
Qualche giorno fa, ho fatto una bella chiacchierata con Gaia Mombelli, giornalista Sky alla sede milanese. Ecco un estratto..
Allora Gaia, raccontaci i tuoi inizi nel mondo del giornalismo.
Avevo 17 anni e mio padre mi disse…un giorno verrai a lavorare con me..? Una domanda alla quale non sapevo rispondere, ma che mi fece capire una cosa: non potevo immaginarmi dentro un’azienda.. sempre dietro una scrivania..Cosa volevo fare esattamente non lo sapevo, ma mi piaceva scrivere. Così mi diedi subito da fare e chiamai un giornale della mia città “Brescia Oggi”. Ebbi un colloquio ed iniziai..Ricordo ancora il mio primo pezzo. Venne completamente stravolto perché ovviamente non sapevo come si scriveva un pezzo giornalistico.. Ho un paio di anedotti divertenti… Il primo è che ero ancora minorenne appena iniziai la collaborazione e quando il direttore se ne accorse si arrabbiò molto… ma oramai…era tardi perché nel frattempo avevo compiuto 18 anni. L’altro fu quando Papa Giovanni Paolo II ricevette il mio istituto e io scrissi il pezzo, come succedeva sempre, più per farne “uno in più” che per scelta contenutistica.. Io di solito arrivavo sempre un pochino in ritardo a scuola.. diciamo qualche minuto dopo il suono della campanella.. la forneria.. due chiacchiere… Beh, il giorno della pubblicazione del pezzo (che non sapevo) ero particolarmente in ritardo. Salendo le scale che mi portavano nella mia classe c’era tutto il cucuzzaro ad aspettarmi: preside e direttore in piedi con le mani dietro la schiena… Ovviamente immaginavo che per l’ennesima volta mi avrebbero fatto il solito discorsetto sulla puntualità.. la precisione..etc, etc.. invece.. Avevano letto l’articolo a nove colonne su Brescia.. Beh!! Da quel giorno fino alla maturità non sono mai più arrivata puntuale…e non era l’unico privilegio che mi riservarono….
Lo sbarco a Sky Tg24 come è avvenuto?
In quel giugno del 2005 a tutto pensavo tranne che di andare a lavorare a Sky. Mi ero convinta che la mia vita sarebbe stata anche dal punto di vista professionale a Brescia anche perché in quel periodo avevo altre cose in ballo. Feci il colloquio il 27 giugno del 2005 e venni presa per una collaborazione di tre giorni a settimana, ma quella fu l’estate dell’omicidio dei coniugi Donegani e mi chiesero di ampliare un pochino la collaborazione. Alla fine il direttore Carelli propose di sostituire una collega per la maternità..e allora contratto dopo contratto eccomi ancora qui.
Hai avuto miti o meglio punti di riferimento durante il tuo percorso?
Ho sempre stimato Indro Montanelli. Schietto già dall’espressione del viso. Poi sono cresciuta con Gianfranco Funari. Se è vero che spesso non ho condiviso parecchie sue cose, modi di fare etc, devo dire che mi ha fatto capire che c’era spazio per un giornalismo diverso in mezzo a tante voci incontrollate.
Gaia, quali sono per te i pregi e i difetti del tuo lavoro?
Questo è uno dei pochi mestieri che ti fa vivere di fatti, ma anche di emozioni. Si ha l’opportunità di conoscere i grandi della terra e spesso non solo per un’intervista. Capita di poter scambiare con loro due chiacchiere in privato ed è chiaro che è non solo un onore, ma anche un grande privilegio e un’opportunità. Ma ci sono anche i contro: il giornalista, secondo me, troppo spesso è vittima del cinismo. Soprattutto con i fatti di cronaca. Dopo molti casi capita che ci si senta fortemente distaccati. E’ un modo per difendersi, è evidente. Ma troppo distacco fa impressione…

Hai raccontato molti fatti ma qual è quello che ti è rimasto dentro?
Non posso citare solo un fatto ma permettimi di citarne qualcuno:
Una domenica mattina molto presto, verso le sette, incontrai Guglielmo Gatti (condannato all’ergastolo per l’uccisione dei coniugi Donegani). Non era ancora accusato dell’omicidio. Andava a buttare la spazzatura. Volevo intervistarlo..era il maggiore sospettatato in quel momento, ma lui declinò l’invito e si mise seduto su una panchina. Mi misi li anche io e notai il suo abbigliamento. Era agosto ed era un caldo afoso. Lui aveva pantaloncini e camicia ma portava le classiche ciabatte invernali con i bordi di lana. Un particolare che mi colpì, ma che mi fece anche riflettere sulla psiche di Gatti.
Poi non dimentichero’ mai quando entrai nella casa del piccolo Tommaso Onori e in particolare nella sua cameretta. Provai mille sensazioni diverse, mi sentivo soffocare. Difficile anzi impossibile descriverle. Ma non potrò dimenticare mai quella sensazione.
Poi ci furono i 7 omicidi in un mese e mezzo nel 2006 a Brescia. Sembrava impossibile. Inizio’ con Hina, la ragazza pachistana uccisa dai suoi parenti e si conclusero’ con la strage della famiglia Cottarelli. Ogni giorno accadeva qualcosa. Quando ci avvisavano che era accaduto un omicidio nuovo credevo sistematicamente che fosse uno scherzo…
L’ultimo episodio che voglio citare è quello che mi ha in parte commosso. L’intervista e i giorni passati a Ponte di Legno con Umberto Bossi. Io non seguo molto la politica. Ma quello di Ponte non è il solito Bossi che siamo abituati a vedere in tv o a leggere sui giornali. E’ una persona assolutamente alla mano che ride scherza con una semplicità sorprendente. Non me lo aspettavo così. Non me lo aspettavo così affettuoso.. E poi, tranquillizzando i detrattori, è pieno di forza nonostante le sue condizioni di salute precarie.
Un mese alle elezioni Usa. Chi vince?
In America non votano gli europei e quindi potrebbe vincere John McCain. L’Europa è innamorata di Obama. Certo sarebbe bello vedere un afro americano alla guida degli States anche se io avrei preferito una donna. Staremo a vedere. I media però ci hanno fatto conoscere troppo la figura di Obama e poco la sua sostanza.
Obiettivi Professionali a medio raggio?
Obiettivi professionali? Potrei solo fare questo lavoro perché è nel DNA. Non so credimi dove sarà Gaia Mombelli fra 3-5 anni. Forse ancora a Sky o forse no. Di certo, qualunque cosa starà facendo, la farà con l’occhio del giornalista.

Sento forte il legame con la tua terra ?
Si sono legata alla mia terra. Troppo legata oserei dire. E’ una contrapposizione fortissima con il mio mestiere che è così cosmopolita. Ma quando posso fuggo da Milano e torno a casa. Mi sembra addirittura di riuscire a dormire meglio.. Amo stare con i miei amici e le persone care.
Ho dei seri dubbi che tu abbia tempo libero..se così non è come lo passi?
Sono anti sportiva per eccellenza..L’unico sport è quello di parlare! Scherzi a parte ho poco tempo libero come dici tu, ma se posso amo cucinare torte e regalarle. Perché io sono a dieta costante. Poi altre cose normali..leggere, cinema e la musica.
La domanda alla quale tengo di più. Cosa direbbe Gaia Mombelli ad un giovane che vorrebbe diventare giornalista?
Se un giovane viene da me e mi chiede “Vorrei diventare giornalista, che consigli mi dai?”, rispondo: sei già sulla buona strada perché sai quello che vuoi. Oggi è vitale sapere quello che si vuole dalla vita. Poi gli/le direi che lo aspetteranno anni difficili dove si guadagna poco e si lavora tanto. Le scuole di giornalismo oggi sono fondamentali perché ti permettono di fare stage nelle redazioni. Ma la cosa più importante credo sia mettere da parte la presunzione di saper fare questo mestiere. Si impara sempre, giorno dopo giorno, pezzo dopo pezzo, anche dopo anni e anni. Ogni fatto che raccontiamo è diverso dall’altro. Poi, chi ama questo mestiere lo fa anche nelle piccole redazioni locali. Non sono giornalisti di serie B, anzi! Spesso lì ci sono dei talenti veri che magari non sono arrivati al top solo per strane vicissitudini della vita oppure per scelta. Se sei in un grande giornale tendi a diventare un semplice numero. Nelle redazioni locali invece puoi ritagliarti un ruolo.