sabato 19 luglio 2008

Le interviste de "Il Mondo di Sky Tg24": Renato Coen


E' il corrispondente da Gerusalemme per Sky Tg24. Renato Coen ci regala una bella chiacchierata con spunti molto, molto interessanti.

Raccontaci qualcosa di te, una breve bio e i tuoi inizi nel giornalismo

Sono romano, nato e vissuto a Roma, nel quartiere della Garbatella. Fin da bambino volevo essere giornalista, facevo finta di esserlo, mio nonno mi aveva comprato una valigetta con dentro taccuino, finti accrediti, penne, tutti strumenti del mestiere, avevo 6 anni e mi prendevo molto più sul serio di adesso. Allora mi credevo veramente un giornalista, ora non so… diciamo che mi pagano per questo.
Gli inizi sono stati molto difficili, il giornale del quartiere, poi di Roma sud, poi una piccola agenzia di stampa, poi sostituzioni in testate più importanti, più si allungava il Curriculum più perdevo le speranze di ottenere un vero contratto. Ho fatto qualche esperienza all’estero, in America, ma era difficile avere un contratto che mi permettesse di vivere, entrare ufficialmente nella “categoria”, termine che odio! Nel frattempo ho fatto anche altri lavori e per un periodo avevo abbandonato le speranze ed ero entrato in una casa editrice.

L’approdo a Sky Tg24 come è avvenuto e come ti trovi in questa redazione?

Un giorno mentre lavoravo in una radio, Radio città futura, dove si guadagnava quasi nulla ma era un piacere lavorare, mi chiama un’amica che era entrata a sky. Mi dice che cercavano ragazzi che scrivevano il rullo di notizie che scorre in basso allo schermo. Certo, non era il massimo come prospettiva, ma offrivano un contratto vero ed ho pensato potesse essere un’occasione. Non mi sbagliavo. Ho mandato un cv, ho fatto un colloquio e sono entrato per fare quello. E’ stata una grandissima fortuna, ho scoperto una redazione dinamica, vivace, umile, ed ho avuto la possibilità col tempo e con l’impegno di fare cose che non avrei neanche sognato. Il merito, e non lo dico per piaggeria, è sicuramente anche del direttore Carelli, e del suo vice Santovincenzo, le occasioni e le possibilità che mi hanno dato non me le sarei date neanche io….

Da bambino pensavi già al mondo delle notizie?

Si come ti ho detto, non so perché ho sempre seguito le notizie e sognato di darle io. In particolare mi ricordo di un giorno. Avevo 16 anni, era il 9 novembre 1989. Mia madre mi sveglia e mi dice: Su alzati vai a scuola che è tardi, è anche caduto il muro di Berlino. Io non ci posso credere. Quel giorno avevo una terribile interrogazione di greco. Penso: ma ti pare a te che cade il muro di Berlino e io devo stare a pensare all’interrogazione di greco? Da grande voglio fare un lavoro per il quale, se avviene qualcosa di simile, quello influenza il mio impegno della giornata. E quindi ora sono qui…..a sperare che nulla accada per lavorare meno……!

Hai dei punti di riferimento, non so..un mito nel mondo del giornalismo?

Le corrispondente di Robert Fisk dal Medioriente mi piacciono molto, lui ora scrive per l’indipendent. Da bambino ammiravo da morire Andrea Barbato, il suo modo di parlare, di spiegare, di porre domande. E poi devo dire che in Israele ho scoperto non solo ottimi giornalisti, ma una stampa veramente libera e coraggiosa, molto più di quella italiana. Qui i politici hanno paura dei giornalisti, anche i più potenti. In Italia invece spessissimo un giornalista che fa una domanda scomoda si sente in dovere di precederla con una frase del tipo “mi scusi, ma faccio l’avvocato del diavolo” oppure “Alcuni le obbietterebbero che….”, non ha il coraggio di mettersi in gioco, ha paura del potere, paura di essere accusato di essere un”comunista” o un “fascista” o un berlusconiano, ecc ecc. etichette su etichette.

Sei corrispondente da Gerusalemme, città delle tre religioni monoteiste. Convivono bene?

L’argomento è complesso per una intervita simile, posso dire questo: a Gerusalemme esiste una normalità della vita quotidiana che neanche ci si immagina. La gente ha problemi simili a quelli di ogni altra grande metropoli e necessariamente interagisce. D’altra parte è la città dove più al mondo i problemi più banali e quotidiani si complicano per l’enorme valore che ogni pietra, ogni gesto, ogni comportamento assumono in un luogo considerato santo da così tanta gente. Ma se ci si vuole capire qualcosa bisogna venirci e passarci del tempo spogliandosi tutti i pregiudizi che si hanno, politici o religiosi che siano.

Hai scritto un libro in collaborazione con Federica De Sanctis titolato appunto “Gerusalemme”. Di cosa tratta, di questo?

Sì, anche. Diciamo che abbiamo cercato di raccontare la normalità della città ed i problemi principali che quotidianamente devono risolvere i suoi abitanti. E’ un po’ una guida, un po’ una serie di storie, un po’ un racconto unico che vuole spiegare cosa vuole dire Gerusalemme, cosa significa viverci e percorrerne le strade. In Italia i libri pubblicati su questa città parlano solo o di religione, o di storia, o di guerra. Noi parliamo di vita di tutti i giorni e di uomini e donne, ovviamente è inevitabile che per far questo trattiamo anche argomenti, religiosi, storici o inerenti il conflitto.

Ecco a proposito di questo, possiamo dire che in Israele i drammi non mancano mai: Palestinesi contro Israeliani. Ci puoi dire in breve per i nostri lettori com’è ad oggi la situazione?

C’è uno Stato: Israele, che si sviluppa, cresce, è dinamico, vivace, democratico, ma ha una gran paura di sparire perché circondato da circa un miliardo di arabi intorno.
C’è un non-Stato: la Palestina, che è immobile, paralizzato dall’occupazione israeliana, dalla corruzione, dalle faide interne e dalla pioggia di aiuti internazionali che mortificano le iniziative invece di incoraggiarle, viziano gli amministratori ed alimentano la corruzione, e chi ci vive ha una vita mortificata e resa difficile dalle difficoltà di spostamento causate dagli israeliani che costruiscono muri e check point per proteggere i propri civili dal terrorismo.
Il risultato è che Israele ha paura di concedere territori e vera indipendenza perché quando lo ha fatto (come a Gaza) ha ricevuto in cambio razzi sulle proprie città. E i palestinesi si convincono sempre di più che Israele non si ritirerà mai dai loro territori e quindi molti scelgono la violenza o l’estremismo, alimentando la paura israeliana!
C’è una sfiducia reciproca che si autoalimenta. Non ci sono a mio avviso buoni e cattivi (come pensano in molti). Nel privato tutti vogliono vivere tranquilli, in pace, liberi specialmente, e sazi. Il problema è che i due popoli, più va avanti il tempo più credono che il benessere dell’uno implichi necessariamente la fine o la sottomissione dell’altro. Israele teme di essere sommerso prima dai palestinesi e poi dal mondo arabo. I palestinesi dicono di essere oggettivamente sotto il giogo del potente stato d’Israele. Entrambi pur troppo hanno molte ragioni. Parlare di pace in maniera astratta o semplicistica, come sento fare spesso in Europa, mi sembra stupido e poco realistico. E’ un processo complesso, in molti sono pessimisti, ed io fra questi.

L’arcivescovo emerito di Milano, Carlo Maria Martini spesso afferma quanto importante sia per un cristiano andare almeno una volta a visitare la città santa. Confermi anche tu?

Il cardinale Martini è una delle persone che più hanno contribuito ad arricchire il nostro libro. In un lungo colloquio avuto con lui ha mostrato di aver capito tantissimo di Gerusalemme, ed una delle cose principali è stata l’umiltà di dire di non capire. Certo confermo, ma mi permetto di aggiungere che andare almeno una volta a Gerusalemme è importante non per un cristiano ma per un uomo di qualsiasi credo. Potrà rendersi conto dei danni e delle meraviglie di cui sono capaci gli uomini e le loro religioni.

Quanto tempo passi in Israele ora e quanto in Italia?

Beh io, come sai, per lavoro vivo qui a Gerusalemme. Vado in Italia, a Roma, circa ogni tre mesi, per qualche giorno. Ma di base sono qui.

I continui attacchi del presidente iraniano Ahmadinejad contro lo stato ebraico come vengono vissuti dalla popolazione?

Israele è stato fondato anche da molti scampati alla shoà che ancora ricordano lo scetticismo con cui in europa si guardava al pericolo nazista. Sappiamo tutti come è andata a finire. In Israele Ahmadinejad preoccupa, e molto. E nel paese c’è una sfiducia atavica nella capacità coercitiva e di convincimento della comunità internazionale. In molti pensano che serva un attacco militare per impedire che l’Iran si doti di una bomba atomica. Io temo che un attacco invece sarebbe il vero disastro. Comunque l’Iran ora per gli israeliani è Il problema, non un problema.

Hai mai avuto paura in quei luoghi?

A volte capita di avere paura, certo. L’importante è che la paura non sia paralizzante e consenta comunque di fare il proprio lavoro, un po’ di paura comunque aiuta ad individuare meglio i pericoli. Capita a tutti di rischiare, non solo a chi vive e lavora qui, no?

Parliamo un po’ di cosa leggere..a volte se ne sente davvero bisogno: Come passi il tempo libero?
Il mio tempo libero lo passo pensando a quale libro leggere, invece che a leggere! Scherzo, ma c’è un fondo di verità. Sul mio comodino ho due pile di libri. Una è di testi di saggistica sul medio oriente, libri interessanti per chi fa il mio lavoro, si scoprono sempre cose nuovissime. Spessissimo però ho bisogno di letteratura vera, e quindi passo all’altra pila dove ora ci sono un libretto di Philip Roth molto famoso. “Everyman” ed uno di Murakami Aruki, uno scrittore giapponese di grande successo anche in Italia.

Obiettivi professionali e non per il tuo futuro?

Di obiettivi professionali chiari non ne ho. Mi sento talmente fortunato rispetto alle mie aspettative che posso permettermi il lusso di guardare serenamente e senza ansie a ciò che arriverà. Gli obbiettivi non professionali sono talmente privati che devo ancora spiegarli a me stesso. Per rimanere sul leggero posso dire che mi piacerebbe tornare a vedere la Lazio vincere, chissà magari prima di diventare vecchio….

Cosa deve avere un giovane secondo te, per diventare un buon giornalista?

Deve essere curioso, credo. E non vergognarsi di esserlo. Curioso sinceramente, dal di dentro, curioso di capire un avvenimento, di scavare nel passato proprio e del proprio mondo, di indagare su piccoli particolari di persone che si vede passare davanti, deve studiare, disordinatamente anche, ma animato da passione per ciò che legge, deve avere voglia d’informarsi, non sentirne il dovere. Si troverà ad essere una persona sia preparata sia abbastanza umile da capire di non essere mai sufficientemente “esperto” di qualcosa, e sono cose che potranno tornargli molto utili.

Ultima domanda: Cosa pensa Renato Coen di questo blog?

Sinceramente? L’ho scoperto dopo che mi hai fatto questa domanda! Sai qui da lontano nessuno m’informa. Ebbene lo trovo ben fatto. Mi sono letto tutte le interviste dei miei colleghi, ho saputo anche io più cose su di loro e ti assicuro che da tutti cerco continuamente di rubare, d’imparare, di capire cosa leggono, come hanno iniziato la carriera, e scopro gente veramente in gamba. Bravo e bravi.

Grazie Renato e buon lavoro!

27 commenti:

  1. Anonimo19.7.08

    In quella terra ci vuole coraggio. Lui ne ha da vendere

    RispondiElimina
  2. Anonimo19.7.08

    Bravo Renatone..ti ammiro tanto

    RispondiElimina
  3. Anonimo19.7.08

    Il migliore di Sky

    RispondiElimina
  4. Anonimo20.7.08

    Tutto bello. tutti bravi. Ma obbiettivi si scrive con una B sola ...

    RispondiElimina
  5. Anonimo20.7.08

    Mi piace tanto e spero nn sia fidanzato o sposato!

    RispondiElimina
  6. Anonimo20.7.08

    Bravo Renato

    RispondiElimina
  7. Anonimo20.7.08

    Lo trovo bravissimo. Sti giorni sono di fuoco a Gerusalemme e fra poco arriva pure Obama

    RispondiElimina
  8. Anonimo20.7.08

    Grande lazialotto!
    Il tuo amico Luigi

    RispondiElimina
  9. Anonimo20.7.08

    bravo e bello

    RispondiElimina
  10. Anonimo20.7.08

    Coen è bravo ma allo stesso tempo sembra un ragazzo alla mano

    RispondiElimina
  11. Anonimo21.7.08

    Per il sapientone Anonimo del 20 luglio 2008 ore 0.54, "obiettivi" si può scrivere anche "obbiettivi". Controlla sul vocabolario...

    RispondiElimina
  12. La lingua italiana è sempre piena di tranelli

    RispondiElimina
  13. Grazie per i commenti e, per aver difeso il mio "obbiettivi" (è ovvio che si scrive anche con 2 b!). A mia colpa va il fatto di averlo scritto in entrambi i modi... chiedo venia.

    RispondiElimina
  14. Anonimo21.7.08

    lo seguo sempre e secondo me di quel gruppo è il migliore, oltre che essere molto molto carino!
    tania

    RispondiElimina
  15. Anonimo22.7.08

    Molto bravo e molto molto umile

    RispondiElimina
  16. Anonimo22.7.08

    Non male Coen

    RispondiElimina
  17. Obiettivi si può scrivere correttamente con una due B.

    RispondiElimina
  18. Anonimo23.7.08

    che impress hai avuto di Barack?

    RispondiElimina
  19. Anonimo24.7.08

    ci dici qualcosa su Obama??
    grazie e complimentissimi

    RispondiElimina
  20. Obama non l'ho intervistato, era inavvicinabile. Comunque è decisamente carismatico, ricorda un po' Clinton. Quando stringe la mano ad esempio, cerca di far sentire chi ha di fronte l'unico al mondo, anche per un solo istante, cosa per cui era noto Clinton. Si muove, saluta, sorride come se fosse già presidente. E' una sensazione che ho avuto vedendolo da vicino, non so spiegare il perchè... Gli israeliani, a parte le riserve iniziali, erano molto attratti da lui, politici e cittadini. E' innegabile che il suo aspetto estetico lo aiuti, dà un senso di freschezza e novità, anche se sta zitto o dice banalità.
    Non credo che in politica estera comunque rappresenterà una grande svolta per gli Usa, Obama è furbo e per ora dice a tutti ciò che vogliono sentirsi dire. Spero che invece possa cambiare un po' tante cose dentro l'America. Ma ci sono tanti colleghi a sky più esperti di me sull'argomento...

    RispondiElimina
  21. Anonimo27.7.08

    Insomma Barack è bono!

    RispondiElimina
  22. Anonimo27.7.08

    Ti adoro Mr Coen!

    RispondiElimina
  23. Anonimo7.8.08

    a me Obama piace davvero tanto!
    meglio der Vecchione

    RispondiElimina
  24. Anonimo29.10.08

    Interesting to know.

    RispondiElimina
  25. Anonimo8.3.09

    Complimenti Renato, ti seguo sempre, sei bravissimo. Raccontare Israele senza cadere in categorie preconcette non è facile. Io ho provato anche a viverci, ma dopo un certo periodo ho avuto paura.
    I migliori auguri!
    Rossella

    RispondiElimina
  26. la mamma8.1.10

    Ogni scarrafone è bello a mamma sua! Comunque mentre leggevo l'intervsta ho pensato che l'intervistatore aveva fatto delle belle domande e Renato, mio figlio, ha dato delle belle risposte

    RispondiElimina
  27. MassimoR2.9.10

    Ottimo giornalista, uno dei pochi insieme all'ottimo inviato RAI1 a raccontare i fatti reali di quelle terre, non come facevano altri tipo Paolo Longo che giustificava ogni attentato terroristico essendo lui antisemita... In quella terra, come ha detto Coen, il problema non sono gli ebrei o i musulmani intesi come gente comune, ma chi li governa, o meglio, ne sfrutta paura e diffidenze per i rispettivi porci comodi.

    RispondiElimina