giovedì 30 aprile 2009

Le interviste de " Il Mondo di Sky Tg24": Federico Sisimbro


Raccontaci innanzitutto come nasce la passione per il giornalismo e come hai iniziato

Credo che la passione per il giornalismo l’hai dentro da sempre. Pensa, il mio primo articoletto l’ho scritto a tredici anni per un giornalino della parrocchia. Sostenevo che le omelie “ingessate” servivano a poco. Trovavo molto più interessante un dialogo tra il sacerdote e la gente presente in chiesa. Il risultato? Il parroco mi chiamò in sacrestia e dopo una ramanzina mi proibì di entrare nella sala giochi dell’associazione cattolica per una settimana. Alle scuole superiori poi durante le lezioni di ragioneria e tecnica bancaria, arabo per me, scrivevo racconti divertenti, talvolta in rima, sui professori e sui compagni di classe. Si divertivano a leggerli un po’ tutti, insegnanti compresi. Anzi spesso erano loro a commissionarmeli.
Finita la scuola anche su consiglio di chi mi conosceva, mi buttai a capofitto in questa professione cominciando a lavorare in radio e tv private. La porta d’accesso fu una delle prime scuole di giornalismo create in Italia e intitolata a Giò Marrazzo. Tre volte a settimana, per due anni, andavo a Nocera Inferiore per partecipare ai corsi tenuti da professionisti come Giancarlo Santalmassi, Piero Marrazzo e Raffaele Genah. Vinsi la borsa di studio ed ebbi la prima offerta lavorativa in una tv privata come conduttore del Tg.

L’approdo a Sky quando è avvenuto?

A Sky non sono mai approdato perché già c’ero. Sono uno di quei pochi che possono dire di averla vista nascere. Anzi direi di aver assistito proprio al parto. Infatti, facevo parte della redazione sportiva di Stream prima della fusione con Telepiù e della conseguente nascita di Sky. Quella di Stream, è stata un’esperienza che ricordo con piacere. In redazione avevo mostri sacri del giornalismo sportivo da Massimo Tecca a Stefano De Grandis, da Fabio Guadagnini al direttore Darwin Pastorin. Insomma telecronisti, conduttori e bordo campisti di grande qualità e farsi spazio non era semplice. Io poi venivo dalla cronaca avendo fatto, tra l’altro, il corrispondente da Napoli per Radio Dimensione Suono. Però me la sono cavata alla grande ritagliandomi uno spazio tutto mio. Realizzavo servizi nei quali raccontavo aspetti inconsueti del mondo del calcio. Aspetti umani e talvolta anche insoliti. Un’esperienza simile l’ho fatta quando ho collaborato per due anni al programma “Sportlandia” in onda su Radio Uno Rai.

Ci sono stati punti di riferimento chiave nella tua crescita professionale?

Beh l’esperienza di lavorare qui è molto formativa. Un tg come il nostro chiede tanti sacrifici ma alla fine il risultato ti ripaga di tutti gli sforzi. Ho avuto la possibilità di arrivare in elicottero sulla notizia, di andare sui luoghi di guerra come in Iraq o di raccontare in diretta cose accadute poco prima grazie ai mezzi tecnici di Sky. Cose, insomma, che ti fanno crescere molto.
Professionalmente sono molto legato a Piero Vigorelli per il quale ho lavorato prima di passare alla tv satellitare. Ho collaborato per il programma “Parlamento in” in onda sulle reti Mediaset e quella è stata la mia prima esperienza televisiva a livello nazionale. Da lui ho imparato tante cose e ancora oggi lo rivedo sempre con piacere.

A quali servizi da te curati sei maggiormente legato e perché?

Più che a un servizio sono particolarmente legato all’esperienza fatta nello Sri Lanka dove arrivai poche ore dopo lo tsunami. Essere tra i primi giornalisti a poter raccontare una della più grandi catastrofi naturali, ti mette i brividi addosso. Solo in quel paese i morti furono circa trentasei mila. Arrivando dopo ore di viaggio nei vari villaggi di pescatori spazzati via dall’onda assassina, prendevo sempre più coscienza della spaventosa forza distruttiva della natura. Sono rimasto sbalordito dalla grande dignità di quel popolo che, anche per motivi religiosi, ha un rapporto diverso con la morte.





Sei stato finalista con lo speciale“Sulcis In Fundo” al premio Ilaria Alpi. Ce ne parli?

Ecco, allo speciale realizzato nella miniera di carbone del Sulcis sono particolarmente legato e non solo perché con questo lavoro sono arrivato in finale al premio “Ilaria Alpi”, ma perché è bello completare qualcosa e dire a se stessi: “Meglio di così non saprei fare”. Un viaggio nelle viscere della terra che mi ha dato la sensazione di ritornare indietro nel tempo. Anche se la vita del minatore oggi è cambiata, ti assicuro che scendere sottoterra tutti i giorni, per vivere, mette angoscia. Dopo aver indossato l’imbracatura necessaria e aver avuto in dotazione la bomboletta d’ossigeno, quando mi sono trovato di fronte al gabbione che ci avrebbe portato a 500 metri sotto terra, non nascondo che ho esitato un momento. Poi la curiosità di vedere e raccontare ancora una volta hanno prevalso.

Durante la notte del sisma che ha colpito l’Abruzzo eri di turno a Sky. Ci
racconti quei primi momenti?


Ho vissuto la terribile esperienza del terremoto in Campania negli anni ’80. Quindi quando in redazione ho sentito la terra tremare sotto i piedi ho subito capito cosa stava succedendo. Mi sono consultato con l’altro mio collega, Daniele Semeraro, un giovane davvero molto preparato, e abbiamo avviato il motore di Sky Tg24. In poco meno di mezz’ora in redazione sono piombati il direttore Emilio Carelli e il vice Ivano Santovincenzo. Alle 5 Marco Piccaluga era già in onda con una serie di telefonate con esperti e autorità. Gente contattata nel cuore della notte da me e Semeraro. Il lavoro di squadra è anche questo, lavorare nelle retrovie per consentire un buon risultato finale.



Sei stato il primo a fare dirette da una postazione molto particolare…Raccontaci…

Non so se ci sono precedenti, devo dire, credo di no. Ma a me questa cosa è piaciuta e mi ha divertito parecchio. In occasione della manifestazione anti-Bush a Roma, abbiamo deciso di fare le dirette dallo scooter. Eravamo così organizzati: l’operatore con una radio camera, Dan Dimitrescu, mi precedeva su una moto guidata dall’assistente. L’altro specializzato di ripresa guidava lo scooter con me seduto dietro. Così facendo in diretta coprivamo buona parte del tragitto. Tutto è andato bene, anche se a un certo punto…un bus ci ha tagliato la strada e ho temuto il peggio. Nella migliore delle ipotesi saremmo finiti su un programma tipo Blob o Paperissima…nella peggiore, non oso pensare.

Pensi che per un giornalista sia difficile non farsi coinvolgere emotivamente dagli eventi che racconta? A te è mai successo?

Come capita per il medico, anche il giornalista si “abitua” a vivere situazioni talvolta cruente. In gergo “si fa il callo”. Però ti assicuro, almeno per quanto mi riguarda, dopo aver terminato il lavoro e sono solo certe storie mi fanno riflettere su tante cose. Mi sono emozionato molto, devo dire, quando ho commentato l’arrivo dei feretri delle vittime dell’ammaraggio dell’Atr a Bari. C’era sulla pista dell’aeroporto la piccola bara di una bimba di quattro anni con accanto quella della madre. Mi si è stretto il cuore e ho faticato molto nel commentare. Avevo un nodo alla gola.





Sei campano, com’è il rapporto con la tua terra?

Sono napoletano doc e orgoglioso di esserlo. Non potevo che nascere a Napoli, sinceramente. A Mergellina vicino al mare. Nel mio dna c’è la filosofia di vita di Eduardo De Filippo, Totò, Massimo Troisi. Vivere con ironia e con la consapevolezza che il sorriso amaro è molto più efficace del pianto. Sono tifosissimo del Napoli e quando posso scappo da mia madre che non mi vede quasi mai. Almeno lì sono servito e riverito e riesco ad assaporare le bontà della tradizione culinaria partenopea. Vivendo da solo, sono single, spesso sostituisco i pasti con fugaci colazioni.

Come passi il tempo libero?

Nel mio tempo libero mi dedico alle cose che amo di più: correre, qualche lezione di aerobica in palestra, leggere libri, soprattutto autori francesi del ‘900, vedere film. Poi se si fa viva qualche amica per un aperitivo, il tempo per un’uscita si trova. Non amo la movida notturna. Amo vivere alla luce del sole e mi piace molto viaggiare. Quando posso, trascorro qualche giorno a Ischia, la mia isola preferita. Mare, sole, terme e buona cucina.



Hai un particolare progetto lavorativo per il futuro? Oppure non so, un sogno?

Tanti progetti e tanti sogni. Mi piacerebbe realizzare e condurre un programma prettamente di cronaca nera. Divoro i libri di Carlo Lucarelli e quelli legati ai delitti più famosi. Credo che al pubblico televisivo, storie del genere interessino molto poiché vanno a stuzzicare quel detective che c’è in ognuno di noi.

Ti piacerebbe scrivere un libro? Se sì, di cosa vorresti parlare?


Da anni ho questo desiderio e da qualche mese ho cominciato a lavorarci. L’idea è di raccontare la mia generazione attraverso la figura di un 40enne che si trova a fare i conti con il bilancio della vita. La nostra è stata una generazione che ha vissuto sulla propria pelle l’accelerazione all’ennesima potenza dello sviluppo tecnologico. Siamo passati dalle cabine telefoniche a gettoni ai cellulari ultra moderni. Dalle lettere scritte a mano alle nuove opportunità di comunicazione attraverso Internet.
L’innovazione e il progresso sono sempre esistiti solo che prima erano molto più lenti. Questi ultimi venti anni, invece, sono stati caratterizzati da una corsa verso il nuovo troppo veloce. E credo che questo fattore ci abbia scosso e non poco con ripercussioni anche nei rapporti interpersonali. Tutto oggi inizia e si consuma in fretta. Quando avevo quindici anni per avere notizie della mia fidanzatina conosciuta al mare, dovevo aspettare almeno due settimane prima che arrivasse la sua risposta attraverso una lettera. Oggi in un’ora, attraverso sms o internet, si dicono cose che prima si dicevano in settimane e settimane di conoscenza.

Cosa ti senti di consigliare a chi vuole intraprendere il tuo stesso lavoro?

Consiglio di pensarci bene. Questa più che una professione è una missione che richiede tanti sacrifici. Si parla spesso di raccomandati, quelli ci sono eccome. Ma chi ha talento alla fine emerge.

13 commenti:

  1. Anonimo30.4.09

    Bella...non lo consocevo

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  2. Anonimo2.5.09

    Mi piace questo napoletano!
    Viva Napoli

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  3. Anonimo3.5.09

    ma un aperitivo?

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  4. Livia9.5.09

    Federico ma dove sei finito? Non ti si vede quasi mai a Sky

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  5. Anonimo12.5.09

    Federico è una persona gentile e collaborativa. Quest'intervista è molto bella

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  6. Anonimo12.5.09

    Viva Napoli!

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  7. Anonimo12.5.09

    Sisimbro sei un reporter nato!

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  8. Anonimo14.5.09

    Una persona buona e un professionista serio.

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  9. Katya14.5.09

    Federico sei sposato?

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  10. Anonimo14.5.09

    Ciao...grazie per tutti questi commenti positivi...allora Katya non sono sposato ma single...per Livia ma come non mi vedi su Sky? se fai attenzione quanto meno mi senti
    Federico

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  11. Anonimo15.5.09

    Io credo che Sisimbro sia uno dei migliori di Sky. Mai eccessivo e sempre sul pezzo.

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  12. Anonimo11.7.09

    complimenti ti ho visto proprio qualche giorno fa in diretta da l'aquila dove c'era stata da poco una scossa...sereno, tranquillo, pacato e soprattutto preciso...bravo
    ada

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  13. Anonimo2.6.10

    Federico sei il migliore giornalista di sky.Ti ho conosciuto di persona e mi sembri una persona simpatica , senza grilli per la testa . Insomma un bravo ragazzo anche se purtroppo non ci siamo più rivisti per vari motivi!!!! Ti auguro di poter realizzare i tuoi sogni se ne hai!!!!!

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