici un frontale in cui siamo stati risparmiati per puro caso.
    E' giusto che vengano in qualche modo controllati degli elementi del genere, magari tramite servizi sociali e non con i domiciliari.
    Tuttavia forse quello era l'unico modo per tenerlo a bada e il fatto che lui non abbia rispettato la legge e sia stato punito è giusto e non deve scandalizzare.
    Cercate di non fare solo notizia per diventare famosi, così si perde di vista l'essenza del giornalismo e, in tempi come questi, più che mai servono persone oneste e sincere.
    Di gente che vuole fare spettacolo ce n'è fin troppa, non abbiamo bisogno di un paraocchi per vedere la realtà filtrata.
    Cari giornalisti, abbiamo un pensiero e la capacità di capire ciò che è giusto, voi limitatevi a riportare le notizie oggettivamente.

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  33. Stefano Buscaglia1.9.10

    Massimo è un grande professionista, preparato e attento, armato di una grande pazienza. La redazione di Sky ha per le mani un'importnate figura nel mondo del giornalismo.
    Ho avuto la fortuna di averlo due volte nel vercellese per alcune notizie. Ripeto, un grande professionista, gentile e molto rispettoso! Non tutti sono così.

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